Distrazioni prefestive

Nell’attesa, lunedì, delle decisioni assunte dal governo per una manovra lievitata sino a 25 miliardi, con variazioni su pensioni, ICI, Iva, Iperf, patrimoniale e, si spera, privilegi a deputati e politici, per distrarci un poco, mettiamo il naso in casa altrui o cerchiamo di “evadere” attraverso lo spettacolo. In primo luogo le elezioni in Russia, […]

Nell’attesa, lunedì, delle decisioni assunte dal governo per una manovra lievitata sino a 25 miliardi, con variazioni su pensioni, ICI, Iva, Iperf, patrimoniale e, si spera, privilegi a deputati e politici, per distrarci un poco, mettiamo il naso in casa altrui o cerchiamo di “evadere” attraverso lo spettacolo. In primo luogo le elezioni in Russia, con seggi aperti domani e il partito di Putin, Russia Unita, che rischia di perdere alla Duma la maggioranza qualificata che consente di modificare anche la Costituzione. Il gruppo che fa capo al primo ministro ( che in primavera diventerà nuovamente e per la terza volta presidente) è nervoso e approfittando della situazione, l’opposizione sta riprendendo fiato e anche i “compagni di strada”, che nella precedente legislatura avevano sempre assecondato il Cremlino,  hanno capito che potranno forse tornare in gioco. Se Russia Unita calerà dal 64 al 53 per cento, come dicono i sondaggi, allora i comunisti e i liberaldemocratici di Zhirinovskij potranno nuovamente far sentire la loro voce. Kprf e Ldpr raddoppierebbero quasi i loro deputati, secondo la più parte delle previsione. L’altra opposizione, quella democratica e liberale, continuerebbe invece a rimanere fuori gioco. La posta in gioco per il Cremlino è altissima, visto che in questi anni gli uomini di Putin hanno abilmente consolidato le loro posizioni. Putin giunse al potere nel Duemila,  anche sull’onda della rivolta contro gli eccessi degli oligarchi che sotto Boris Eltsin si erano spartiti le ricchezze del Paese e avevano occupato i posti di comando. Ora, 11 anni dopo, Ora l’opposizione lo accusa di avere semplicemente sostituito una oligarchia con un’altra: quella degli amici, degli uomini dell’ex Kgb e dei fedelissimi dei primi tempi, quando lui lavorava al comune di San Pietroburgo. Si Internet le numerose “malefatte” di Putin e del suo gruppo di potere, sono denunciate, soprattutto, da Golos, una organizzazione non governativa che si occupa di monitorare il voto, secondo cui esistono già evidenti segnali di irregolarità nel voto, con impiegati governativi (direttori di aziende, presidi, medici, infermieri, pensionati), che sarebbero stati precettati per il voto a Russia Unita. Ma, sostiene Putin, Golos è finanziata dai “governi stranieri” che giocano per una destabilizzazione della Russia. Comunque, da mesi i sondaggi in Russia mettono in evidenza una crisi devastante che attraversa il Paese: una crisi di identità personale, di fiducia nella realtà e di un significato superiore a cui dedicare la vita. L’autorevole politologo Boris Dubin, autore di un saggio provocatoriamente intitolato Il malessere come norma della vita sociale, parla di una “società frammentata”, in cui gran parte della popolazione (75-80%) si limita nelle comunicazioni quotidiane alla cerchia più ristretta dei parenti e ritiene di non potersi fidare di nessun altro. È sempre più diffusa l’idea che il potere e la politica siano cose sporche, corrotte, dove tutti sono prezzolati o agiscono in base a interessi personali. Un altro elemento sottolineato dai sociologi e che accomuna la Russia di ggi al nostra Paese nello stato attuale,  è l’orientamento di vari gruppi di popolazione, in primo luogo i giovani – studenti o neolaureati – ad andarsene. Andarsene per sempre, e non semplicemente per trascorrere alcuni anni all’estero in modo da guadagnare un po’ di soldi o completare gli studi. Secondo un sondaggio del maggio scorso, il 28% dei giovani sotto i 35 anni vorrebbe lasciare definitivamente la Russia. In questo contesto, la violenza si è trasformata in un vero e proprio codice di vita sociale: è il linguaggio in cui oggi parlano i russi, è il modo di trattarsi in metro o nel traffico di Mosca, un misto di stress, di risentimenti e di rabbia repressa. E sono questi gli aspetti su cui fa leva il potere, rinfocolando il mito di una “via speciale” riservata alla Russia, in cui l’alterità viene presentata come qualcosa di distruttivo, un’ingerenza