L’alito del Drago

Sino a giovedì ci salvano le Azzorre, con l’anticiclone tiepido che ne deriva. Poi dal 3 all’11, saremo ancora nel crogiuolo africano e stavolta in balia di un Drago, con apice irrespirabile il 7 e l’8. Anche “Drago” è un rovente anticiclone che viene dal Nord-Africa ed i metereologi, commentando questa bollente estate, dicono che […]

Sino a giovedì ci salvano le Azzorre, con l’anticiclone tiepido che ne deriva.
Poi dal 3 all’11, saremo ancora nel crogiuolo africano e stavolta in balia di un Drago, con apice irrespirabile il 7 e l’8.
Anche “Drago” è un rovente anticiclone che viene dal Nord-Africa ed i metereologi, commentando questa bollente estate, dicono che l’anomalia (non solo italiana se si pensa alla Groenlandia deprivata dai ghiacci), non è tanto legata al numero di ondate di calore quanto alla loro durata, poiché, in genere, il caldo dovrebbe durare per 4-6 giorni per poi essere spezzato dal passaggio di rinfrescanti temporali; invece, quest’anno, ogni ondata di calore dura in media anche più di una settimana e, al Sud sino a 15 giorni.
Colpa, si dice, della circolazione atmosferica inceppata, con masse d’aria fredda ed instabili interessano il Nord Ovest europeo e quelle più calde sub tropicali risalgono verso i settori meridionali.
Questa situazione è dovuta in gran parte alla disposizione delle anomalie di temperatura oceaniche in atlantico aggravata dall’andamento dei venti in stratosfera.
E siccome c’è una buona correlazione tra i venti stratosferici orientali e l’aumento della pressione sul Mediterraneo, la bolla rovente sahariana sale di latitudine e rimane ferma per molto tempo.
Comunque, anche sotto l’alito del Drago, le regioni più bollenti saranno ancora Puglia e Molise, con anomalie positive di temperature anche di 4 gradi rispetto alle medie e, a seguire, Sicilia e Calabria (3 gradi sopra media) con ,infine, Romagna ed Abruzzo (2 gradi).
Padre Huc, un sinologo lazzarista della metà del secolo scorso, nel suo famoso libro “L’Empire chinois”, ha raccontato che la gente implorava il drago affinché ponesse fine a una siccità catastrofica.
Speriamo che, dopo il Drago africano, anche su questa nostra terra riarsa venga un po’ di pioggia.
Ma, se per gli adepti della setta buddistica contemplativa Chan (o Zen in Giappone), il drago simboleggiava la la visione fugace, istantanea, evanescente e illusoria della Verità ed era quindi equiparato a una manifestazione cosmica, forza onnipresente che si rivela a noi in un baleno per svanire immediatamente, speriamo che, oltre alla caligine, questo Drago ci porti la capacità di percepire un più quieto futuro.

Carlo Di Stanislao

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