Medici infuriati e blindatura svuota-carceri

Non è piaciuta ai sindacati dei medici di famiglia, della guardia medica, del 118, dei servizi e della specialistica autonome – Snami, Smi, Simet – e confederali – FpCgil medici, Cisl medici, Uil Fpl medici, l’esclusione a sorpresa dal tavolo delle discussioni sulla riforma delle pensioni Enpam, esclusione che, a loro detta, ha dell’incredibile, perché, […]

Non è piaciuta ai sindacati dei medici di famiglia, della guardia medica, del 118, dei servizi e della specialistica autonome – Snami, Smi, Simet – e confederali – FpCgil medici, Cisl medici, Uil Fpl medici, l’esclusione a sorpresa dal tavolo delle discussioni sulla riforma delle pensioni Enpam, esclusione che, a loro detta, ha dell’incredibile, perché, “in un momento di crisi non serve al Paese un ministro che si sceglie gli interlocutori dividendo le forze sindacali”.

Sicché il comportamento della ministra Elsa Fornero è stato definito “irresponsabile”, su una materia delicata che coinvolge oltre 300 mila medici, “compresi i dipendenti obbligati a versare un doppio contributo ricavandone pensioni bassissime”.

Si tratta, concludono i sindacati, “non solo di tutelare le pensioni dei medici, con l’inclusione del patrimonio dell’Enpam per i parametri di sostenibilità a 50 anni e senza penalizzazioni di una parte dei medici contribuenti a favore di altri, ma di arrivare a una ristrutturazione dello stesso Enpam in termini di gestione, democrazia e trasparenza. Il ministro riconosca l’errore commesso e apra immediatamente la discussione con tutte le rappresentanze sindacali dei medici”.

Le organizzazioni sindacali escluse, hanno aggiunto inoltre, che avevano, sin dal 16 gennaio scorso, chiesto un incontro al ministro Fornero sulla stessa materia, ma senza ricevere alcuna risposta.

Si apprende inoltre oggi che anche il sindacato dei pediatri di famiglia (FIMP), ha deliberato uno sciopero nazionale per il 24 febbraio, in difesa della propria pensione e contro la”sottrazione da parte dello Stato dei propri fondi previdenziali”.

La FIMP era già sul piede di guerra da fine gennaio, quando si era annunciata, da parte del governo, l’intenzione di trasferire ai medici di base la cura dei bambini al di sopra dei sei anni d’età, idea accolta da Giuseppe Mele, presidente della Federazione, aveva definito “pura follia”, perché “Il bambino non può rimanere senza una figura di riferimento specializzata soprattutto nell’età dell’adolescenza, quando avviene lo sviluppo”.

Ed infuriato contro il governo è anche Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil Medici, che oggi ha commentato una modifica nel ddl sul governo clinico all’articolo relativo alle nomine dei direttori di struttura complessa (ex primari), affermando che si tratta di “Uno schiaffo della politica al merito professionale”.

“Ieri sera – ha spiegato il sindacato – in Commissione Affari sociali della Camera è stato cambiato l’articolo sostituendo la graduatoria con la terna all’interno della quale sceglie il direttore generale nominato dalla politica”. In altre parole, ad aggiudicarsi la nomina non sarebbe automaticamente il primo in graduatoria.

“Qualcuno dovrà spiegare ai cittadini e agli stessi medici – afferma Cozza in una nota – per quale ragione non dovrebbe avere più peso il merito professionale e quindi vincere il più bravo tra i partecipanti, in base alla graduatoria, a vantaggio della qualità dell’assistenza come stabilito nel precedente testo unificato”. La proposta al direttore generale per gli incarichi di responsabili di struttura semplice, avanzata dai direttori di struttura complessa per quelle semplici e dai direttori di dipartimento per le strutture semplici dipartimentali, va preceduta almeno da una analisi comparativa dei curriculum e dei titoli professionali posseduti, continua il sindacato.

“E’ invece una buona notizia – aggiunge Cozza – il divieto di utilizzare contratti a tempo determinato (di cui all’articolo 15-septies del Dlgs 502/92), attraverso il quale ancora oggi si affidano ad personam gli incarichi di struttura senza alcuna selezione”.

Passando al decreto “svuota carceri”, è toccato al ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda il compito di annunciare in aula la decisione dell’esecutivo di blindare il provvedimento con la fiducia e beccarsi i fischi ed i cori di “vergogna vergogna” da parte della Lega, che ormai ha scambiato il parlamento per una “curva di ultras”.

La ministra Paola Severino ha detto “Dal punto di vista della Lega posso comprendere le ragioni politiche” della protesta, ma “porre la fiducia sul decreto ‘svuota carceri’ era assolutamente necessario”.

E ha poi ricordato all’Aula, che la Lega aveva presentato circa 600 emendamenti e preannunciato il suo ostruzionismo a oltranza, sottolineando che “il voto di fiducia era una necessità a cui non ci si poteva sottrarre. Il problema e’ esclusivamente legato ai tempi”.

Severino ha ricordato anche che “nessun delinquente pericoloso sarà lasciato libero di camminare per le strade italiane. Lo voglio sottolineare con forza perché ci sono molti fraintendimenti”.

Anche l’Idv ha già dichiarato il suo no considerando il decreto, già anticipato a metà dicembre, “l’ennesimo tampone che manda a casa un pò di criminali ma non dà sicurezza”. I radicali invece si asterranno, mentre Pdl e Pd voteranno a favore.

E anche se Il via libera definitivo arriverà martedì prossimo, la fiducia sarà votata oggi a partire da mezzogiorno, al termine delle dichiarazioni di voto sono iniziate alle 10,15.

E, naturalmente, dopo lo scivolone sulla “responsabilità civile dei giudici”, Monti, in visita da Obama, è in febbrile attesa.

Come sintetizza il Fatto Quitidiano”, il nuovo testo innalza da dodici a diciotto mesi la parte di pena scontabile ai domiciliari, aumentando quindi il numero di quanti già usufruivano della legge 26 novembre 2010, n. 199 (“sfolla carceri“).

Gli arresti domiciliari non sono applicabili ai soggetti condannati per delitti gravi (terrorismo, mafia, traffico di stupefacenti, omicidio, violenza sessuale di gruppo), ai delinquenti abituali, professionali o per tendenza, ai detenuti che sono sottoposti al regime di sorveglianza particolare e nei casi di concreta possibilità che il condannato possa darsi alla fuga o sussistano specifiche e motivate ragioni per ritenere che il condannato possa commettere altri delitti. Il provvedimento dovrebbe riguardare, allo stato, circa 3300 detenuti.

Comunque non un intervento risolutivo, considerando che il sovraffollamento dei penitenziari italiani è stimato in 22mila persone.

Oltre a questo,  il decreto introduce due modifiche nell’articolo 558 del codice di procedura penale. La prima modifica prevede che nei casi di arresto in flagranza, il giudizio direttissimo debba essere necessariamente tenuto entro e non oltre le 48 ore dall’arresto.

Con la seconda modifica viene sancito il divieto di mandare in carcere le persone arrestate per reati non gravi prima della convalida dell’arresto e il giudizio direttissimo.

In questi casi l’arrestato dovrà essere, di norma, custodito dalle forze di polizia, salvo che ciò non sia possibile per mancanza di strutture o per altri motivi come la salute dell’arrestato o la sua pericolosità sociale. In questi casi il pm dovrà adottare uno specifico provvedimento motivato.

Carlo Di Stanislao

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