Pena di morte, almeno 676 esecuzioni nel 2011

Nel corso del 2011 sono state messe a morte almeno 676 persone mentre erano almeno 18.750, alla fine dell’anno, i prigionieri in attesa dell’esecuzione. Erano 714 nel 2009 e almeno 527 nel 2010. E’ quanto emerge dal rapporto annuale di Amnesty International, secondo cui nel 2011 solo il 10% dei paesi (20 su 198) hanno […]

Nel corso del 2011 sono state messe a morte almeno 676 persone mentre erano almeno 18.750, alla fine dell’anno, i prigionieri in attesa dell’esecuzione. Erano 714 nel 2009 e almeno 527 nel 2010. E’ quanto emerge dal rapporto annuale di Amnesty International, secondo cui nel 2011 solo il 10% dei paesi (20 su 198) hanno eseguito condanne a morte. Diminuiscono i paesi che eseguono sentenze capitali di oltre un terzo rispetto a 10 anni fa, ma nei paesi in cui vige ancora la pena di morte, le esecuzioni toccano “un livello allarmante”.

L’ago della bilancia lo sposta il Medio Oriente, dove sono raddoppiate le esecuzioni rispetto al 2010: Arabia Saudita (almeno 82 esecuzioni), Iran (almeno 360), Iraq (almeno 68) e Yemen (almeno 41). Quattro paesi hanno totalizzato il 99% di tutte le esecuzioni registrate nella regione e l’aumento in Iran e Arabia Saudita giustifica, da solo, secondo Amnesty, la differenza di 149 esecuzioni a livello mondiale rispetto ai dati del 2010. Arabia Saudita e Iran inoltre sono gli unici paesi al mondo che, inaperta violazione del diritto internazionale, continuano a mettere a morteminorenni, persone che avevano meno di 18 anni al momento del reato. Sentenzecapitali su minori sono state emesse anche in Mauritania, Sudan e Yemen. Esecuzioni pubbliche sono avvenute in Arabia Saudita, Corea del Nord, Iran e Somalia. E mancano dati certi sulla Libia, “dove non si ha notizia di nuove condanne a morte, al posto delle quali e’ stato fatto ricorso a esecuzioni extragiudiziali, torture e detenzioni arbitrarie”, denuncia l’ong.

I reati sono molteplici: adulterio e sodomia in Iran, blasfemia in Pakistan, stregoneria in Arabia Saudita, traffico di resti umani nella Repubblica del Congo e in oltre 10 paesi per reati di droga. Decapitazione, impiccagione, iniezione letale e fucilazione, i metodi utilizzati.

“La vasta maggioranza dei paesi ha deciso di non usare piu’ la pena di morte- ha sottolineato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International- Il nostro messaggio ai leader di quella isolata minoranza di paesi che continua a ricorrervi e’ chiaro: non siete al passo col resto del mondo su questo argomento e e’ tempo che prendiate iniziative per porre fine alla piu’ crudele, disumana e degradante delle punizioni”.

Il rapporto di Amnesty sottolinea come anche nei paesi che hanno continuato a usare massicciamente la pena di morte, siano stati fatti alcuni passi avanti. “Anche all’interno del piccolo gruppo di paesi che hanno eseguito condanne a morte nel 2011, assistiamo a progressi graduali- ha detto Shetty- Sono piccoli passi avanti, ma misure di questo genere hanno ultimamente dimostrato di poter condurre alla fine della pena capitale. Non succedera’ improvvisamente, ma siamo convinti che arrivera’ il giorno in cui la pena di morte sara’ stata consegnata alla storia”.

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