Ue all’Italia, piano rom entro fine mese

Un piano nazionale per rom e sinti. E’ quanto chiede l’Unione europea a tutti gli stati membri entro la fine del mese. Di questo si è discusso a Palazzo Madama, nel workshop “Rom e Sinti, verso il piano nazionale” organizzato dalla Commissione Diritti Umani del Senato in collaborazione con Fieri el’Open Society Foundations. Era presente anche il ministro per la […]

Un piano nazionale per rom e sinti. E’ quanto chiede l’Unione europea a tutti gli stati membri entro la fine del mese. Di questo si è discusso a Palazzo Madama, nel workshop “Rom e Sinti, verso il piano nazionale” organizzato dalla Commissione Diritti Umani del Senato in collaborazione con Fieri el’Open Society Foundations. Era presente anche il ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione Andrea Riccardi. Secondo le direttive della Commissione europea, ci devono essere un’autorità di coordinamento nazionale all’interno del governo e una serie di obiettivi concreti da realizzare entro tempi certi. Gli interventi saranno finanziati con i fondi strutturali europei.

“Siamo in serio ritardo per costruire una strategia nazionale e presentarla all’Unione Europea” ha dichiarato il Presidente della Commissione Diritti Umani del Senato Pietro Marcenaro, introducendo il dibattito. Marcenaro ha sottolineato inoltre l’importanza del nuovo ministero guidato da Riccardi: “Considero questo un ministero importante che oltre ai temi dei debiti verso la finanza ricorda che ci sono debiti anche verso i poveri e questa è una cosa che da prestigio al paese”. Anche la vice presidente del Senato Emma Bonino è intervenuta, affermando che “una società democratica e aperta è quella che si pone la sfida di vivere in libertà e diversità, l’assimilazione e l’omogeneità sono stati nella storia forieri di eventi drammatici. Democrazia è quella che tutela le minoranza, perché le maggioranze si tutelano da sole”.

Il 24 giugno 2011 il Consiglio europeo ha approvato il quadro Ue per le strategie nazionali di integrazione dei Rom proposto dalla Commissione. Ciascuno dei 27 governi nazionali dovrà presentare alla Commissione entro la fine del 2011 la propria strategia nazionale di integrazione dei Rom. La Commissione, coadiuvata dall’Agenzia europea per i diritti fondamentali, valuterà i piani e riferirà in merito la prossima primavera. A spiegare la posizione di Bruxelles davanti ai senatori italiani è stato Massimo Serpieri, vice direttore dell’unità Justice D4 della Commissione europea.

“E’ un momento delicato e importante perché l’Italia deve adottare una strategia nazionale da qui a fine mese – ha detto – l’integrazione dei rom è il messaggio che la Commissione vuole portare. Si chiede agli Stati Membri di fissare degli obiettivi concreti e che qualcuno coordini la strategia all’interno del governo. Si devono prevedere tempi e risorse per raggiungere gli obiettivi”. Secondo Serpieri “è la prima volta nell’ambito delle minoranze etniche che la Commissione è così ambiziosa sulla base di una direttiva”. Nello specifico, l’attuazione prevede l’aspetto governativo, il dialogo con la comunità rom, agire contro la discriminazione sul posto di lavoro e quindi parlare con i sindacati e le aziende. “Il fatto che ci sia un sistema di monitoraggio è un punto su cui la Commissione ha insistito molto – ha continuato –  La maggior parte dei paesi membri rispetteranno questo impegno entro fine mese, a partire dalla Romania, Bulgaria, Slovacchia.

Ci sono paesi che istituiranno un ufficio per i rom, ma rischia di diventare una torre d’avorio scollegata dalla realtà, è meglio che questo punto di contatto nazionale sia incorporato nelle istituzioni nazionali. L’azione a favore dei rom non deve essere separata la politica generale”.
Per finanziare i piani nazionali per l’inclusione dei rom, l’Unione europea userà il fondo sociale europeo, il fondo regionale e il fondo agricolo.
“Tre mesi fa la commissione ha previsto quadro finanziario: entro il 2013 sarà adottata prospettiva per il 2014 – 2020 per adottare dei progetti- ha concluso Serpieri –  La Commissione propone di aumentare del 7% il fondo sociale europeo. Gli Stati membri ricevono i soldi se vengono rispettati alcuni punti, ad esempio l’adozione di una strategia nazionale per i rom. Altrimenti i soldi verrebbero sprecati.”

L’incontro ha visto tra gli altri la partecipazione di Jeroen Schokkenbroek, delegato del segretario generale del Consiglio d’Europa per i Rom.  “Sono in aumento le aggressioni contro i rom in diversi paesi europei, per questo stiamo preparando un testo contro l’antiziganismo – ha detto –  Il messaggio del consiglio d’Europa è: più che leggi repressive bisogna lavorare per costruire una fiducia reciproca”. Per il Consiglio d’Europa, i nodi chiave sono salute, alloggio, educazione e lavoro. “Perché dopo tanti progetti in favore dei rom, questa comunità si trova ancora in stato così disastroso? Per il poco coordinamento degli interventi e per l’ assenza di capacità qualitativa e quantitativa”. Il Consiglio d’Europa consiglia due strumenti pratici con cui si può aiutare la strategia nazionale. Si tratta del programma di formazione di mediatori Rom, creato dopo dichiarazione di Strasburgo e finanziato congiuntamente con la Commissione europea. E’ in attuazione in 15 stati membri fra cui l’Italia, dove i corsi si tengono a Roma, Salerno e Napoli. In totale in Europa sono stati formati dal progetto più di 500 mediatori rom.
Il secondo strumento è la campagna di sensibilizzazione, come la campagna “Dosta!” (Basta, ndr.) introdotta in 14 stati membri fra cui l’Italia, dove è stata lanciata dall’Unar a livello nazionale.

“C’è la possibilità di cambiare la situazione dopo sette secoli di emarginazione – ha commentato Isidoro Rodriguez, spagnolo e direttore della ‘Fundacion Segretariado Gitano’ – E’ incompatibile con il progetto europeo che esistano 10 milioni di cittadini di seconda categoria. Negli ultimi decenni si è fatta molta retorica sulla partecipazione e l’empowerment dei rom, ma non abbiamo fatto passi avanti nel miglioramento delle condizioni di vita delle persone e dell’accesso ai diritti sociali. E’ un’oppurtunità per gli anni a venire poter usare i fondi strutturali per le politiche di inclusione dei rom”.

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