Amore finito

Mediaset butta fuori Emilio Fede troncando, repentinamente e nel modo peggiore, un rapporto che durava da venti anni ed anticipando, brutalmente, la decisione del direttore (ormai ex) del Tg4, di lasciare a giugno. Quindi l’amore fra Fede e Berlusconi è finito e nel peggiore dei modi. Fede ha sinceramente recitato la parte dell’innamorato pazzo ed […]

Mediaset butta fuori Emilio Fede troncando, repentinamente e nel modo peggiore, un rapporto che durava da venti anni ed anticipando, brutalmente, la decisione del direttore (ormai ex) del Tg4, di lasciare a giugno.
Quindi l’amore fra Fede e Berlusconi è finito e nel peggiore dei modi.
Fede ha sinceramente recitato la parte dell’innamorato pazzo ed ora è amareggiato ed infuriato, come chi è lasciato e si sente tradito.
C n l’azienda, già da un po’, i rapporti erano tesi. Non si sentiva più ben voluto e di questo soffriva.
“Ho dato tanto a Mediaset. E’ la mia casa, è la mia famiglia”, aveva detto solo pochi giorni fa, mentre cresceva in lui la sensazione che molti, specie da fuori, avevano messo gli occhi addosso alla sua poltrona. Di fatto la sua uscita era annunciata, ma lui, sino a poche ore fa, si sentiva tranquillo sul percorso del distacco, dovuto ovviamente anche all’età (è del 1931):”Ci siamo accordati così. Mi danno una buonuscita, non clamorosa ma equa, per quello che ho fatto e dato in tutti questi anni. Poi avrò dei benefit, tipo l’autista e la segretaria. E un programma in prima o seconda serata su Retequattro più l’incarico fantasma ma comunque prestigioso di direttore editoriale dell’informazione. Infine, un contratto di consulenza di tre anni più due”.
Ed invece nulla di tutto questo: un calcio in culo e via e chissà se, almeno, conserverà il posto nel mausoleo di Arcore, accanto al suo vecchio ed ormai ex grande amico.
Inviato di guerra, direttore del Tg1, Fede ha animato il primo talk show, che fu Test e ha fatto partire l’informazione in diretta della Fininvest, dove arrivò nel 1989, già innamorato del gran capo.
A Fede, in Israele, è stato intitolato un albero nel deserto del Negev ed ora la sua brutta defenestrazione, mentre incalza il processo per Ruby e tutto il resto, fino alla trasferta svizzera dell’altro giorno con la valigietta e i soldi da esportare è davvero il bruttissimo epilogo di una carriera magari discutibile, ma certamente da non trascinare così nel fango.
A prendere il posto di Fede, che Mediaset in un comunicato ufficiale ed immediato “ringrazia per il lavoro svolto in tanti anni di collaborazione e per il contributo assicurato alla nascita dell’informazione del gruppo”, sarà Giovanni Toti, direttore responsabile di Studio Aperto, nato a Viareggio il 7 settembre del 1968, giornalista professionista dall’ottobre del 1999, sposato con la collega Siria Magri, che ha fatto la sua carriera tutta interna a Mediaset, dove è entrato nel 1996, attraverso uno stage proprio nella redazione del telegiornale di Italia 1.
A Studio Aperto ha lavorato come redattore di cronaca, poi caposervizio e caporedattore del servizio politico, nella prima direzione di Mario Giordano.
Ha firmato, tra i curatori, i programmi settimanali della testata ‘Lucignolo’ e ‘Live’ e dal 2007 al 2009, come vicedirettore, ha ricoperto l’incarico di responsabile dei rapporti con i media della holding Mediaset. Nell’ottobre del 2009 è tornato alla testata con la qualifica di condirettore e il 22 febbraio 2010 assunto la direzione del Tg di Italia 1 che, con lui, pare migliorato come ascolti.
Porta il cognome di quell’eroe italiano, medaglia d’oro alla memoria con motu proprio dal re in persona, che nell’agosto del 1916, durante la sesta battaglia dell’Isonzo, lanciatosi con il suo reparto all’attacco di Quota 85 a est di Monfalcone, fu ferito più volte dai colpi avversari e con un gesto supremo, scagliò la gruccia verso il nemico esclamando: “Non moro io”.
Vedremo se questo cognome lo poterà ad essere eroicamente dalla parte del capo come ha sempre fatto colui che ha sostituito.

Carlo Di Stanislao

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