Mastrapasqua (Inps): ‘Senza regolarità del lavoro non può esistere integrazione’

“La previdenza dovrebbe diventare lo strumento per l’integrazione”. È questa l’idea lanciata questo pomeriggio da Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, durante l’incontro “Etica e immigrazione” tenutosi a Roma presso il complesso monumentale di San Michele a Ripa e organizzato da Umanesimo Cristiano alla presenza del ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione Andrea Riccardi. “Senza regolarità […]

“La previdenza dovrebbe diventare lo strumento per l’integrazione”. È questa l’idea lanciata questo pomeriggio da Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, durante l’incontro “Etica e immigrazione” tenutosi a Roma presso il complesso monumentale di San Michele a Ripa e organizzato da Umanesimo Cristiano alla presenza del ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione Andrea Riccardi. “Senza regolarità del lavoro non può esistere integrazione – ha spiegato Mastrapasqua -. È la condizione di minima appartenenza ad una società civile”. Per Mastrapasqua, oggi l’immigrazione regolare rappresenta una ricchezza importante per il Paese. “Oggi gli immigrati producono circa il 12% del Pil – ha spiegato -, 7 miliardi e mezzo di contribuzione previdenziale a cui se ne associano 6 miliardi circa di tasse pagate, un miliardo di Iva e 300 milioni di contribuzioni varie. Questo è quanto i regolari versano allo Stato. Quanto percepiscono dal punto di vista previdenziale, invece, è pochissimo perché sono in larga parte giovani. Senza questa componente all’interno del sistema previdenziale, però, sicuramente il sistema avrebbe grosse difficoltà ad essere sostenibile dal punto di vista finanziario”.

C’è anche una ricchezza in continua crescita che invece non rimane in Italia e sono le rimesse, ha ricordato Enrico Giovannini, presidente dell’Istat. “Le rimesse degli immigrati sono pari allo 0,5% del Pil che viene prodotto in Italia e che in realtà va fuori. Parliamo di stime ufficiali, senza contare quelli che mandano i soldi soprattutto in Europa attraverso i corrieri. Nel 2000 era lo 0, 0% del Pil”. Ma è l’abbandono scolastico a preoccupare di più il presidente dell’Istat. “Uno degli obiettivi del piano nazionale delle riforme dell’Italia del 2020 – ha spiegato Giovannini -, è la riduzione del tasso degli abbandoni scolastici. Da circa il 15%, al 10% nel 2020. Un obiettivo ambizioso, ma ciò che sconvolge è che il tasso degli stranieri è di oltre il 40%”. Un tasso che può risentire dei trasferimenti in altre città, ma che potrebbe anche significare un “caricare la molla della piccola criminalità”. Per il presidente dell’Istat, infine, è stato positivo l’impatto tra gli stranieri del Censimento. “C’è stato un desiderio di partecipare – ha spiegato -, un desiderio di essere riconosciuti per gran parte della popolazione immigrata per cui era il primo censimento. Poter compilare, come per gli italiani, il modulo è stato un elemento di riconoscibilità e anche di integrazione”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *