“Hai aria in pancia”, è tumore: scoppia un caso a Rebibbia

Lamentava forti dolori addominali, ma, secondo il medico del carcere, non aveva nulla di grave, solo aria nella pancia. Ulteriori accertamenti, effettuati dopo diversi giorni a fronte del persistere del dolore, hanno invece evidenziato un sospetto carcinoma e alcune formazioni a carico dell’ovaio. La donna e’ stata cosi’ sottoposta a un intervento chirurgico per asportare […]

Lamentava forti dolori addominali, ma, secondo il medico del carcere, non aveva nulla di grave, solo aria nella pancia. Ulteriori accertamenti, effettuati dopo diversi giorni a fronte del persistere del dolore, hanno invece evidenziato un sospetto carcinoma e alcune formazioni a carico dell’ovaio. La donna e’ stata cosi’ sottoposta a un intervento chirurgico per asportare ovaie, utero e appendice: ancora qualche giorno di ritardo e non ce l’avrebbe fatta. Il caso, che vede protagonista una detenuta del carcere romano di Rebibbia, e’ ora oggetto di un’interrogazione parlamentare presentata dalla deputata radicale in commissione Giustizia, Rita Bernardini.
I.d.G, reclusa con ancora sei anni da scontare e ammessa al lavoro esterno, prestava servizio in un laboratorio del Consorzio Artemisia poco distante dall’istituto, dove lavorava pelle e cuoio. Ed e’ proprio alla presidente volontaria del Consorzio che la donna si era rivolta alla comparsa dei dolori, il 14 gennaio scorso. Su sua indicazione, la detenuta si era cosi’ fatta visitare dal medico del carcere, il quale “in modo alquanto infastidito” le aveva detto che non c’era nulla di grave, ma semplicemente aria, come riferito l’indomani da I.d.G. alla volontaria.
Rassicurazioni erano arrivate anche dalla radiologa del carcere che alcuni giorni piu’ tardi aveva eseguito l’ecografia addominale riscontrando la presenza nella pancia di aria e liquido; mentre la dottoressa di turno a Rebibbia le aveva consigliato di sottoporsi a una Tac in una struttura privata posta all’esterno e di concordare con un medico, sempre privatamente, un ricovero per fare ulteriori accertamenti. Il 21 gennaio la detenuta, in preda a dolori fortissimi, viene portata al pronto soccorso del policlinico Umberto I dove le viene diagnosticato un “sospetto carcinoma ovario”. In particolare l’eco addome evidenzia “un abbondante versamento ascitico fino allo scavo pelvico”, mentre la Tac mette in risalto una “massa di tipo cistico di oltre 30 centimetri che comprime sigma e dislocazione utero e vescica, pancreas, reni e area mesenterica”. Piu’ due “altre formazioni a carico dell’ovaio”. Il diritto alla salute “rappresenta un diritto inviolabile della persona umana, insuscettibile di limitazione alcuna ed idoneo a costituire un parametro di legittimita’ della stessa esecuzione della pena, che non puo’ in alcuna misura svolgersi secondo modalita’ idonee a pregiudicare il diritto del detenuto alla salute ed alla salvaguardia della propria incolumita’ psico-fisica”, si legge nell’interrogazione di Rita Bernardini. Ma “il trattamento sanitario riservato alla detenuta in questione non e’ conforme alle leggi dello Stato”, continua da deputata radicale che ai Ministri della Giustizia e della Salute chiede di fare chiarezza sulla vicenda segnalata, “al fine di individuare eventuali responsabilita’ e assicurare un’adeguata tutela del diritto alla salute dei detenuti”.

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