Crisi colpisce il lavoro, a gennaio 7.410 posti persi in Lombardia

Brutto inizio d’anno per i lavoratori lombardi. In gennaio hanno perso il posto 7.410 persone, collocate nelle liste di mobilità. Nello stesso periodo dell’anno corso erano state 5.994. Secondo la Cisl Lombardia in questi tre anni di crisi il numero di licenziati ogni mese è stato intorno alle 4-5mila unità. L’impennata di gennaio “è un […]

Brutto inizio d’anno per i lavoratori lombardi. In gennaio hanno perso il posto 7.410 persone, collocate nelle liste di mobilità. Nello stesso periodo dell’anno corso erano state 5.994. Secondo la Cisl Lombardia in questi tre anni di crisi il numero di licenziati ogni mese è stato intorno alle 4-5mila unità. L’impennata di gennaio “è un nuovo grave campanello d’allarme di una crisi che continua a colpire il lavoro”, commenta Gigi Petteni, segretario generale della Cisl Lombardia, che ha diffuso il dato.

Ad aggravare la situazione è il fatto che l’incremento più sensibile si registra tra i lavoratori delle piccolissime aziende o dei settori deboli (+ 29,3% rispetto a fine gennaio 2011), coperti solo dopo il licenziamento da 8 mesi massimi di disoccupazione ordinaria e non dai 2 o 3 anni di indennità di mobilità come avviene nell’industria. Dei 7.410 licenziati ben 5.055 hanno solo gli 8 mesi contro i 2.355 che hanno la mobilità per intero. “L’aumento dei lavoratori licenziati conferma quello che da tempo diciamo: non basta limitarsi a difendere una cassa integrazione che prima o poi finisce, dobbiamo occuparci urgentemente di chi il lavoro lo ha perso o lo sta perdendo”, sottolinea Gigi Petteni.

“Alla Regione Lombardia chiediamo di accelerare l’estensione delle doti di ricollocazione per chi è licenziato concordata a dicembre con i sindacati – aggiunge Petteni -. Alle parti sociali nazionali diciamo che questi dati ci danno un motivo in più per cambiare e non conservare le regole di un mercato del lavoro vecchio e che non ci aiuta più”. E conclude: “E’ assurdo che due-terzi dei licenziati non abbiano sostegni degni di questo nome, così com’è altrettanto assurdo che in questo Paese si continui a pensare che occorra più facilità sui licenziamenti. Più occupati e meno licenziati deve essere lo slogan per chi vuole davvero riformare il mercato del lavoro”. (dp)

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