Gioie e dolori e gente migliore

Il pacato, radioso sorriso della ventenne Jessica Rossi, che vince l’oro nel trap, segnando anche il record olimpico e il record mondiale con 99 piattelli colpiti su 100 e l’amarezza dignitosamente contenuta, fra le braccia del padre allenatore, di Tania Cagnotto, fuori da podio per 20 centesimi di punto, resteranno emblema italiano di questa Olimpiade […]

Il pacato, radioso sorriso della ventenne Jessica Rossi, che vince l’oro nel trap, segnando anche il record olimpico e il record mondiale con 99 piattelli colpiti su 100 e l’amarezza dignitosamente contenuta, fra le braccia del padre allenatore, di Tania Cagnotto, fuori da podio per 20 centesimi di punto, resteranno emblema italiano di questa Olimpiade targata Londra, con le azzurre, soprattutto, a tenere alto l’onore di casa.
Ma anche i maschietti, in parte, si fanno valere e l’ultima vittoria, quella che vale oro, viene ancora una volta dalla scherma, la disciplina nella quale l’Italia sembra non avere eguali.
Dopo la supremazia delle donne, anche gli azzurri Valerio Aspromonte, Giorgio Avola, Andrea Baldini e Andrea Cassarà hanno voluto dimostrare il loro valore, battendo i giapponesi per 45 a 39 in una finale combattuta e cha ha tenuto gli spettatori col fiato sospeso.
Inoltre, mentre ci rattrista l’eliminazione , nella Pallanuoto, del Setterosa, battuto nei quarti di finale dagli Stati Uniti per 9-6 (3-3, 3-0, 0-1, 3-2); gioiamo per la vela, con l’azzurra Alessandra Sensini, olimpionica di Grosseto, che si è classificata al 9° posto in classifica generale nella classe RS:X e parteciperà, quindi, alla medal race finale, in programma martedì.
E ci riempie di orgoglio, nel pugilato, Clemente Russo, che batte ai punti 12-10 nei quarti di finale della categoria 91 kg il cubano Josè Larduet Gomez e si qualifica per le semifinali
Russo, che in semifinale affronterà l’azero Mammadov, è già certo di una medaglia di bronzo: il torneo di boxe, infatti, prevede due bronzi ex aequo.
In questa domenica di gioie e dolori, è bello vedere tutto lo stadio Olimpico che salutato Oscar Pistorius, eliminato nella secondo semifinale dei 400, ma che, ancora una volta, ha dato prova di determinata, irriducibile tenacia.
Agli applausi Pistorius ha risposto con un inchino, mentre il vincitore della batteria, il campione del mondo Kirani James, è andato ad abbracciarlo e gli ha chiesto di scambiare il numero di gara.
Gesti di una volta, spontanei e senza retorica, gesti che fanno bene al cuore.
Ci rattrista invece leggere che solo 4 italiani su dieci, quest’anno, andranno in vacanza e, ancor più, e che nelle stesse ore di gesti atletici ed umani tanto splendidi e leali, dei miliziani jhadisti, hanno compiuto una strage, con 16 morti e sette feriti, condotta con due blindati I e con il lancio di bombe a mano, in un checkpoint al confine tra Egitto e Striscia di Gaza, in prossimità di Rafah, che ora è completamente circondata dalle truppe egiziane, per impedire la fuga dei terroristi.
L’ambasciatore israeliano a Washington, David Oren, ha accusato l’Iran di aver sostenuto l’attacco e dichiarato su Twitter che :”L’Iran ha di nuovo sostenuto i terroristi nell’attacco al nostro confine meridionale”.
In una interista, poi, al Jerusalem Post, ha aggiunto: “I terroristi – hanno anche bombardato le fattorie e le città israeliane vicine al confine”. “L’attacco sventato- ha concluso- sottolinea il punto fino al quale arriva il regime estremista dell’Iran nel tentativo di uccidere israeliani innocenti”.
