Ancora morti insensate

Ancora una tragedia in Puglia, a Conversano, dove un padre, una madre e figlioletto di appena 18 mesi, sono stati trovati morti, con i pigiami ancora indosso, sotto tonnellate di macerie, dopo il crollo di due palazzine a seguito dello scoppio di una bombola di Gpl. Le vittime, Bernardo Vitto, di 30 anni, originario di […]

Ancora una tragedia in Puglia, a Conversano, dove un padre, una madre e figlioletto di appena 18 mesi, sono stati trovati morti, con i pigiami ancora indosso, sotto tonnellate di macerie, dopo il crollo di due palazzine a seguito dello scoppio di una bombola di Gpl.
Le vittime, Bernardo Vitto, di 30 anni, originario di Conversano, la moglie olandese, Welmoedh Schotanus, 28 anni e il loro bambino, avevano affittato l’appartamento divenuto la loro tomba, per una vacanza.
L’esplosione, oltre ai tre morti, ha causato anche una decina di feriti, mentre 50 persone sono sfollate.
La procura di Bari ha aperto una indagine per omicidio colposo e crollo colposo, per comprendere come sia stata possibile la fuga di gas che ha sgretolato le due palazzine.
Intanto, l’amministrazione comunale di Conversano ha proclamato il lutto cittadino in memoria delle tre vittime ed oggi pomeriggio gli esercizi commerciali resteranno chiusi per un’ora a partire dalle 17.
Si è appreso, inoltre, che i funerali dei tre turisti olandesi morti nel crollo, si terranno in Olanda.
Nella zona del crollo sono in corso verifiche di staticità sugli immobili. È probabile che in giornata, una volta ultimati, diverse di loro potranno farvi rientro.
Questa mattina, intanto, il sindaco, Giuseppe Lovascio ha convocato una riunione a palazzo di città nel corso della quale si sta discutendo di come assicurare assistenza alle famiglie evacuate e dell’ipotesi di procedere all’abbattimento degli immobili limitrofi alle palazzine crollate e che sono stati gravemente danneggiati.
Si è inoltre appreso che delle due palazzine crollate una era disabitata, mentre l’altra ospitava d’estate turisti.
Intanto, a poco più di 130 chilometri dal luogo di questa ennesima tragedia , nel carcere di S. Nicola di Lecce, è detenuto Giovanni Vantaggiato, il 68enne di Copertino in stato di fermo dopo aver confessato, al termine di sette ore d’interrogatorio, di aver collocato, la mattina di sabato 19 maggio, l’ordigno davanti alla scuola Morvillo-Falcone, uccidendo la studentessa 16enne di Mesagne Melissa Bassi e ferendone altre cinque, una delle quali in modo grave.
Oggi si è appreso che è lì che sarà interrogato dagli inquirenti, alla presenza del suo legale, l’avvocato Franco Orlando del foro di Lecce.
L’uomo e’ in isolamento, in una cella del braccio femminile, per evitare contatti con gli altri detenuti.
L’interrogatorio, si terra’ domattina a partire dalle 8.30, condotto dal giudice Ines Casciaro.
Restano forti i misteri sul vero movente e sul fatto che colui che è stato già ribattezzato “il killer di Brindisi”, possa aver agito da solo.
L’uomo, che gestisce una rivendita di gas e combustibili agricoli nel paese di residenza, e’ stato fermato nella tarda serata di mercoledi’ e ha ammesso le sue responsabilita’ nel corso di un lunghissimo interrogatorio. E lo ha fatto con folle lucidità, affermando di non avere avuto scelta, per una ruggine con la giustizia e per aver perso l’appalto di fornitura del gas a strutture scolastiche da parte della regione Puglia.
Ma poiché, nel corso dell’ interrogatorio, si sarebbe lasciato sfuggire qualche frase al plurale, gli inquirenti ipotizzano gli che qualcuno avrebbe potuto aiutare il commerciante nel trasporto delle bombole di gas davanti alla scuola.
Oppure potrebbe avergli addirittura suggerito il gesto.
Ciò spiegherebbe anche la mancanza di spiegazioni plausibili sul movente.
Per questo gli inquirenti parlano della presenza di un eventuale committente e hanno contestato il concorso in strage aggravata da finalità terroristica.
All’incontro di ieri con i giornalisti, dopo la confessione di Vantaggio, hanno voluto esserci entrambi, stretti come le due parti di un medesimo lutto, mamma Rita e papà Massimo, genitori straziati, ma privi di odio, di Melissa Bassi, arrivati all’incontro con aria dignitosa, con lei esangue, uno spettro, bellissimo e gentile, di cui si intuisce la sfumata bellezza e lui, Massimo, che impartisce con pacata fermezza, una lezione di civiltà sia a’assassino c che agli speculatori di ogni genere e grado ed anche a quei giornalisti che di lì a poco si cimenteranno in domande a dir poco inopportune.
Poi, con voce ferma, che fa vibrare i cuori, emette la sua condanna: “Questa persona, che non so come definire, avrà avuto una famiglia, dei figli, negli ultimi venti giorni avrà parlato come chiunque della tragedia di Melissa. Questa persona non è un padre. Ha spezzato la mia famiglia ed anche la sua. Non è e non può essere un padre”.
Condanna ferma espressa anche, e ancora una volta, da tutta la comunità civile, con la sola eccezione della Russia, di fronte all’ennesimo eccidio, ieri, in Siria, con decine di persone (pare più di 50), fra cui donne e bambini, massacrate in una nuova carneficina compiuta dalle forze del regime di Assad., sulla popolazione inerme.
Lo hanno denunciato l’opposizione e l’Osservatorio siriano dei diritti dell’uomo, precisando che il massacro è avvenuto il 7 giugno ad Al-Koubeir, nella provincia di Hama, anche se il regime lo smentisce.
Da Istanbul, il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha sollecitato nuovamente un trasferimento completo di potere in Siria dal presidente Bashar al Assad a un governo di transizione, definendo “inammissibile” quest’ultimo massacro compiuto in Siria.
Ma per Mosca, la strage compiuta ieri, rappresenta ancora una volta una “provocazione” per fare fallire il piano Annan.
Secondo il presidente dell’Osservatorio, Rami Abdel Rahmane, almeno 55 persone sono uccise ad Al Koubeir, “in maggioranza membri della famiglia Al-Yateem”con tra loro “18 donne e bambini”. Inoltre, ha aggiunto “sei altre persone sono state uccise in un villaggio vicino, un’enclave sunnita dove vivono circa 150 allevatori e contadini”.
Oggi, Kofi Annan, al termine di una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ha detto che “il piano di pace per la Siria non è ancora morto”, anche se il segretario generale Ban Ki-moon ha affermato che le speranze che abbia successo così com’é si stanno spegnendo.
Dopo una discussione in Assemblea Generale, in cui lo stesso Annan ha detto che il suo piano “non è stato attuato”, ieri i Quindici si sono riuniti a porte chiuse, per discutere della drammatica situazione sul campo, anche alla luce dei colpi di arma da fuoco sparati contro gli osservatori Onu e mentre le tv del mondo riferiscono dell’ennesimo raccapricciante massacro compiuto nei pressi di Hama.
Massacro che, ha affermato la Casa Bianca per bocca del portavoce Jay Carney, ha ulteriormente messo in chiaro al mondo intero “che il regime di Assad è illegittimo” e che la transizione democratica in Siria “non può avvenire quando al potere c’é un tiranno come Assad che sta spietatamente uccidendo il suo popolo”. Ai membri del Consiglio di Sicurezza, che secondo fonti diplomatiche dietro le quinte sta elaborando una nuova bozza di risoluzione, Annan ha poi ammonito che se la comunità internazionale non sarà unita nell’esercitare pressioni su Damasco, “presto la situazione in Siria sarà fuori controllo”.
Frattanto, a quanto si è appreso, il Consiglio lavora ad una nuova risoluzione per rilanciare il piano di Annan. Secondo fonti diplomatiche, ci sarebbe una nuova bozza di documento che punterebbe a fornire indicazioni più specifiche sulla attuazione del piano stesso, inclusa una ben precisa scadenza temporale. E lo stesso Annan avrebbe in mente la creazione di un “gruppo di contatto” formato dalle potenze mondiali – Usa, Francia, Gran Bretagna, Russia, Cina – e dei principali attori regionali che abbiano influenza sul governo di Damasco o sull’opposizione, come Arabia Saudita, Qatar, Turchia e Iran.
