No al business dei manicomi privati

“Di male in peggio: avevamo già criticato la nuova legge sugli Opg (uno specifico articolo del decreto “svuota carceri”), perché invece di privilegiare la presa in carico degli internati da parte dei Dipartimenti di salute mentale con progetti terapeutico-riabilitativi individuali, così da permettere l’effettiva costruzione di percorsi alternativi agli Opg, rischia di concentrare tutto sulla […]

“Di male in peggio: avevamo già criticato la nuova legge sugli Opg (uno specifico articolo del decreto “svuota carceri”), perché invece di privilegiare la presa in carico degli internati da parte dei Dipartimenti di salute mentale con progetti terapeutico-riabilitativi individuali, così da permettere l’effettiva costruzione di percorsi alternativi agli Opg, rischia di concentrare tutto sulla creazione di ‘mini Opg’ in ciascuna regione, perpetuando la logica manicomiale, con il tragico binomio cura/custodia”. Così si esprime il Comitato “Stop Opg” (costituito da una trentina di organizzazioni tra le quali Antigone, Cnca, Gruppo Abele, Cgil nazionale, Fondazione Zancan, Pischiatria democratica, Cittadinanzattiva, Auser, Arci, Forum droghe) a margine dell’ultima bozza di decreto per l’applicazione della nuova legge sugli ospedali psichiatrici giudiziari.

Scrive il Comitato in una nota: “La notizia è pubblica: l’ultima bozza di decreto per applicare la nuova legge (9/2012) sugli Ospedali psichiatrici giudiziari stabilisce che le strutture residenziali in cui ricoverare gli attuali internati negli Opg potranno essere realizzate e gestite dalle Aziende sanitarie, tramite i dipartimenti di salute mentale (Dsm), o dal privato sociale e imprenditoriale. Ora – prosegue la nota – rischiamo addirittura il business, alimentato obbligatoriamente dalla spesa pubblica (dato che il ricovero è disposto dalla magistratura) e a pagare saranno le Asl (e lo Stato qualora sia prevista la vigilanza esterna). Mentre è inquietante l’idea che potrebbero essere soggetti privati a realizzare e gestire strutture detentive”.

Per il Comitato si tratta di “un disastro, uno stravolgimento di quello che doveva essere il processo di superamento degli Opg: chiediamo al ministro della Salute la convocazione urgente dell’incontro, che pure aveva convocato e poi rinviato. Al presidente della conferenza delle Regioni, che abbiamo già incontrato, chiediamo un immediato intervento. Come auspichiamo una decisa azione del ministro della Giustizia contro la privatizzazione della giustizia e delle carceri”. Il Comitato insiste “perché si proceda subito a finanziare non ancora strutture manicomiali, ma i Progetti terapeutico riabilitativi individuali, in modo da “svuotare” gli attuali Opg, destinando i finanziamenti previsti dalla legge 9/2012 (intanto i 93 milioni nel biennio per l’assistenza sanitaria) ai Dipartimenti di salute mentale. L’ordine del giorno (9/4909/31) approvato alla Camera, in occasione del voto sulla legge per l’emergenza carceri, impegna il Governo proprio in questa direzione”.
Secondo “Stop Opg” la prospettiva è la seguente: “Finché non cambierà finalmente la legge sull’imputabilità del “folle reo” e sulla “pericolosità sociale”, senza una vera presa in carico dei Dipartimenti di Salute Mentale per offrire percorsi individuali di assistenza come prevedono sentenze della Corte Costituzionale, tutti (o quasi) gli internati saranno inevitabilmente trasferiti nelle nuove strutture manicomiali (ora perfino private !), dove la magistratura continuerà a disporre l’esecuzione della misura di sicurezza. L’urgenza – prosegue il Comitato – è certo quella di dare sollievo agli uomini e alle donne oggi internati negli attuali Opg, realtà indegne di un paese civile, ma bisogna farlo restituendo dignità e diritti di cittadinanza, non alimentando business o nuovi manicomi, che per loro natura impediscono la cura e la riabilitazione di persone malate”.

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