San Valentino in Abruzzo Citeriore: la chiesa cambia colore e impazzano le proteste

Ad accendere gli animi di un gruppo di cittadini di San Valentino in Abruzzo Citeriore, paese in provincia di Pescara di poco meno di duemila abitanti, è stato il restauro selvaggio di una parete laterale della Chiesa Madre ed alcune richieste rimaste inascoltate. Nei confronti delle decisioni prese dalla curia di Chieti-Vasto, i cittadini hanno […]

Ad accendere gli animi di un gruppo di cittadini di San Valentino in Abruzzo Citeriore, paese in provincia di Pescara di poco meno di duemila abitanti, è stato il restauro selvaggio di una parete laterale della Chiesa Madre ed alcune richieste rimaste inascoltate. Nei confronti delle decisioni prese dalla curia di Chieti-Vasto, i cittadini hanno dimostrato la loro contrarietà anche su facebook. in  particolare, ad essere maggiormente contestata è stata la tecnica di restauro utilizzata sulla parete, tecnicamente chiamata velatura e che in molti chiamano “giallo soprintendenza”. Ad essere decisivo fu un incontro organizzato nella stessa chiesa lo scorso 6 Novembre 2011 dal parroco di quel paese Don Antonio Alberici e dal consiglio pastorale, al quale presero parte l’architetto Liberatore in rappresentanza della soprintendenza ai beni culturali di Sulmona che approvò i lavori, alcuni tecnici della curia, Don Giuseppe Libertascioli (direttore ufficio per i beni culturali ecclesiastici e direttore archivio diocesano presso l’arcidiocesi Chieti-Vasto) in rappresentanza della stessa curia Chieti-Vasto, l’Amministrazione Comunale del paese ed i cittadini di San Valentino. In quell’incontro ci furono duri contrasti tra gli oppositori e i sostenitori del progetto. A sostegno delle  loro tesi i cittadini crearono un comitato chiamato “pro Chiesa Madre”, si levò la richiesta di applicare un diverso metodo di restauro, che fosse meno invasivo per la chiesa stessa e per l’ambiente circostante, una richiesta che rispecchiava anche il senso della relazione di Mons. Trivero, sottosegretario CEI che, nel Convegno nazionale Economi Diocesani del 2004, affermava: “non è mai stata negata la funzione sociale dell’edificio sacro per la promozione umana della popolazione, fino a concepirlo come un servizio collettivo d’interesse pubblico di rilievo costituzionale… il principio che gli edifici di culto sono necessari per l’urbanizzazione del territorio è andato evidenziandosi nel dibattito culturale e nella coscienza collettiva dei cittadini..”.  Una richiesta questa, ritenuta inammissibile da Don Libertascioli, ma non da alcuni tecnici della soprintendenza ed altri tecnici

Una richiesta questa, ritenuta inammissibile da Don Libertascioli, ma non da alcuni tecnici della soprintendenza ed altri tecnici. Le cui ammissioni di poter applicare altri metodi di restauro che non modificassero il colore originale di quella parte della chiesa (dato dalla presenza di pietre della Majella), vennero offuscate dalla volontà di andare avanti senza indugi. Andando così forse contro uno dei compiti della chiesa e degli uomini di chiesa, che viene descritto in un articolo apparso su “Il Sole 24 Ore” datato “Domenica 5 febbraio 2011” a firma proprio di Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto; luogo da cui è partita la richiesta di quei lavori. Il titolo di questo articolo era, “L’Ascolto è il primo passo di una buona guida”. Ascolto, che di fatto è stato negato anche dal parroco di San Valentino che, imponendo l’impossibilità di fare passi indietro nella valutazione delle tecniche utilizzate per il restauro. In tutto questo tempo c’è stata una chiusura totale a qualunque dialogo con il comitato e l’amministrazione comunale, di fatto, non tentò minimamente di trovare compromessi affermando di non poter e voler intervenire a sostegno di quanto accaduto. Ma ad essere significative furono le affermazioni di  Don Giuseppe Libertascioli.: ” …io, francamente, sono convinto di quello che sto dicendo; non vi preoccupate…perché questa (la colorazione che è stata utilizzata nell’opera di restauro di un lato della chiesa madre di San Valentino in A.C.), piano piano…torna ad essere molto uguale a prima (uguale al colore originale della chiesa, dato dal materiale originale che la compone…”.
Sono passati ormai alcuni mesi da quell’incontro e dopo queste dichiarazioni, la parte della chiesa interessata non ha più il colore originale. Per avere un quadro completo dell’accaduto basta andare sul gruppo facebook “I Love San Valentino”.

Lorenzo Petrilli

Una risposta a “San Valentino in Abruzzo Citeriore: la chiesa cambia colore e impazzano le proteste”

  1. Ginapizzolato ha detto:

    il mio paese e una meraviglia grazie per le foto..

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