‘Horreyya! Libertà!’ donne protagoniste della Primavera araba

La rivoluzione delle donne egiziane è legata ad un suono, che attraversa quel “quadrilatero di palazzi vecchi come la memoria, di Piazza Taharir”, e arriva ai vicoli stretti della Calabria ribelle. E’ l’eco di un urlo racchiuso in una parola. “Horreyya! Libertà!”. Valeria Brigida e Carmine Cartolano raccontano la rivoluzione delle donne egiziane attraverso ritratti […]

La rivoluzione delle donne egiziane è legata ad un suono, che attraversa quel “quadrilatero di palazzi vecchi come la memoria, di Piazza Taharir”, e arriva ai vicoli stretti della Calabria ribelle. E’ l’eco di un urlo racchiuso in una parola. “Horreyya! Libertà!”. Valeria Brigida e Carmine Cartolano raccontano la rivoluzione delle donne egiziane attraverso ritratti di alcune delle protagoniste che hanno partecipato alla Primavera araba, in prima linea. Donne coraggiose e fragili, che si sono chieste, “Se non ora, quando?” nell’epoca del risveglio del gigante egiziano. Donne diverse, per estrazione sociale e culturale. Trapelano sentimenti che oscillano tra il terrore e la voglia di partecipare a un momento che, si sente nell’aria, porterà al cambiamento.

Emerge un momento storico in cui per la prima volta in Egitto, le donne e gli uomini ricoprono lo stesso ruolo. In tutto e per tutto. E c’è un filo che lega la rivoluzione egiziana allo scenario dell’Italia contemporanea. Nel libro, i racconti di Fatma, Hoda, Basma, Sara e di altre donne, sono raccolti da una giovane giornalista che lascia l’Italia, dopo che il sogno infranto di realizzare le proprie aspirazioni la mette con le spalle al muro. “Stringendo la mano a chi ha rischiato la vita pur di vedere realizzati i propri sogni” scrive Valeria Brigida, autrice del libro, “ho sentito di toccare con mano parte della storia dell’epoca che sto vivendo. Ho sentito di toccare parte della mia storia, del mio presente”. Così “Horreyya! Libertà!” diventa l’eco di una parola che altre centinaia, migliaia di donne, hanno urlato dall’altra parte del Mediterraneo. Il suono che lega le storie di donne che si ribellano alle tirannie in Egitto, in Calabria e altrove. Donne torturate, picchiate, trascinate per le strade dalla polizia. Ma che non si sono mai arrese. Come in Egitto, anche in Calabria, centinaia di donne si sono chieste “Se non ora, quando?”, spinte da slanci diversi, verso un unico obiettivo. Il cambiamento. Così sono scese in piazza, interrogandosi, e interrogando le istituzioni sul loro ruolo, nella loro terra. E rivendicando la libertà dallo scacco della ‘ndrangheta.

Ricordando Lea Garofalo, Maria Concetta Cacciola e altre donne coraggiose, che hanno pagato con la vita e con l’acido muriatico il fatto di essersi ribellate alla ‘ndrangheta e alle loro famiglie. Il loro gesto ha violato il macabro rituale della rassegnazione. E qualcosa in Calabria è cambiato. Così “Horreyya! Libertà!” diventa un unico urlo, che piega l’arroganza di tutte le tirannie. Il libro, fortemente voluto in Calabria da un comitato spontaneo di donne calabresi, sarà presentato a Lamezia Terme il 2 aprile, presso la sala consiliare di Sambiase, alle 17:30 e a Polistena il 3 aprile, nel cuore della Piana di Gioia Tauro, presso la sala comunale, alle 18:00, alla presenza del sindaco Michele Tripodi. Insieme a Valeria Brigida ci saranno Anna Pascuzzo, scrittrice catanzarese, Angela Corica, giornalista che lavora nella Calabria di confine, Giuseppe Pugliese, dell’associazione Calafrica, Maria Scaramuzzino, giornalista lametina, Giovanni Parrotta, giovanissimo scrittore calabrese, autore della discussa opera “Meglio morto che precario”, Liliana Esposito Carbone, la “mamma coraggio di Locri”, Giovanna La Terra, del Snq di Polistena. E ancora il senatore Girolamo Tripodi e Franca Papasergi, protagonisti delle occupazioni delle terre nella Piana. “Vorremmo che “Horreyya! Libertà!” diventi il manifesto delle donne della Calabria ribelle, perché narra la storia di tutte le donne che hanno il coraggio di sperare e tendersi in uno sforzo estremo, per realizzare le proprie aspirazioni. E il cambiamento”. Questo l’augurio delle organizzatrici.
Giulia Zanfino

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