Meno imprese attive e piu’ disoccupazione in Sicilia

Lentezza della pubblica amministrazione, carenza di investimenti in tecnologie avanzate così come nelle infrastrutture, inadeguatezza delle leggi sugli appalti: sono le maggiori problematiche evidenziate dalle imprese nel settore del Commercio. A queste si aggiungono la crescita della disoccupazione e il calo delle imprese nell’Isola. E’ quanto emerge da una ricerca commissionata dalla sezione di Palermo […]

Lentezza della pubblica amministrazione, carenza di investimenti in tecnologie avanzate così come nelle infrastrutture, inadeguatezza delle leggi sugli appalti: sono le maggiori problematiche evidenziate dalle imprese nel settore del Commercio. A queste si aggiungono la crescita della disoccupazione e il calo delle imprese nell’Isola.
E’ quanto emerge da una ricerca commissionata dalla sezione di Palermo dell’Ucid (Unione cristiana imprenditori e dirigenti), insieme alla Camera di Commercio e realizzata da Res Istituto di ricerca economia e società in Sicilia. Lo studio è stato presentato oggi nell’ambito della convocazione degli stati generali della piccola e media impresa.

Cala il numero delle imprese attive che sino al 30 settembre scorso erano 380.470 (prevalentemente di piccole dimensioni) con una flessione del 3,7% rispetto al 2007, considerato il punto più alto del ciclo economico precedente.
Le imprese di servizi rappresentano la parte più consistente (il 55% del totale) che impiegano in media meno di tre addetti. Diminuiscono anche le imprese registrate che sino a un mese fa erano il 3,3% in meno rispetto a quattro anni fa. Fra le imprese con sede legale in Sicilia sono poco più di 4000 quelle che dichiarano un fatturato superiore a un milione e mezzo di euro.
Il mercato del lavoro continua a registrare flessioni dell’occupazione dovute alla ridotta domanda di lavoro da parte delle imprese. La disoccupazione colpisce soprattutto i giovani e le donne in cerca di prima occupazione. La flessione riguarda sia i lavoratori dipendenti sia gli autonomi, in gran parte delle province siciliane. Uniche eccezioni Enna e Siracusa per effetto della crescita dei servizi e a Ragusa per l’aumento dei dipendenti in agricoltura.

Tra le proposte di intervento avanzate dagli imprenditori siciliani c’è una rivisitazione delle leggi sugli appalti e un riesame della normativa che regola gli acquisti di beni e servizi da parte delle amministrazioni regionali e degli enti collegati.
Viene anche richiesta una riserva di appalti a favore delle microimprese che rappresentano il 97% delle imprese dell’Isola. Nell’ambito del commercio di prodotti per l’edilizia, gli imprenditori sottolineano che l’attività costruttiva risulta frenata dai ritardi della pubblica amministrazione e da oneri concessori troppo alti.

“Palermo vive  una situazione disastrosa – commenta Roberto Helg, Presidente della Camera di Commercio di Palermo -. L’anno scorso registravamo una certa vivacità nel tessuto delle micro imprese, oggi si è fermato anche quello; se prima le aziende, anche i grossi gruppi di vendita, assumevano in funzione del fatturato, oggi di fatturato nemmeno si parla e tengono il personale in base ai metri quadri della superficie di vendita. E in questo scenario l’Ente Bilaterale provinciale del Terziario è continuamente impegnato nel sostegno a reddito. La giornata di oggi è importante perchè è cominciato il conto alla rovescia per le elezioni comunali e ciascuno di noi deve fare la propria parte affinchè la città possa essere ben guidata con l’unico obiettivo del rilancio dello sviluppo e dell’economia”.
Bisogna fare i conti pure con la fuga dei cervelli. “L’emigrazione intellettuale è uno dei fenomeni particolarmente gravi per la società siciliana – dice Alessandro Scelfo, presidente del gruppo Sicilia dell’Ucid – non solo perché la indebolisce nella sua parte più giovane e qualificata, ma soprattutto perché mina i presupposti di un avanzamento generazionale, in termini professionali, imprenditoriali e di classe dirigente”.

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