Banche: De Masi, i ‘burattinai’ della finanza paghino per le illegalità

“Credo opportuno, visto il drammatico momento che si sta attraversando, rendere pubbliche alcune iniziative legali che ho predisposto in questi ultimi mesi contro le illegalità bancarie. Faccio ciò per una serie di ragioni delle quali la principale è rappresentata dalle drammatiche notizie sui suicidi che ormai si succedono quotidianamente, al fine di poter dare fiducia […]

“Credo opportuno, visto il drammatico momento che si sta attraversando, rendere pubbliche alcune iniziative legali che ho predisposto in questi ultimi mesi contro le illegalità bancarie. Faccio ciò per una serie di ragioni delle quali la principale è rappresentata dalle drammatiche notizie sui suicidi che ormai si succedono quotidianamente, al fine di poter dare fiducia e speranza alla gente che perseverare ed aver fede in una giustizia che dimostrerà di essere uguale per tutti (sia per i potenti banchieri che per i normali cittadini) prima o poi paga. Forse sta giungendo il momento che anche i potenti ed intoccabili “burattinai” della finanza che hanno impoverito e distrutto un paese paghino, come i comuni mortali, per le illegalità commesse. Il primo forte messaggio che voglio quindi trasmettere è quello di dare fiducia e sperare che prima o poi la magistratura e la legge faranno il loro e giusto ed “onesto” corso”. Così l’imprenditore calabrese Nino De Masi che più volte ha detto ‘no’ alla criminalità organizzata, denunciando anche le istituzioni.
“Dieci anni di controversie legali contro le banche (credo uno dei primi in Italia) mi hanno portato ad essere, pagandone inimmaginabili conseguenze sia personalmente che a discapito delle mie aziende e della mia famiglia, un buon esperto di illegalità bancarie. Ciò partendo da un momento storico, negli anni passati, nel quale criticare e mettere in discussione il “sacrale” mondo bancario era considerata una “blasfemia”, una bestemmia; ma arrivando oggi a contribuire a far luce sull’odierna e diffusa consapevolezza “degli illegali” comportamenti delle banche che quotidianamente emergono dalle cronache. La sentenza della Suprema Corte di Cassazione (nr. 46669 del 23.11.2011) – spiega De Masi – ha confermato quanto di importante sancito dalla sentenza di secondo grado, andando oltre affermando in modo indiscutibile e chiaro che: le banche hanno praticato l’usura nei miei confronti e debbono rispondere civilmente dell’operato dei propri dipendenti, risarcendomi degli enormi danni subiti a causa del loro illegale comportamento. Ho quindi provveduto, in relazione a ciò, a redigere e depositare presso alcune Procure della Repubblica delle denunce contro alcune banche per la commissione dei seguenti reati, conseguenti a quanto sancito dalla sentenza:
• Reato di truffa: in quanto con determinata volontà le banche hanno applicato ai propri clienti condizioni fuori legge. Commissioni di massimo scoperto, spese, tassi di interesse oltre il limite consentito dalla legge, la modifica arbitraria delle condizioni contrattuali attraverso lo ius variandi. Tali reati sono provati dalle innumerevoli sentenze civili e penali emesse dai tribunali italiani, nelle quali le banche sono state condannate a restituire somme ingenti ai propri clienti, cifre dell’ordine dei milioni di euro. Oltre a ciò i singoli comportamenti sono stati oggetto di notevoli richiami dagli organi proposti ed innumerevoli sono stati i tentavi, lobbistici, di coprire tali illegalità, facendo e imponendo ai vari governi norme salva banche, poi abrogate poiché incostituzionali. Per essersi quindi appropriate illegalmente (ingiusto profitto) di soldi delle aziende De Masi, approfittando dello stato di bisogno delle stesse con l’applicazione di tassi, oneri e spese illegali.
• Reato di riciclaggio, in quanto le banche hanno incamerato ingenti capitali e reimmesso nel circuito monetario (riciclato) denaro frutto di attività illecite, di usura e disapplicazione di leggi come dimostrato dalle sentenze dei Tribunale di Palmi e di Reggio Calabria e da molteplici altre sentenze civili e penali emesse dai Tribunali di tutta Italia.
