Vespaio italiano

Ha invitato il vecchio re al tramonto, non essendovi nuovi principi da servire, Bruno Vespa, alla presentazione della sua ultima, puntuale, ennesima strenna natalizia, che nulla aggiunge alla storia letteraria del Bel Paese, ma che certamente aggiungerà introiti al suo già più che opulento autore. E Berlusconi, smettendo il ramo di ulivo che aveva mostrato […]

Ha invitato il vecchio re al tramonto, non essendovi nuovi principi da servire, Bruno Vespa, alla presentazione della sua ultima, puntuale, ennesima strenna natalizia, che nulla aggiunge alla storia letteraria del Bel Paese, ma che certamente aggiungerà introiti al suo già più che opulento autore. E Berlusconi, smettendo il ramo di ulivo che aveva mostrato negli ultimi tempi, ne approfitta per generare un vespaio, con granate contro la Lega (in cerca di voti, secondo lui), Tremonti (con gesto eloquente più di ogni commento) e tutti gli italiani: “ingovernabili”, dice, citando Mussollini, di cui sta leggendo il carteggio con Claretta Petacci. Come lo scorso anno, al Tempio di Adriano per il sempre natalizio “Donne di cuori, duemila anni di amore e potere. Da Cleopatra a Carla Bruni, da Giulio Cesare a Berlusconi”, anche quest’anno, nello stesso luogo,  il tema scelto da Vespa è di quelli vaghi ed amati dal pubblico decerebrato dal tubo catodico: l’amore. Ma, stavolta, le sedie vuote sono moltissime e ciò non è un bel segnale né per Vespa né per l’illustre ospite Silvio Berlusconi. Sorrisi tirati e muscoli tesi sul palco e molta noia fra gli astanti, noia e disappunto, nel vedere che Berlusconi, in fondo, dice sempre le stesse cose,  che ruotano attorno ad una ossessione: per poter governare l’Italia bisogna cambiare la Costituzione, perché altrimenti chi è al potere in realtà non ha nessuna reale efficacia, come dimostra anche il fatto, dice, che Monti  ha dovuto fare marcia indietro praticamente su tutto, ed è “giustamente disperato”, in umana Nazione governata dalla “democrazia minore”. E Vespa comprende (o forse lo aveva già compreso ed usato), che il suo libro serve a lui ma anche al Cavaliere, che non è sparito, non sta in silenzio, non ha abbandonato il campo. Ci sta con tutte e due le gambe, tratta con Monti, ma soprattutto apre la campagna elettorale non dando per scontato che il governo arrivi al 2013. Il parallelismo per un verso con l’ex ministro del Tesoro e per l’altro con Umberto Bossi che ieri ha declinato l’ennesimo invito ad un faccia a faccia chiarificatore, è il doppio fil rouge sul quale si muove. E Cerca nuovi alleati, dal momento che Bossi fa lo sdegnato indignato, rivelando come anomala la posizione dell’Udc, che a Bruxelles sta nello stesso gruppo del Pdl e in Italia, finora,  è stato all’opposizione del Pdl e del suo governo. E per rincarare la dose e stendere un ponte (dal momento non gli è riuscito quello di Messina), ancora più largo, dice che a far rompere il rapporto con Casini nel 2007 fu Fini,  che alla vigilia della nascita del Pdl pose il veto all’ingresso di Casini che avrebbe dovuto farlo rinunciando al simbolo del suo partito, come accaduto per An. “Fini pretese la non alleanza con l’Udc pena la sua uscita dal Pdl. Io, invece, avrei accettato l’ingresso di Casini col suo simbolo”. E definendo un’anomalia tutta italiana quella di due partiti che stanno nel Ppe, proietta l’auspicio di un ricongiungimento, a tempo debito e se ci saranno le condizioni, fra Pdl ed Udc. Quello di Berlusconi da Vespa, è stato un modo per tornare a dettare la linea del centrodestra e al tempo stesso avviare una lenta operazione di smarcamento dal Prof. di Varese, aprendo fin d’ora