Ue: deputati Pdl al Corriere della Sera, perchè fare a meno del fiscal compact

“Ratificando il fiscal compact, l’Italia delega la sua sovranità in materia di bilancio, che è l’essenza stessa dell’attività di governo, non agli Stati Uniti d’Europa, non a un governo europeo democraticamente eletto ma a un insieme di regole dettate da un accordo interstatale, il che a noi non sembra inaccettabile”. In una lettera al Corriere […]

“Ratificando il fiscal compact, l’Italia delega la sua sovranità in materia di bilancio, che è l’essenza stessa dell’attività di governo, non agli Stati Uniti d’Europa, non a un governo europeo democraticamente eletto ma a un insieme di regole dettate da un accordo interstatale, il che a noi non sembra inaccettabile”. In una lettera al Corriere della Sera, cinque deputati del Pdl (Antonio Martino, Deborah Bergamini, Enrico La Loggia, Gennario Malgieri e Giuseppe Moles) spiegano la loro astensione sulla ratifica del fiscal compact. Primo punto, la riduzione del debito: “l’accordo intergovernativo si traduce in un obbligo italiano per la riduzione del debito di circa cinquanta miliardi l’anno per vent’anni: un’enormità”. Secondo punto, il pareggio di bilancio, che “secondo noi è desiderabile quando la spesa pubblica è inferiore al 10 per cento del reddito nazionale, come ai tempi di Minghetti, o si aggira intorno al 30 per cento, come ai tempi di Einaudi, ma non lo è per nulla quando, come adesso, supera il 50 per cento. Dal momento che la spesa è per lo più costituita da entitlements (spese che non possono essere ridotte a legislazione invariata), pareggiare il bilancio nei tempi previsti dal fiscal compact significa continuare a far inseguire l’aumento delle spese dalla crescita dell’imposizione: una politiche che potrebbe solo scatenare una recessione”. (bat-AgenParl)

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