Perplessità

Monti ed il suo governo tirano diritto sulla riforma del lavoro (e dell’articolo 18), ma si incontrano prontamente con l’Associazione Nazionale Magistrati, infuriata dopo l’approvazione, con un colpo di mano bipartisan, da parte della Camera dei Deputati, ma soprattutto di Pdl e Lega, dell’emendamento alla legge comunitaria che modifica la normativa sulla responsabilità civile dei […]

Monti ed il suo governo tirano diritto sulla riforma del lavoro (e dell’articolo 18), ma si incontrano prontamente con l’Associazione Nazionale Magistrati, infuriata dopo l’approvazione, con un colpo di mano bipartisan, da parte della Camera dei Deputati, ma soprattutto di Pdl e Lega, dell’emendamento alla legge comunitaria che modifica la normativa sulla responsabilità civile dei giudici.
Ed oggi, subito dopo l’incontro, il presidente dell’Anm, Luca Palamara, si è detto “soddisfatto per l’impegno del governo a trovare soluzioni per modificare la norma”.
Così si fa di nuovo strada l’idea che Monti tuteli solo i poteri forti , fatti di banche, compagnie petrolifere, assicurazioni e alcune categorie professionali e cerchi il sacrificio solo dei soliti meno garantiti: pensionati, dipendenti a stipendio fisso, operai, giornalai, benzinai, tassisti, pescatori, pastori e via dicendo.
Ed allora viene in mente Nietzsche, quando scrive: “In un angolo remoto dell’universo scintillante e diffuso attraverso infiniti sistemi solari c’era una volta un astro, su cui animali intelligenti scoprirono la conoscenza. Fu il minuto più tracotante e più menzognero della storia del mondo: ma tutto durò soltanto un minuto. Dopo pochi respiri della natura, la stella si irrigidì e gli animali intelligenti dovettero morire. Quando tutto sarà finito, non sarà avvenuto nulla di notevole”.
Un esempio, tornando al governo Monti, l’abrogazione del tariffario degli avvocati, per cui se il cliente e` una compagnia assicurativa, una banca o un gruppo industriale, sarai in grado di avvantaggiarsi di una posizione di forza e strappare le migliori condizioni economiche al legale, della serie: o e` cosi o si trovano altri 100 avvocati interessati.
Del resto, tutti questi clienti lo facevano anche prima dell`abrogazione andando in deroga fino al 40% al di sotto dei minimi tariffari.
Se invece è un povero Cristo, dovrà costituirti al volo in un processo per il quale sei Gian vittima, in ritardo e male organizzato (come la maggior parte delle persone che vive un contenzioso processuale una sola volta nella vita), dovrai rapportarti con un legale con il quale avrai poco tempo per trattare, una posizione di inferiorità per l`oggettiva asimmetria informativa e la difficoltà di capire qual`e` l`orizzonte del prezzo medio per la prestazione che chiedi.
Da questo confronto si capisce appunto che il primo passaggio discendente dall`abrogazione del tariffario svantaggia l`uomo comune e agevola i poteri forti.
L`avvocato da parte sua non sarai certo contento di esser stato venduto a tutta quella potenziale clientela che tratterai il servizio legale come un quintale di brugole, ovvero a peso.
Infatti, per il cliente corporate il rapporto fiduciario e` solo funzionale alla produzione ed al costo, dimenticando sovente ogni riferimento etico o di fedeltà personale – se non quando deve poi derivargliene una diretta utilitari economica.
Ciò che non piace a Mario Agostinelli de “Il Fatto Quotidiano” e che imbarazza molti italiani (sempre di più, secondo gli ultimi sondaggi), è questo procedere un po’ truffaldino, che un giorno fa dipendere dal reintegro al lavoro l’abbattimento dello spread e il giorno dopo silenzia qualsiasi traccia di dibattito. Anche perché è nevicato e nevica su Roma e su gran parte d’Italia, mentre il Presidente del Consiglio che l’ha sparata grossa sul posto fisso, ora si irrita e si rattrista insieme.
Sembra di essere in un film, in cui la trama è interrotta a piacimento da un regista che fa uscire la verità poco per volta. Ormai, ci si può permettere di stabilire la sera prima “l’ordine del giorno” per il giorno dopo e i poteri che lo decidono lo fanno fuori dalle redazioni di TV e giornali, che rimbalzeranno compiacenti le medesime notizie con gli stessi titoli e con commenti di scarsissimo rigore, pure fanfare delle diverse lobby che stanno alle loro spalle.
