Camera esamina le mozioni sugli F-35

Quelle dell’Italia all’estero sono “missioni di pace o guerra e basta?”. A chiederselo è il settimanale Famiglia Cristiana, che nel sito ospita uno dossier in occasione, oggi, dell’esame da parte della Camera (in aula) delle otto mozioni sugli F-35 e sul nuovo modello di difesa (in quarta Commissione). ”Il problema degli F-35 rimanda a come l’Italia intende […]

Quelle dell’Italia all’estero sono “missioni di pace o guerra e basta?”. A chiederselo è il settimanale Famiglia Cristiana, che nel sito ospita uno dossier in occasione, oggi, dell’esame da parte della Camera (in aula) delle otto mozioni sugli F-35 e sul nuovo modello di difesa (in quarta Commissione).
”Il problema degli F-35 rimanda a come l’Italia intende le Forze armate di domani e il loro impiego – scrive il settimanale – se in operazioni di peacekeeping, tipo Libano, o se in azioni più aggressive, come la Libia”.
Lo speciale affronta il tema con quattro interventi: Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della Pace e tre parlamentari: Andrea Sarubbi e Gian Piero Scanu (Pd), Savino Pezzotta (Udc).

“Ma servono proprio a difenderci questi bombardieri? – si chiede Pezzotta -. Ci dovrebbe fare riflettere ciò che è successo a Tolosa. Non mi pare che gli F-35 possano essere utili in questi casi. Probabilmente la minaccia del terrorismo e questo modo di fare la guerra impongono una revisione delle forme di difesa, che non può essere affidata solo ai mezzi tecnologici. Conta anche il valore della risorsa umana e non violenta”.
Per Scanu (Pd), “in tempi di grave crisi economica, anziché contrarre le spese, il Governo decide di usare risorse ingenti per acquistare armi di dubbia utilità. Mi chiedo dove sia la coerenza”. Per Sarubbi (Pd), “bisogna avere coraggio e affrontare seriamente il tema di un nuovo modello di difesa, non lasciando che a dettare l’agenda in materia siano gli interessi industriali, ma rendendo il tema ‘nazionale’ nel vero senso della parola: chiamando in causa, cioè, tutte le componenti del settore, compresa quella difesa popolare nonviolenta alla quale varie sentenze della Corte costituzionale riconoscono dignità pari alla difesa militare”.

Da parte sua Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace, ha espresso delle considerazioni presenti anche in un articolo pubblicato questa mattina da L’Unità. Partendo da quello che definisce “il grande imbroglio”, a cui l’Ammiraglio-Ministro tecnico della Difesa, Giampaolo Di Paola, “sta lavorando incessantemente da parecchi mesi”.
Poi la spiegazione: “Il 14 febbraio l’Ammiraglio Di Paola ha annunciato un progetto di riorganizzazione dello strumento militare italiano che prevede tra l’altro la riduzione degli F-35 (da 131 a 90) e dei soldati (da 180 a 150.000). Dove sta l’imbroglio? Nel dire una cosa e nel farne un’altra. Altro che riduzione delle spese militari. Se venisse approvato il progetto del Ministro produrrebbe un vero e proprio aumento della spesa pubblica. Alla faccia di tutte le manovre rigoriste che stanno mettendo in ginocchio milioni di giovani e meno giovani, famiglie, associazioni, scuole, imprese, Enti Locali e Regioni”.

“La prima parte dell’imbroglio – precisa Lotti – sta nello scaricare una parte del personale e dei suoi costi sulle altre amministrazioni dello stato per poter spendere di più in armi. La seconda, e non meno grave, parte dell’imbroglio sta nel tentativo di modificare radicalmente il profilo delle nostre FFAA senza alcun mandato parlamentare. Il modello del Ministro non ha nulla a che vedere né con il dettato costituzionale né con le ‘missioni di pace’ previste dalla Carta dell’Onu. E’ un modello fortemente aggressivo imperniato sulle portaerei, sui cacciabombardieri e sulla capacità di partecipazione alle guerre ad alta intensità come quella che qualcuno sta progettando in Iran”.
Ma, per Lotti, “tutto ciò non si può e non si deve dire. Per questo il Ministro ha messo il veto sul progetto di ‘Istituzione di una Commissione parlamentare per l’elaborazione di un Libro bianco sulla difesa e sicurezza nazionale’ proposto dal Partito Democratico in entrambi i rami del Parlamento. Per questo il Ministro non vuole che si parli di ‘nuovo modello di difesa’ ma solo di ‘riorganizzazione dello strumento militare’. Per questo il Ministro pretende che il parlamento si affretti ad approvare una ‘legge delega-in-bianco’ che gli lasci il bilancio inalterato e la possibilità di fare quello che vuole. E’ troppo chiedere che qualcuno intervenga? E’ troppo invocare un po’ di ragionevolezza?”, conclude Lotti.

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