Presente e futuro neurochirurgico fra L’Aquila e Roma

Mentre sta per concludersi la XV edizione del corso italiano di Microneurochirurgia applicata, idea di altissimo valore scientifico, con prima esperienza a Teramo nel 1996, con una parte pratica di dissezione su preparati anatomici, leggiamo che mini-robot che assomigliano a vermi o a lombrichi e che si chiamano MINIR (Minimally-Invasive Neurosurgical Intracranial Robot), sono i […]

Mentre sta per concludersi la XV edizione del corso italiano di Microneurochirurgia applicata, idea di altissimo valore scientifico, con prima esperienza a Teramo nel 1996, con una parte pratica di dissezione su preparati anatomici, leggiamo che mini-robot che assomigliano a vermi o a lombrichi e che si chiamano MINIR (Minimally-Invasive Neurosurgical Intracranial Robot), sono i nuovi alleati di medici e pazienti nella lotta contro i tumori cerebrali.

Questi piccoli congegni possono, infatti, entrare nel cervello senza danneggiarlo né creare traumi, riuscendo a rimuovere anche le masse tumorali nascoste nelle zone più profonde e delicate.

Ce lo dicono i ricercatori dell’Università del Marylan, che al BioRob 2012 di Roma, il congresso mondiale biennale di bioingegneria, hanno anche parlato di un microchip per far comunicare il cervello con i computer, di scheletri da indossare per avere un supporto mentre si cammina, di capsule gastriche guidate dal medico con un joystick per effettuare una gastroscopia senza far passare tubi nell’esofago.

Tornando ai “vermi” le sperimentazioni condotte fino ad oggi sugli animali hanno avuto ottimi risultati. I robot è, infatti, sono riusciti a rimuovere il 95% dei tumori profondi, inclusi quelli a livello dell’area della corteccia cerebrale che comanda il linguaggio, fino ad oggi operabili solo con rischi molto elevati. “

Il restante 5% – ha spiegato Jean-Marc Simard, neurochirurgo alla guida del progetto – è quel sottilissimo strato tumorale che in neurochirurgia è considerato inamovibile, pena il danneggiamento della parte sana della materia cerebrale”.

In attesa degli sviluppi torniamo alla realtà che, anche con chirurgia convenzionale, ci porta a risultati inspirati anche adesso, come sottolineato da Renato Galzio e dalla sua equipe nel corso microchirurgico aquilano, che è partito il 27 e si concluderà il 29 giugno, con la consolidata formula delle lezioni teoriche al mattino e pratiche la sera, per sviscerare gli approcci di base in Neurochirurgia, cioè quelli maggiormente utilizzati nella pratica al fine di consentire anche ai meno esperti, un salto tecnico tale da porli in condizione di poter trattare patologie difficoltose con approcci meno usuali, meno rischiose e di maggiore indice di efficacia.

Il prof. Galzio ed i suoi collaboratori, hanno ringraziato, in modo particolare, il Prof. Tschabitscher della Università di Vienna, che ciol gruppo collabora fin dal 1996; i Proff. Cantore e  Delfini ed infine il Prof. Helmut Bertalanffy dell’Istituto INI di Hannover, figura di primo piano nella difficile chirurgia del cosiddetto basi-cranio, termine con cui si definisce tutte quelle strutture del cranio che si localizzano in una regione interposta tra il parenchima cerebrale e il suo rivestimento meningeo da una parte e la regione orbitaria, le fosse nasali, i seni paranasali e il rinofaringe, area che può frequentemente essere sede di tumori, i quali originano da una struttura esterna al cranio e diffondono all’encefalo attraverso i forami della base, oppure si dipartono da una struttura interna e si propagano verso l’esterno.

 Carlo Di Stanislao

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *