Il passaggio di Venere e le diverse previsioni

Alla 5,30 del mattino lo spettacolo è iniziato, con un punticino nero che ha sfiorato e poi si è inscritto nel disco solare, un fatto straordinario che non si vedeva da 105 anni e che si replicherà l’11 dicembre del 2117, seguito dai satelliti dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e della Nasa e che, oltre alla […]

Alla 5,30 del mattino lo spettacolo è iniziato, con un punticino nero che ha sfiorato e poi si è inscritto nel disco solare, un fatto straordinario che non si vedeva da 105 anni e che si replicherà l’11 dicembre del 2117, seguito dai satelliti dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e della Nasa e che, oltre alla comunità scientifica, ha mobilitato gli astrofili di tutto il mondo.
In Italia è stato studiato dagli esperti dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e dalle migliaia di appassionati del cielo dell’Unione Astrofili Italiani (Uai).
Peccato che da noi il transito di Venere davanti al Sole si è potuto vedere solo nelle ultime battute , perché quando l’astro è sorto, il pianeta aveva quasi completato il suo tragitto.
Cionondimeno è stato un evento da fiato sospeso, anche per la lunga e affascinante storia che si trascina dietro, con personaggi protagonisti della scienza e dell’esplorazione e che conserva, intatto, il suo fascino. La scienza ha guardato il passaggio con occhi avidi, non tanto per indagare Venere o il Sole, ma per andare molto più lontano, verso i pianeti extrasolari.
Infatti per cercare di scoprire nuovi corpi celesti attorno ad altre stelle della galassia si cerca di misurare l’attenuazione della luce quando un pianeta transita davanti.
È uno dei metodi, e forse il più interessante finora, perché è abbastanza affinato per poter cogliere la presenza di pianeti di minore taglia analoghi alla Terra.
In passato Keplero ed Halley si sono serviti del fenomeno per misurare la distanza fra la Terra e la sua stella, mentre il “passaggio” del 1761, permise a Mikhail Lomonosov di stabilire, dall’Osservatorio di San Pietroburgo, che Venere aveva un’atmosfera.
Un transito di Venere è, in effetti, una sorta di piccolissima eclissi del Sole e lo spettacolo, nell’immediato passato, era accaduto nel mese di dicembre del 1874 e del 1882.
Nata dall’unione del cielo (gli dei) con l’acqua (la terra), in astrologia Venere è il simbolo dell’amore incarnato, quell’amore che proviene dalla coscienza più alta e si manifesta, attraverso l’emozione, nella vita quotidiana.
Inoltre è il pianeta del “piacere” e quindi riguarda tutto ciò che ci fa star bene, ci attrae, ci appaga e questo al di là del parere o del giudizio altrui perché ci spinge verso ciò che veramente soddisfa un nostro bisogno, un istinto, un desiderio.
E’ il pianeta della bellezza, dell’ordine e dell’armonia, collegato ai talenti artistici e all’aspetto fisico.
Molto spesso, tramite gli intrecci positivi o le dissonanze, il pianeta indica quanto la vita affettiva di una persona potrà essere felice, anche se questo, in massima parte, dipende da problemi ben più profondi, che spesso vengono da un vissuto familiare e dall’infanzia, che coinvolgono quindi altri pianeti.
Da alcuni giorni sul web gli appassionati di astrologia si sono sbizzarriti in previsioni più o meno nefaste, parlando anche della imminente fine del mondo, vaticinata dal celebre calendario Maya per la fine di questo anno.
Naturalmente tutti costoro non hanno tenuto conto della notizia, apparsa on-line il 18 maggio, della scoperta di un nuovo calendario Maya, operata da una equipe archeologi guidati da William Saturno dell’Università di Boston, i cui studi sono stati pubblicati, all’inizio di Maggio, da una delle riviste più riconosciute nel mondo della scienza, l’americana Science, in cui emerge un nuovo conteggio del tempo da parte del popolo precolombiano, con datazione fino al 9.000 della nostra era.
Questo grazie a quanto riportato sui muri di una casa probabilmente appartenente ad uno scriba, scoperta nel sito archeologico di Xultum, in Guatemala, risalente al IX secolo d.C.
Su tre delle pareti rimaste, totalmente iscritte di geroglifici, sono stati identificati i conteggi che sembrano descrivere le varie ciclicità astronomiche con cui i Maya conteggiavano il tempo: le fasi lunari, il calendario religioso (260 giorni), il calendario solare (365 giorni), il ciclo di Venere (584 giorni) e quello di Marte (780 giorni). Sono anche state trovate altre iscrizioni e disegni di figure umane che hanno fornito ulteriori informazioni relativamente a questa grande civiltà come la data riferita all’anno della decaduta dei Maya, l’813 d.C. associati ad una serie di iscrizioni e nuovi conteggi che portano la fine del conteggio del calendario di almeno altri 7.000 anni. Quindi possiamo stare tranquilli e nonostante i presagi arriviamo ad almeno l’anno 9.000

Carlo Di Stanislao

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