Il tentativo è anche quello di sbloccare la situazione di stallo tra i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ottenendo il sì della Russia ad un progetto di transizione politica che conduca il presidente al Assad a farsi da parte.
Oggi il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert, ha detto che la Germania è “inorridita” e precisato che Berlino il presidente siriano Bashar al-Assad ha perso ogni “leggitimità”.
“Due settimane dopo il massacro di Hula”, ha affermato Seibert, “sembra che ce ne sia stato un altro nella cittadina di al-Kabir vicino Hama, dove decine di civili sono stati selvaggiamente uccisi”. “La posizione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sarà decisiva per il futuro”.
E anche il nostro ministro degli Esteri Giulio Terzi, in un’intervista al Corriere della Sera, ha detto che “davanti ai continui massacri in Siria, bisogna convincere Russia e Cina dell’ineluttabilità del ricambio di potere a Damasco, spiegando a Mosca che questo è il modo migliore di conservare amicizie nel mondo arabo”.
Terzi ha anche ricordato che “la Russia non vuole un intervento armato internazionale in Siria”. Ma, a questo proposito, secondo il ministro, “bisogna essere chiari”: “Una cosa è fornire armi agli oppositori, altra molto diversa sarebbe intervenire militarmente.
Nessuno ha intenzione di ripetere l’esperienza libica”, ha commentato il capo della diplomazia italiana.
“Sulla Russia mi è parso di percepire sfumature importanti: Mosca non vuole difendere Assad a tutti i costi, punta piuttosto a una transizione verso nuovi assetti politici”.
Un odio senza fine sembra attraversare il mondo, con i cavalieri dell’Apocalisse lanciati al galoppo a spargere ira e morte, ovunque.
Nel Levitico 26,14 le sciagure non sono che maledizioni che si susseguono come minacce terribili il cui grado di severità aumenta in misura proporzionale alle forme di disobbedienza nei confronti della legge mosaica.
Cambiando il nostro comportamento possiamo cambiare le maledizioni.
Viceversa, nell’Apocalisse si ha la netta sensazione che i mali rappresentati dai quattro cavalieri siano delle realtà inevitabili, imprescindibili, in quanto la perdizione del genere umano appare senza via di scampo.
La colpa è priva di remissione e deve essere scontata in mezzo al sangue e a una desolazione infinita.
E sembra che questi tempi diano ragione al visionario Giovanni , il quale non solo scrive che all’apertura del 7° sigillo non si salverà nessuno, perché la paura sarà talmente grande he l’odio reciproco prevarrà su tutto e gli uomini si uccideranno l’un l’altro.
Ma aggiunge, anche, che “il resto degli uomini che non furono uccisi da questi flagelli, non si ravvidero dalle opere delle loro mani, non cessò di prestar culto ai demoni e agli idoli d’oro, d’argento, di bronzo, di pietra e di legno, che non possono né vedere, né udire, né camminare; non rinunciò nemmeno agli omicidi, né alle stregonerie, né alla fornicazione, né alle ruberie”.
Eppure io sono ancora fra coloro che invece sperano nella possibilità data all’uomo di ravvedersi e che si riconosce nella frase emblematica pronunciata dal nobile cavaliere Antonius Block, di ritorno dalle Crociate, all’indirizzo della Morte, ne “Il settimo sigillo” di Bergman:” Nessuno può vivere sapendo di dover morire un giorno come cadendo in un nulla senza speranza.”
Perché sarà la carità, quella carità che Antonius ha con la famiglia di saltimbanchi, che lo aveva salvato dalla sua fede angosciante; ha consentire all’uomo il radicale cambiamento, poiché solo apprezzando ciò che si è in funzione di ciò che può essere utile agli altri, “senza pensare al traguardo”, come direbbe Orazio, l’uomo riesce a vivere in piena armonia con la sua coscienza, rinunciando ad odio, guerra, ira ed assassinio.

Carlo Di Stanislao

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