L’Aquila: segnalati alla magistratura 35 imprenditori per indennizzi non spettanti

I finanzieri della Compagnia di L’Aquila hanno segnalato alla magistratura 35 titolari di impresa, per aver richiesto e conseguito indennizzi non spettanti per una somma che supera i 100mila euro. Si tratta delle provvidenze destinate ai titolari e ai dipendenti delle attivita’ produttive dell’area del cratere sismico, disciplinate dalle ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri […]

I finanzieri della Compagnia di L’Aquila hanno segnalato alla magistratura 35 titolari di impresa, per aver richiesto e conseguito indennizzi non spettanti per una somma che supera i 100mila euro. Si tratta delle provvidenze destinate ai titolari e ai dipendenti delle attivita’ produttive dell’area del cratere sismico, disciplinate dalle ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri 3769/09 e 3789/09 e tese a indennizzare quegli operatori economici costretti a sospendere la propria attivita’ a causa dei danni subiti a seguito del sisma del 6 aprile 2009. L’indennizzo previsto nella misura di 800 euro al mese per un massimo di 3 mesi, era parametrato, per quanto riguarda il titolare, in proporzione al periodo di effettiva chiusura dell’attivita’ commerciale e finalizzato al mantenimento del reddito effettivamente conseguito da questi ultimi nell’ultimo periodo di imposta precedente al sisma e per il quale erano decorsi i termini ai fini della presentazione della relativa dichiarazione. Le 35 fattispecie irregolari hanno riguardato esercizi commerciali e professionisti dell’Aquila, San Pio delle Camere e Castelvecchio Subequo. In diversi casi sono state individuate, in capo ai beneficiari dei contributi, fatture in acquisto, ovvero emissione di parcelle, ricevute e scontrini fiscali nei periodi di asserita chiusura, anche per importi elevati. In altri casi si tratta di esercizi che, nell’immediato periodo post-sisma erano stati oggetto di controllo e verbalizzazione da parte dei finanzieri, finalizzato ad evitare speculazioni e rialzi indiscriminati dei prezzi di beni di prima necessita’ che, per ottenere il contributo, hanno poi, invece, dichiarato all’ente erogante, di aver sospeso la vendita proprio in quel periodo. I denunciati rispondono di truffa ai danni dello stato, ovvero di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, a seconda dell’importo conseguito, ovvero in relazione all’utilizzo di documenti falsi per accedere ai contributi. Sono in corso le procedure per il recupero delle somme indebitamente percepite.

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