violenta nell’identità russa, che resta tuttavia assolutamente indeterminata. Comunque sia, con le elezioni del 4 dicembre, prende il via il ciclo elettorale che porterà, a marzo, alle elezioni presidenziali, un ciclo molto sospetto (già da settembre scorso), con vari indizi di inquinamento e speculazione, già sospettate il 24 settembre 2011, dopo l’annuncio della candidatura a Presidente da parte di Vladimir Putin e con Dmitri Medvedev che guiderà invece la lista parlamentare del partito Russia Unita. I partiti che avrebbero potuto costituire la vera opposizione al potere di Putin e Medvedev, in un modo o nell’altro sono stati estromessi dalla competizione. A settembre gli iscritti del partito “Giusta causa” hanno votato per la rimozione di Michail Prokhorov come leader del partito. Prokhorov, magnate russo del metallo, aveva preso la guida del partito soltanto tre mesi prima rilanciandolo con grandi investimenti economici. I motivi della destituzione, se pur ufficialmente si parla di una conduzione troppo autoritaria, non sono del tutto chiari. L’epilogo di Prokhorov è molto simile a quello di un altro miliardario russo, Mikhail Khodorkovsky, che decise di impegnarsi in politica opponendosi a Putin. Khodorkovsky, già arrestato nel 2003 per frode fiscale, nel 2010 è stato condannato a altri sei anni per furto e riciclaggio. Anche in questo caso, sebbene le malefatte del magnate del petrolio siano indubbie, l’accanimento giudiziario nasconde delle motivazioni politiche. L’altra formazione che avrebbe potuto rappresentare una vera opposizione, il Partito della Libertà del Popolo, non è stata ammessa alla competizione elettorale in base a una serie di leggi e normative molto restrittive per quanto riguarda l’accesso alla scena politica. Non è un caso che dal 2006 quando furono introdotte, a oggi i partiti politici in Russia sono passati da 30 a 7. Queste norme sono state duramente criticate sia dagli Stati Uniti che dall’Europa. In Francia, intanto, Sarkozy è in piena – benché non ufficiale – campagna elettorale per il voto della primavera prossima e cerca di guadagnare punti e consensi, parlando a cinquemila persone allo Zénith Oméga, il palazzetto che ospitò i concerti di Johnny Halliday e Depeche Mode,  e che ieri è stato teatro del grande discorso presidenziale sulla Francia e l’ Europa. Cinquantadue minuti, otto enormi tricolori e una piccola bandiera europea sul palco,  per convincere che “senza arroganza, ma neanche esitazioni” la Francia farà il necessario per portare se stessa e l’ Europa fuori dalla crisi. “La paura è tornata”, ripete più volte Sarkozy, riprendendo uno dei suoi slogan storici, che nel suo discorso non ha pronunciato una sola volta né il nome del suo partito né dell’ opposizione, né mai usato i termini “destra” o “sinistra”. Lunedì, mentre noi prenderemo visione della dura manovra del nostro governo,  il presidente francese accoglierà a Parigi la cancelliera Angela Merkel: i due leader dell’ asse franco-tedesco presenteranno le loro proposte per salvare l’ euro e il continente, pochi giorni prima del cruciale vertice di Berlino dell’ 8 e 9 dicembre. E c’è già chi maligna dicendo che cercheranno di trovare un accordo che tagli fuori l’Italia e dia credibilità e lustro al binomio già ironicamente ribattezzato, sulla stampa francese, Merkozy, capace di far riprendere credibilità, nelle rispettive patrie, ai due leder con immagine alquanto ammaccata. Sembrava infatti, dall’ultimo incontro, che la leadership europea del duo Angela Merkel e Nicolas Sarkozy fosse stata estesa anche al premier Mario Monti, considerato un partner preparato e da tenere in considerazione. Ma le ultime notizie negano che esista una regia formata da tre leader nell’Eurozona. Stando ad alcune indiscrezioni, infatti, Merkel e Sarkozy stanno cercando una via segreta per modificare i Trattati europei ma senza Mario Monti. A scriverlo e’ il sito Bild online. Che la Germania, stia pensando al cambiamento dei trattati lo conferma anche una nota ufficiale del governo di Berlino che sostiene la necessita’ della modifica per andare verso un’unione della stabilità,  ma nega di avere accordi segreti con la Francia. Tuttavia, i dubbi tornano forti ed acuti, dopo il discorso di ieri di Sarkozy ad una gremita platea di fedelissimi fatti venire in pullman da Tolone. Di fatto, nel nuovo