Crisi: calano gli occupati qualificati dell’1,8% in 5 anni

La sfida della competitivita’ si vince con il capitale umano ma l’Italia, a quanto pare, ha deciso di arrivare seconda, disinvestendo nei lavori ad alta specializzazione e finendo di nuovo in coda rispetto ad altri paesi dell’Ue. Parla infatti di “controtendenza” Italia il Rapporto Isofl 2012 sulle competenze per l’occupazione e la crescita presentato oggi […]

La sfida della competitivita’ si vince con il capitale umano ma l’Italia, a quanto pare, ha deciso di arrivare seconda, disinvestendo nei lavori ad alta specializzazione e finendo di nuovo in coda rispetto ad altri paesi dell’Ue. Parla infatti di “controtendenza” Italia il Rapporto Isofl 2012 sulle competenze per l’occupazione e la crescita presentato oggi a Roma. In Europa, spiega l’Isfol, “aumenta l’occupazione nelle professioni caratterizzate da elevate competenze ed e’ una tendenza che proseguira’ anche nei prossimi anni”. In Italia, invece, “risulta in crescita l’occupazione nelle professioni elementari e quelle ad elevata specializzazione si sono contratte dell’1,8% negli ultimi 5 anni, contro un aumento medio in Europa del 2%”, con picchi in Germania (4,3%), Regno Unito (4%), Francia (2,8%).
Nel nostro Paese abbiamo una bassa quota di professioni ad elevata specializzazione: il 18% contro il 23% della media Ue. E al tempo stesso i lavoratori che ricoprono i livelli professionali piu’ elevati hanno, rispetto al dato europeo, le quote piu’ basse di istruzione terziaria: il 53,6% contro il 70,6% della media Ue. Insomma anche se in Italia aumentano i laureati, la maggior parte di loro possiede quelle che in gergo internazionale si chiamano soft skills, ovvero competenze generiche. Una fragilita’, spiega l’Isfol, che” prescinde in buona parte dalla difficile congiuntura economica”. La crisi non c’entra. Ad incidere e’ invece “la forte asimmetria dimensionale delle imprese: la domanda di competenze qualificate cala nelle aziende piu’ piccole. Ma ha un peso anche la tendenza a competere sui costi piu’ che sull’innovazione”. I settori dove si e’ avuta una piu’ marcata crescita occupazionale nell’ultimo anno sono caratterizzati da un’elevata intensita’ di lavoro piu’ che da intensita’ di capitale. Si configura in questo modo “il rischio della “trappola dell’equilibrio al ribasso”, con produzioni a basso valore aggiunto, lavori low skills, bassi livelli di reddito e delle retribuzioni. Tutti fattori che si combinano tra loro in un circolo vizioso.

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