La cultura scomparsa con Nicolini

La mia generazione lo ricorda per il “Massenzio” (oggi Festival Internazionale della Letteratura) e come inventore, da assessore alla cultura, nel decennio 1976 – 1985, nelle Amministrazioni di sinistra di Giulio Carlo Argan, Luigi Petroselli ed Ugo Vetere, delle “Estati Romane”: macchina politico-culturale che produsse polemiche, ma che definì anche nuovi orizzonti potenziali per la […]

La mia generazione lo ricorda per il “Massenzio” (oggi Festival Internazionale della Letteratura) e come inventore, da assessore alla cultura, nel decennio 1976 – 1985, nelle Amministrazioni di sinistra di Giulio Carlo Argan, Luigi Petroselli ed Ugo Vetere, delle “Estati Romane”: macchina politico-culturale che produsse polemiche, ma che definì anche nuovi orizzonti potenziali per la Capitale e per l’Italia.
La morte, a soli 70 anni, di Renato Nicolini è stata data su Twitter da Stefano Di Traglia, portavoce del segretario Pd Pier Luigi Bersani.
Una delle sue ultime battaglie civili è stato il no al progetto di discarica accanto a Villa Adriana, dove si svolgeva un festival tagliato dalla Regione per mancanza di fondi, che era stato, anche grazie a lui, una delle manifestazioni più colte dell’estate culturale romana, in scena, sino al 2011, tra metà giugno a metà luglio, con un albo d’onore gremito di nomi: Nekrosius, Victoria Chaplin o, Cassandra Wilson, Gino Paoli, Philip Glass, Barberio Corsetti, Akram Khan, Sidi Larbi Cherkaoui, Giorgio Albertazzi e tanti altri.
Secondo le intenzioni della Regione Lazio guidata dalla Polverini, basta col teatro, tolto brutalmente dal bilancio in nome di un’austerità da caserma del fascio e al suo posto la monnezza, secondo le intenzioni del prefetto Pecoraro, sempre fedele alla sua idea (definita demenziale da molti) di spostare la discarica di Roma da Malagrotta a Corcolle.
E dopo la “sparizione” del Festival, desaparecido dai programmi dell’Auditorium perché l’assessorato alla Cultura regionale, che in parte lo finanziava, si era tirato indietro e le rinnovate”promesse” di nuova discarica del montiano prefetto, lui aveva parlato e con forza, sostenendo il punto di vista di Giulia Rodano, l’ex assessore regionale della giunta di centrosinistra, ora responsabile della Cultura Idv, che cinque anni fa aveva ideato la manifestazione e che, su Repubblica, aveva dichiarato, a maggio scorso: “nella villa di Adriano si sono alternati grandi personaggi da tutto il mondo, ma ora intorno all’imperatore si sente parlare solo di discarica”.
Nicolini se n’è andato proprio nei giorni caldi della sua Roma d’estate, lasciandoci il ricordo di una cultura viva, nuova e fruibile, quanto, assessore comunista trentenne, si presentava sui palcoscenici col cappello di carta da muratore e i riccioli vaudeville. Dal 1983 fu anche deputato per tre legislature prima del Pci e poi del Pds. Raccontò di aver stracciato a un certo punto la tessere del Pd, poi però si riscrisse e provò a candidarsi, sostenuto dai tanti amici di sempre, alla carica di sindaco.
Nel luglio di tre anni fa, annunciò la sua candidatura a segretario del Partito Democratico, non presentando però le firme necessarie alla partecipazione alle primarie e l’anno dopo sostenne pubblicamente la necessità delle primarie per la scelta del candidato presidente del centro sinistra per la regione Lazio, dichiarando di voler partecipare alle stesse.
La sua ultima fatica, la pubblicazione, lo scorso anno, della nuova edizione di ” Estate Romana , con la prefazione di Jack Lang; e ancora “Per amare Napoli” (Clean edizioni), un instant book sulle sue passioni partenopee e i dolori derivanti dalle condizioni culturali e sociali della Napoli di oggi. Senza glissare sul silenzio dello stesso Bassolino una volta terminato il suo mandato (curioso davvero un episodio legato al film collettivo “I vesuviani” presentato al Festival di Venezia nel ‘ 97).
E, in cui, dava utili suggerimenti alla cultura partenopea e al nuovo sindaco De Magistris, ad esempio restituire la direzione artistica del teatro Trianon-Viviani a Nino D’ Angelo e rinunciare alla Coppa America a Bagnoli, perché già soltanto l’ idea è qualcosa di più che esilarante.
Diviso in 21 capitoli, ricco di illustrazioni, il libro si legge tutto di un fiato, tanto avvincente è il ritmo della narrazione, che nasce di getto ed è una rivisitazione critica del suo operato, di ciò che si è fatto e del tanto che ancora deve farsi, restituendo alla cultura il ruolo di volano del progresso e della rinascita.
In quel libro tutta la cultura secondo Nicolini, sintetizzata nella frase: ““L’oro del futuro è costituito da quelle risorse che non inquinano e sono sempre rinnovabili e Napoli è una miniera di energie da radicate tradizioni alla più alta concentrazione di giovani del mondo occidentale. Il tesoro di Napoli è quello di essere una città stratificata nel tempo che mescola sapientemente Pulcinella con la pizza, Domenico Vaccaro con Caravaggio, il Sannazzaro col Boccaccio, la sfogliatella al presepe, la Piedigrotta con le moderne installazioni del Madre e del Pan.”
E in quel libro, parlando di Napoli Nicolini parla dello stato del binomio cultura-politica in Italia in questi anni , con le colpe maggiori attribuite allo Spoil System che governa attualmente, impegnato più a distruggere che a ricostruire.
E mentre manifestazioni culturali come Galassia Gutemberg scompaiono, il cinema riesce a ppena a proporre ancora spunti di meditazione, che emergono attraverso una puntuale trasposizione della realtà, per rimettere in discussione antichi stereotipi.
A parte Gomorra, icona indiscussa della ferocia che tiene in ostaggio gran parte della cittadinanza ansiosa di vivere e di riscattarsi, Nicolini cita “L’Amore Buio” di Capuano o il “Gorbaciov” di Incerti, che ci propone una immagine di Napoli refrattaria alla corrente oleografia, tra retrobottega di ristoranti cinesi e maestosi grattacieli del Centro Direzionale, oppure “Noi Credevamo” di Martone, una rivisitazione acida e spietata del Risorgimento e dei suoi vistosi buchi neri ignorati dalla storiografia ufficiale.
Un modo nuovo e strano di vedere la cultura quello di Nicolini che non a caso ha ricevuto un grande premio non Italia, ma in Francia: nominato ‘Officer de l’Ordre des Arts et des Lettres de la République française’, nel 1985.
E noi aquilani lo ricordiamo, con particolare affetto, per il ruolo svolto in favore dell’Istituzione e della città, quando fu, dal 1996 al 2000, commissario del Teatro Stabile de L’Aquila; così come con affetto lo ricordano, per la passione e la caratura, i molti studenti della Università Mediterranea di Reggio Calabria, in cui è stato, sino all’ultimo, professore ordinario di Composizione Architettonica.
Lunedì, come annunciato dall’assessore capitolino alle Politiche culturali e centro storico Dino Gasperini, sarà alerstita, per Nicolini, la camera ardente al Quirinale, presso la Sala della Protomoteca.
Il suo nome sarà per sempre legato alla rinascita di una cultura insieme alta e popolare, dopo gli anni terribili del terrorismo.

Carlo Di Stanislao

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