vertice europeo dell’8 e 9 dicembre, Francia e Germania presenteranno proposte comuni, “in linea e in contatto con quelle attese dal presidente dell’esecutivo europeo, Herman van Rompuy”, come ha spiegato in una  la cancelliera Alngela Merkel, non citando l’Italia in alcun modo. Ma passiamo a qualcosa di più futile e distraente, più adatto agli “ozi” e al recupero domenicale. Arriva nelle nostre sale (io dico, finalmente), l’ultima divertente commedia di Woody Allen: Midnight in Paris, con protagonista (come per Tutti dicono I love You del 1996), della capitale francese, un magico e nostalgico tuffo nel passato e precisamente negli anni ’20,  fatti di locali notturni frequentati da personaggi straordinari come Dalì, Picasso, Bunuel, Hemingway, Picasso, Scott Fitzgerald e Porter. l protagonista, uno sceneggiatore hollywoodiano in vacanza a Parigi con la donna che è in procinto di sposare e i futuri suoceri, una sera, a mezzanotte (orario che lo fa accostare alla Cenerentola di disneyana memoria), si ritrova improvvisamente catapultato nei “ruggenti anni Venti”. Il film, presentato in apertura a Cannes e rivisto al Torino Film Festival, nella sezione Festa Mobile, ha come interpreti un Owen Wilson giudicato dai critici molto positivamente e, ancora,  Rachel McAdams, Kathy Bates, Adrien Brody, Marion Cotillard, Michael Sheen e perfino Carla Bruni in un piccolissimo cameo, che le costò anche (lo si ricorderà) una furibonda liti con il geloso, presidenziale marito. Ma, in questo fine settimana, il cinema offre alcuni altri interessanti (anche se decisamente minori) titoli. Ad esempio 1921-Il mistero di Rookford, che promette brividi allo stato puro, in cui,  un ragazzo morto e alcune foto del cadavere,  rivelano sullo sfondo una misteriosa figura sfocata, con la protagonista,  Florence, che  s’imbatterà in una creatura soprannaturale che abbatterà tutte le sue credenze razionali. Per chi non ama lo spettacolo raccapricciante, Lo Schiaccionoci 3D, sasato sulla storia che ispirò il compositore Pëtr Tchaikovsky a creare l’omonimo balletto, con il  Natale di Mary che si riempie d’emozioni dopo l’arrivo dello zio Albert che le regala uno schiaccianoci magico. Diretto da Andrei Konchalovsky, il film, con Elle Fanning, Nathan Lane, John Turturro, ripristina gli elementi più scuri della favola tedesca, che Dumas aveva spazzato via e che il balletto stesso non contempla. Sempre in 3D, ma di diversissimo genere, Ligabue Campovolo, film sull’epocale concerto della rick-star italiana, svoltosi di fronte a 120mila persone, spettacolo che vuole essere una grande festa da regalare a chi a quel concerto non c’era. Sconsigliando a tutti coloro che sono deboli di stomaco e con glicemia elevata Il giorno in più di e con Fabio Volo, con il solito 40enne che passa, insulsamente, da una donna all’altra e da una insipienza ad una corbelleria; potrei invece suggerire il francese Le nevi del Kilimangiaro e, ancor di più, la divertente commedia Napoletans,  che ci porta in un piccolo paesino del sud Italia,  in cui vive la famiglia Di Gennaro, apparentemente perfetta, ma con vizi nascosti ed  eccessi caratteriali,  con tutte le possibili, ridicole, divertentissime conseguenze. Per chi poi non ami il cinema e si trovasse dalle parti de L’Aquila, Giobbe Covatta e la band aquilana Sale Chiodato, composta dai medici del “San Salvatore” Massimo Gallucci, Valter Marola, Giancarlo Canelli, Pierangelo Castellani, Bruno Guardiani, Dado Iannelli, Paolo Rosati, regalano una serata, presso l’Audorium della Guardia di Finanza, sabato, con inizio alle 21 ed incassi che saranno devoluti per la ricostruzione del blocco A della Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi. L’evento, organizzato da Rotary Club L’Aquila Gran Sasso e L’Uovo Teatro Stabile di Innovazione Onlus, in collaborazione con Rotaract Club e Interact Club e con il patrocinio della Regione Abruzzo, è di quelli spensierati ed intelligenti, capaci di regalarci due ore di risate sane e senza rincretimenti. I biglietti si possono acquistare al bar del Grand Hotel e del Parco,  oppure presso la sede de L’Uovo in via Tito Pellicciotti n. 7B e per ulteriori informazioni si possono chiamare i numeri 0862.1960851 e 346.0067185. Buon divertimento e, soprattutto, in bocca al lupo, lunedì.

Carlo Di Stanislao

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