Ancora, quindici giorni dopo l’attacco al cinema di Denver, costato la vita a una dozzina di persone, apprendiamo, nel pomeriggio di domenica, di un nuovo tragico episodio negli Stati Uniti, con, teatro della strage, un luogo di culto: un tempio della reli¬gione sikh originaria dell’India e sette vittime, fra cui l’ assalitore, freddato dalla polizia. ’LFbi esclude la pista straniera e par¬la di “terrorismo in¬terno “.
L’assassino è penetrato nel tem¬pio mentre stava per avere inizio una funzione alla presenza di decine di persone, tra cui molte donne e bam¬bini, e ha aperto il fuoco al’impazzata.
Il presidente Ba¬rack Obama, si è detto “profonda¬mente rattristato” e nel suo immediato messag¬gio, ha spiegato che: “la gente di Oak Creek è nei pensieri e nelle pre¬ghiere degli americani. Il nostro cuore va alle famiglie e agli amici del¬le vittime “. Obama ha anche ribadito che il governo farà tutto il possibile per aiutarli. Poi ha ricordato quanto i Sikh hanno dato agli Usa e come facciano parte della “famiglia ameri¬cana allargata “.
La loro reli¬gione monoteista è stata fondata cir¬ca 500 anni fa in India e ha quasi 30 milioni di praticanti nel mondo. Do¬po l’11 settembre 2001 sono stati più volte oggetto di offese e aggressioni perché molti in America li con¬fondono con i musulmani per le lo¬ro lunghe barbe e i turbanti: fonti dei Sikh parlano di oltre 700 “inci¬denti “ che li hanno visti come vittime in questi 11 anni. I Sikh osservanti non ta¬gliano barba né ca-pelli, portati raccolti sotto un turbante.
Una esplosione di gioia, invece, ha accompagnato sia l’arrivo di Curiosity su Marte, con il rover atterrato poche ore fa e le fasi finali seguite nella notte, con grande apprensione, oltre che dai tecnici collegati, anche da milioni di persone attraverso la diretta web; che il comunicato finale della troika di esperti del Fondo Monetario Internazionale, della Bce e della Commissione Europea che nei giorni scorsi ha vagliato la situazione di Atene, per verificare i progressi della Grecia verso il risanamento.
Il team, sui si legge in una sua nota, ha: “discusso con le autorità greche le politiche economiche necessarie a ripristinare la crescita e la competitività, assicurare una posizione fiscale stabile e sostenere la fiducia nel sistema finanziario, in linea con i target del programma di aggiustamento economico”.
E ancora: “C´è stato un generale accordo per rafforzare gli sforzi politici per raggiungere questi obbiettivi. Le autorità greche si sono impegnate a procedere con determinazione nel loro lavoro per il prossimo mese”.
Soddisfatto Poul Thomsen, esponente del Fmi, che, a conclusione dei colloqui, da Atene plaude ai “progressi” fatti nei colloqui e annuncia che, dopo la pausa estiva, i lavori con la Grecia riprenderanno a settembre.
Ma per i greci non sono finiti i dolori, poiché bisogna proseguire nella più assoluta austerity, con un pacchetto di tagli da 11,5 miliardi nel biennio 2013-2014, che prevede ulteriori riduzioni negli stipendi dei dipendenti pubblici e nelle pensioni e che è determinante per l´arrivo delle prossime tranches di aiuti.
Intanto il premier greco Antonis Samaras, convalescente dall´intervento alla cataratta che lo ha allontanato in questi giorni dagli impegni ufficiali, sarà nei prossimi giorni in visita a Berlino e Parigi per discutere della ripresa greca. Il 24 e il 25 agosto il primo ministro incontrerà Hollande e Merkel, per convincere i leader europei a concedere alla Grecia più tempo per rientrare nei parametri necessari a ricevere gli aiuti.
Il problema imminente, che riempie di ansia i greci in queste ore, è la copertura dei 3,2 miliardi di debito verso la Bce in scadenza il prossimo 20 agosto.
Pare improbabile che l´istituto centrale europeo voglia dilazionare il saldo del dovuto e l’unica soluzione parrebbe essere una nuova emissione di titoli a breve scadenza, meglio collocabili sul mercato, per rimborsare il debito e prendere fiato per sostenere le misure di austerity richieste dalla troika.