Poteri che si esprimono, almeno così parrebbe dalla ricostruzione di Travaglio ed altri, nella scelta degli stessi membri del governo, come quel Michel Martone, ordinario per il potere del padre a soli 29 anni e che cosa faccia nel governo non si è capito, con il ministro Fornero che non gli parla nemmeno, non gli lascia toccare palla e, l’altro giorno, durante la distribuzione delle deleghe, ha ricevuto quella alle ‘funzioni particolari’ che vuol dire tutto e niente, ma più propriamente niente.
Naturalmente il giovane sottosegretario ha replicato a Travaglio partito da una interrogazione di Pietro Ichino, senatore Pd, che è tutto guadagnato il suo curriculum di laureato a 23 anni, professore ordinario di Diritto del lavoro all’Università di Teramo e professore incaricato di Diritto del lavoro della Luiss di Roma, oltre che di avvocato a Roma, con capacità comunicative e di blogger indiscusse, messe in bella evidenza con interventi in trasmissioni televisive e articoli sul Sole 24Ore e Aspenia, ma soprattutto con il suo blog, anche se è di fatto fermo a quando è stato nominato viceministro, quasi due mesi fa.
Torniamo ad argomenti più seri. Essendoci al governo tecnici esperti, sanno bene, come sa bene Confindustria, che la modifica della legge famigerata non è questione di soldi, ma di spostamento di poteri dal lavoro verso l’impresa. Sanno bene, perché lo insegnano anche alla Bocconi, che il potere ordinatorio della magistratura di rimuovere i licenziamenti illegittimi è lo strumento di prolungamento al livello politico del potere sindacale e dei lavoratori quando si organizzano, superando la solitudine individuale di chi è assunto senza difese.
E poi c’è l’eterno problema economico, quello dello spread che continua a calare, ma che vede come unici vincitori le banche.
In effetti, il fatto che siano tornati investitori disponibili a comprare titoli di stato europei ha fatto levitare i prezzi di questi titoli e chi li aveva in portafoglio  – soprattutto le banche – può ricalcolare dei guadagni importanti.
Chi li aveva acquistati anche quando il prezzo era ai minimi sta brindando ed è euforico soprattutto perché la scelta della Bce di elargire prestiti in quantità illimitata al tasso di interesse dell’1%, solleva gli istituti privati più traballanti dalla necessità di emettere propri bond a tassi di interesse alti (5-7%, dice il Sole), perché possono approvvigionarsi praticamente a tasso zero.
Il calo sotto la soglia del 4% del tanto temuto differenziale di rendimento fra i titoli di Stato decennali italiani e tedeschi è di sicuro una buona notizia per il nostro Paese, ma i risvolti favorevoli per banche, investitori, famiglie e imprese non sono poi così immediati quanto lo sono per i conti dello Stato.
Tutto ha origine dalla politica espansiva attuata negli ultimi tempi dalla Banca centrale europea (Bce) e da quei 489 miliardi di euro di prestiti a 3 anni alle banche con cui Francoforte ha letteralmente inondato i mercati lo scorso 21 dicembre.
È stata soprattutto quella mossa – insieme naturalmente alle misure messe in atto dal governo Monti e ai passi avanti compiuti dall’Europa sulla disciplina di bilancio – ad allontanare le nubi dall’Italia, ma il meccanismo di trasmissione della politica monetaria all’economia reale, cioè alle famiglie e alle imprese, sa essere complesso e a tratti tortuoso.
Sull’ultimo anello della catena, quello produttivo, si stanno ancora scaricando tutti gli effetti della bufera finanziaria ed economica.
L’impennata degli spread sui mutui di nuova erogazione per le famiglie e i tassi quasi proibitivi a cui certe imprese possono ottenere i finanziamenti sono al tempo stesso la parte più evidente di un “credit crunch” che ormai è impossibile da negare e un problema difficile da risolvere a breve, con buona pace dello spread (sul Bund) che scende.

Carlo Di Stanislao

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