la campagna elettorale “perché un grande partito è sempre in campagna elettorale” e il Pdl “è pronto in qualsiasi momento” al voto. Ma è stato anche un modo di parlare agli elettori ed anche al partito, con una sollecitazione a restare uniti, a remare tutti dalla stessa parte. E sebbene candidi sulle labbra Alfano, per le prossime elezioni, in cuor suo sa bene che sarà lui il candidato, con l’ambizione, anche,  di mettere il fido Letta al Quirinale. Per questo non si astiene da ampie aperture macroeconomiche, da grande statista e critica l’Europa a trazione tedesca, considerando giusta la mossa di Cameron. A suo dire, il problema di fondo dal quale discende parte dei guai di oggi a fronte di una crisi mondiale che ha effetti devastanti su tutti i paesi dell’Eurozona (il declassamento di ieri di alcuni colossi bancari tra i quali Bnp e Deutche Bank certificato dalle agenzie di raiting, oltre all’annuncio della Francia in recessione per bocca dell’istituto di statistica francese è la riprova che non era tutta colpa di Berlusconi),  è uno solo: l’aver creato una moneta unica senza l’esistenza di uno Stato comune e di un governo centrale, ma soprattutto della mancanza di una banca che dia garanzia di ultima istanza come fa la Fed negli Usa. La via d’uscita è una sola: la Bce diventi e operi sull’euro come fa la Fed sul dollaro. E sarà questo il suo cavallo di battaglia nelle nuove elezioni, oltre, naturalmente, alla promessa di una riduzione fiscale, dopo i sacrifici “pur necessari” del governo tecnico. E’ un uomo più accorto ancora di Vespa, Berlusconi, che sa bene come approfittare di ogni minimo spiraglio per i suoi fini. Così, con i riflettori accesi sulla manovra economica, coglie l’occasione per attaccare le misure sulle pensioni e sui capitali scudati . “Non è bello difendere gli evasori, ma sullo scudo fiscale lo Stato ha negato la sua parola e invece doveva dire “pacta servanda sunt”,  dice,  e fa capire che l’appoggio del Pdl a Monti è a tempo e non affatto scontato. E rincara, da abile populista, dicendo che la manovra è depressiva, e che lui si è sempre battuto contro l’obbligo della parità di bilancio, una condizione assurda che “se ci fossi stato io non sarebbe passata”. Dice questo perché sa che tanto tutti o quasi hanno scordato che è stato proprio il deficit di governi improvvidi e spendaccioni come il suo, a gettare noi italiani nel vespaio attuale. E uno che assorbe i traumi molto bene ed in fretta Berlusconi, un uomo astutamente pratico, che è già pronto a trovare soluzioni contro Bossi e la Lega e a metabolizzare l’ennesimo dispiacere di vedere Letizia Moratti, che ieri ha incontrato Fini e Bocchino, sul punto di lasciare il Pdl che confluire nel Fli. Ieri il presidente del Consiglio Mario Monti ha detto, parlando della manovra che deve essere approvata dal Parlamento con voto di fiducia, di credere che “gli italiani stiano capendo che l’alternativa non è la vita come sempre senza quei sacrifici ma è la vita con sacrifici molto più gravi”. E oggi Napolitano ha ribadito che l’Italia chiede sacrifici a tutti i cittadini, anche quelli meno abbienti, per preservare lo sviluppo dell’economia e della società. Nel frattempo Berlusconi continua il suo ruolo inbonitorio per far credere che tutto potrebbe essere risolto, se vi fosse lui, senza gravare sui singoli cittadini, mentre Vespa continua a sfornare inutili libri ad altissimo tasso di vendita, che fanno il paio con quelli di Fabio Volo , per accontentare le esigenze di quegli italiani che ancora credono ai miracoli e alla Befana.

Carlo Di Stanislao

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