Di gioia ci riempie anche una notizia minore: le prime proiezioni di parti di un film che segna il ritorno sul grande schermo di Gianni Morandi: “Padroni di casa”, opera seconda di Edoardo Gabbriellini, una sorta di thriller carico di tensione, odio per l’estraneo, violenza repressa pronta a esplodere senza un senso, che le cast vede anche Valerio Mastandrea, Elio Germano e Valeria Bruni-Tedeschi. A completare il roster d’eccezione c’è anche Cesare Cremonini che qui si è occupato delle musiche.
E ci fa riflettere il fatto che una icona del buonismo nazionale, sia impegnato in un personaggio cinico, in un’Italia che, ormai come il mondo, pensa solo egoisticamente agli interessi personali.
Fausto Mieli (interpretato da Morandi) è un cantante di successo che si è ritirato, da una decina d’anni, in un paesino dell’Appennino tosco-emiliano, in una specie di riserva naturale paradisiaca dove però non mancano episodi di bracconaggio (ecco anche il tema della “caccia”). Il motivo della sua “reclusione” è un ictus gravissimo che ha colpito la moglie (Bruni Tedeschi). Fortunatamente gli viene chiesto di fare un concerto per promozione turistica e lui è molto felice anche se la malattia di Moira diventa cattiveria e gelosia.
In questo contesto Elia (Germano) e Cosimo (Mastandrea), due fratelli piastrellisti dal grande feeling interpretativo, iniziano un lavoro in casa e sviluppano subito rapporti difficili con la piccola comunità locale. A un certo punto le cose precipitano: il giorno del concerto Fausto non soccorre la moglie che cade a terra per uno spasmo e va ad esibirsi finalmente “libero” anche se con un enorme dolore interiore. Un gruppo di paesani (fra cui cacciatori di frodo che avevano ucciso un lupo ed erano stati visti da Cosimo) crede, o vuole credere, che i responsabili siano gli operai. E qui il senso di morte che attraversa gli episodi si fa realtà.
La crisi scoppiata anni e resasi acuta negli ultimi mesi, ha rischiato di far volare in pezzi anche quel poco che c’era: un “poco” pesante e pletorico, ma insoddisfacente. Eppure, forse qualcosa si sta movendo. Qualcosa che ci condurrà a prender concordi atto che quella “falsa partenza” ha servito se non altro a farci prendere comune coscienza di un bisogno diffuso per quanto mai evidenziato, mai approfondito dalle forze politiche dei paesi membri della Ue. Non a caso, non abbiamo né una Costituzione – di cui non siamo stati capaci nemmeno di redigere un preambolo -, né un esercito; abbiamo sì una bandiera, anche bella, e un inno (preso dalla Nona di Beethoven) che però non possiamo cantare in quanto manca di parole adeguate.
Eppure oggi è successo un piccolo miracolo. Il Presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, ha inviato alla gente siciliana dei comuni coinvolti dallo sbarco del 1943 un messaggio per rievocare un evento accaduto sessantanove anni or sono. Un piccolo, doloroso evento: una goccia di sangue versata nell’oceano che stava affogando il mondo di quei giorni. Ma l’averlo ricordato oggi può rappresentare un giro di boa, il segno dell’inizio di qualcosa di davvero rivoluzionario e profondo.
Martin Schulz si è simbolicamente unito a un piccolo gruppo di cittadini riuniti per ricordare, con un semplice cippo, un evento doloroso e un crimine di guerra. Il massacro senza ragione, contro le leggi di guerra e contro le leggi umane e divine, di un gruppo di soldati italiani che si erano arresi da parte di un’unità delle forze armate statunitensi sbarcate in Sicilia.
Un atto non solo inutile, ma anzitutto arbitrario e crudele.
E questo gesto, marginale e tenuti ai margini, di Schultz, ci lascia sperare in un futuro migliore, perché fatto da gente migliore.

Carlo Di Stanislao

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