Ue, Italia indietro su non autosufficienza, famiglia e povertà

Stamattina a Roma è stato presentato il secondo il documento del Forum Terzo settore, la legge delega di riforma socio-assistenziale “sbaglia nel voler ricavare risparmi dalle politiche sociali, già oggi fortemente sottofinanziate”. Infatti, anche se l’obiettivo principale della delega, come dichiarato dal Governo, consiste nel recuperare dal settore socio-assistenziale risorse per il risanamento del bilancio […]

Stamattina a Roma è stato presentato il secondo il documento del Forum Terzo settore, la legge delega di riforma socio-assistenziale “sbaglia nel voler ricavare risparmi dalle politiche sociali, già oggi fortemente sottofinanziate”.
Infatti, anche se l’obiettivo principale della delega, come dichiarato dal Governo, consiste nel recuperare dal settore socio-assistenziale risorse per il risanamento del bilancio pubblico, i dati dimostrano che il sociale paga già una scarsità di risorse.
I dati, riferiti al 2008, mostrano i grandi ritardi del nostro paese rispetto all’Europa (a 15) negli interventi per non autosufficienza, famiglia e povertà.
In generale, per le pensioni la spesa italiana è superiore del 38% rispetto alla media Ue, incidendo per il 16,1% sul Pil (contro l’11,7% dell’Europa). Sul totale del welfare, la spesa italiana e superiore del 2% alla media europea (26,5% sul Pil, contro il 26% dell’Ue). Ma l’Italia spende anche meno dell’Ue a 15. E’ il caso della sanità (7% sul Pil in Italia, 7,7% in Europa, con un –10%). Ma le cifre si fanno  pesdantemente negative proprio per non autosufficienza, dove la media europea è superiore del 31% alla spesa italiana (Italia 1,6% sul Pil, Europa 2,1), per famiglia e maternità (media europea superiore del 61% alla spesa italiana: da noi l’1,3% del Pil, in Europa il 2,1%) e per la povertà (media europea superiore del 75% alla spesa italiana: da noi lo 0,1% del Pil, in Ue lo 0,4).

“I più recenti tagli operati dal Governo Berlusconi nei fondi sociali (Fondo nazionale politiche sociali, Fondo non autosufficienza, Fondo piano nidi e altri) non hanno certo migliorato il quadro. La debolezza peraltro, è legata all’assenza delle necessarie riforme nazionali a sostegno dei diversi settori del sociale, a partire da povertà e non autosufficienza, che gli altri paesi europei simili a noi – tranne la Grecia – hanno realizzato. Si tratta di quelle riforme composte da un maggior finanziamento statale, un ruolo di rilievo per i servizi, la definizione di (poche) regole valide in tutto il paese e un particolare sforzo del centro nelle funzioni di monitoraggio e accompagnamento dei territori”.

Risparmi esigui. Tuttavia, “anche nelle sue applicazioni estreme, la riforma produce risparmi esigui”.
Attraverso la delega fiscale-assistenziale, come noto, l’Esecutivo si è impegnato a recuperare 4 miliardi di euro nel 2012 e 20 a partire dal 2013 (in alternativa sono attesi tagli lineari alle agevolazioni fiscali). Si tratta, dunque, di ottenere ingenti risorse in un breve arco temporale. Al di là dell’impatto sociale di un’eventuale applicazione della delega, il documento si concentra sugli obiettivi finanziari, individuando le aree di possibili tagli e i risparmi effettivi che potrebbero produrre.
“Una prima area concerne le sovrapposizioni tra prestazioni monetarie e agevolazioni fiscali. Queste riguardano, in misura degna di nota, solo i carichi familiari: recuperare risorse da qui vorrebbe dire diminuire gli stanziamenti al sostegno al costo dei figli. Abbiamo visto, invece, che le agevolazioni fiscali riguardanti la disabilità sono contenute. In un’ipotesi estrema di loro riduzione si può immaginare una riduzione di 100 milioni. Alcuni, invece, puntano a ridurre l’utenza dell’indennità di accompagnamento, legando la possibilità di riceverla al reddito dei richiedenti. Nell’ipotesi più forte vista sopra, cioè la diminuzione di un terzo dei beneficiari, si risparmierebbero nel 2012 circa 660 milioni e 1320 milioni nel 2013. La riforma dell’Isee non può, a sua volta, produrre risparmi degni di nota, massimo 20 milioni annui”.

“Infine, vi sono i servizi sociali e socio-educativi, di titolarità dei Comuni. Qui non è possibile recuperare risorse ulteriori diminuendo i trasferimenti dallo Stato ai Comuni perché – senza bisogno di alcuna delega – tutti i tagli possibili sono già stati compiuti negli ultimi mesi e negli ultimi anni, ai vari fondi sociali così come ai trasferimenti indistinti agli enti locali”.
In sintesi, quanto si risparmierebbe nel 2013, quando lo Stato si è impegnato a ottenere 20 miliardi dalla delega fiscale-assistenziale, nell’ipotesi di recuperare dal socio-assistenziale tutte le risorse possibili? Secondo il Forum “1320 milioni da indennità, 20 milioni da Isee e 100 milioni da sovrapposizioni con disabilità. Pertanto, anche sfruttando tutti gli spazi possibili per tagliare (con pesanti ricadute sociali) i risparmi risulterebbero estremamente ridotti: 1.440 milioni di euro nel 2013, pari al 7% del totale di risparmi previsto dalla delega. Un ammontare di risorse esiguo rispetto al dispositivo della delega e ancora di più se messo a confronto con le altre voci del bilancio pubblico”.

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