• Reato di falso in bilancio e false comunicazioni societarie, le banche hanno posto nei loro bilanci ricavi non veri e frutto di azioni illecite (anatocismo, usura), importi che in base alla legge non sono dovuti. Gli organi apicali, CdA e Direzione Generale, erano consapevoli delle politiche commerciali attuate e dei risultati che ne derivavano, e quindi volutamente e per finalità diverse hanno posto nelle scritture contabili voci di ricavi illegali ed importi di crediti 1 inesistenti. Allo stesso modo hanno redatto i bilanci e fornito false comunicazioni sui dati patrimoniali della propria società ai terzi soci e investitori (reati e consapevolezza ben chiari come emerge dal database riservato Dipo). Da evidenziare che nei verbali di approvazione dei bilanci emerge, chiaramente, come già alcuni soci si fossero lamentati di falsi addebiti ai danni dei correntisti.
• Reato di appropriazione indebita. Per essersi appropriati di somme dei risparmiatori eludendo la legge con gli strumenti dell’anatocismo, delle valute e con l’applicazione di interessi usurai, sottraendosi alle regole del mercato e non osservando le pronunce della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione in merito. • Turbativa del libero mercato. Per aver operato illegittimamente a danno dei risparmiatori, turbando la concorrenza ed il libero mercato, in quanto attuando con sistemi di cartello scelte commerciali illecite, come lo spropositato costo del denaro in alcune aree del paese, hanno di fatto messo fuori mercato e fuori dalla sana competizione il sistema delle imprese locali (vedi provvedimenti Autorità Garante). Tali illegali condizioni del credito, in un sistema di cartello, hanno di fatto messo fuori mercato e fuori dalla sana competizione le aziende De Masi.
• Applicazione della L.231/01 sulla responsabilità penale delle persone giuridiche. Le banche in quanto persone giuridiche dovrebbero essere perseguite per la responsabilità penale dei reati commessi da propri rappresentanti ai sensi della normativa suddetta.
• Reato di estorsione. Per aver utilizzato la minaccia della segnalazione in sofferenza presso la centrale rischi della Banca d’Italia, per ottenere il pagamento di somme non dovute (anatocismo, tassi usurari, spese non contemplate, CMS) o comunque fortemente annacquate da interessi anatocistici e usurari oltre che da garanzie inesistenti. Nel caso in specie, il Gruppo De Masi per evitare tale segnalazione ha pagato somme rilevanti e non dovute per come accertato nei giudizi civili e nella sentenza penale emessa dal Tribunale di Palmi.
• Reato di false attestazioni. Allorquando le segnalazioni eseguite dagli intermediari bancari, costituenti documento probatorio per la richiesta e l’emissione dei decreti ingiuntivi, sono frutto di false attestazioni dei funzionari bancari. Per aver certificato quindi, attraverso il rilascio di estratti conto certificati conformi alle scritture contabili e di dichiarazioni secondo cui il credito è vero e liquido ai sensi dell’art. 50 del TUB, l’esistenza di crediti anatocistici ed usurari, ovvero per aver certificato come “vero e liquido” un credito che, invece, risulta diverso (e quindi falso) per effetto del minor importo derivante dall’applicazione di interessi passivi e commissioni di massimo scoperto e dall’applicazione dell’anatocismo, in quanto la giurisprudenza degli ultimi anni si è espressa in maniera chiara sulla non correttezza di tali somme. Questa denuncia è uno dei tanti atti da me scritti e che hanno portato, finalmente, a far emergere una drammatica verità sulle illegalità bancarie in Italia. Questo è un tassello di una serie di azioni legali, già avviate, che nei prossimi giorni verranno rese pubbliche con atti formali che certamente serviranno a mettere ordine e legalità e che porranno ancor di più l’attenzione su una vicenda che ha aspetti gravissimi e che, come riportato in un libro di recentissima pubblicazione che titolava “Il Sismi, le banche, i politici. Tutte le confessioni dei potenti”, coinvolge un potere che è andato molto oltre il limite, sembra anche nel caso che mi riguarda direttamente . Io da vittima di questo sistema ho l’incoscienza ma anche il dovere di denunciare tali carnefici, affinché le cose forse possano cambiare e far emergere la verità. Certamente in un momento drammatico come questo ho scelto di continuare a combattere con nuove azioni legali e 2 sconfiggere la depressione e il sentimento di impotenza che porta, come emerge dalla cronaca quotidiana, anche al suicidio. La forza e la consapevolezza che prima o poi tutti noi riusciremo a dimostrare di essere uguali davanti alla legge, sconfiggendo le criminali lobby di potere che sino ad oggi hanno violentato il Paese ed i diritti dei cittadini, mi porta sempre a sperare in un domani migliore. Per adesso ciò è tutto”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *