Valanga killer sull’Himalaya, un italiano tra i 13 morti

Un’improvvisa giornata di sole fra tante di maltempo sembra essere stata la causa della tragedia avvenuta oggi in Nepal sul monte Manaslu, l’ottava vetta piu’ alta del mondo (8.156 metri) che troneggia nella catena dell’Himalaya: hanno trovato la morte 13 alpinisti europei e nepalesi, fra cui l’italiano Alberto Magliano. Altri 12, invece, sono stati salvati […]

Un’improvvisa giornata di sole fra tante di maltempo sembra essere stata la causa della tragedia avvenuta oggi in Nepal sul monte Manaslu, l’ottava vetta piu’ alta del mondo (8.156 metri) che troneggia nella catena dell’Himalaya: hanno trovato la morte 13 alpinisti europei e nepalesi, fra cui l’italiano Alberto Magliano. Altri 12, invece, sono stati salvati dai soccorritori.

Le autorita’ hanno riferito a Khatmandu che decine di scalatori si trovavano nelle tende del campo base 3 a 7.000 metri di quota quando all’alba, dal fianco della montagna, si e’ staccato un seracco di ghiaccio trasformatosi subito in una micidiale valanga che ha travolto tutto.

Data l’ora, tutti gli alpinisti stavano dormendo nelle tende con gli sherpa e sono quindi stati investiti in pieno dalla enorme massa di neve e ghiaccio.

E’ toccato al veterano alpinista Silvio Mondinelli dare l’allarme in Italia su quanto era accaduto, comunicando il decesso di Magliano (66 anni), che proprio ieri era diventato nonno, e assicurando che altri otto connazionali, fra cui lui, Christian Gobbi e Marco Confortola, erano sfuggiti alla morte.

”Io stesso – ha detto Mondinelli in una telefonata con Agostino Da Polenza – ho contato 13 cadaveri, ma ho l’impressione che sotto la neve ce ne possano essere altri”. Riflettendo poi su quanto accaduto a Magliano, Mondinelli ha detto che ”forse la tenda di Alberto era piu’ pesante della nostra dato che conteneva anche delle bombole di ossigeno e quindi il peso le ha impedito di saltar fuori dalla slavina”.

Per uno strano scherzo del destino, il 29 aprile 2009 fu proprio Magliano che comunico’ dal campo base 2 del Manaslu la morte per edema polmonare del trentino Giuseppe Antonelli. Altri due italiani, Gottfried Mutschlechner e Karl Grosrubatscher persero la vita sul fianco di questa vetta il 10 maggio 1991.

Non appena informata della gravita’ di quanto accaduto, l’Unita’ di crisi della Farnesina si e’ subito attivata attraverso il consolato di Kathmandu e quello generale indiano di Kolkata per assicurare ogni possibile assistenza agli italiani parte della spedizione di alpinisti sull’Himalaya.

Da parte sua Anjan Rai, portavoce dell’agenzia nepalese Thamserku Trekking che ha organizzato la spedizione, ha indicato che ”gli stranieri che vi partecipavano erano 14”. Secondo le ultime informazioni disponibili, oltre a Magliano e ad alcuni sherpa nepalesi, gli altri europei deceduti sono in maggioranza francesi (4 morti e tre dispersi) assieme a un tedesco e uno spagnolo.

Squadre di soccorso hanno raggiunto in elicottero il luogo dell’incidente, recuperando i cadaveri affiorati, organizzando il recupero di quelli ancora sotto la neve, e trasferendo i feriti, fra cui almeno cinque tedeschi, in ospedali di Khatmandu.

Con quest’ennesima tragedia il Manaslu conferma la sua fama di meta pericolosissima (una settantina di morti), al quarto posto nelle statistiche delle vittime riguardanti le vette superiori agli 8.000 metri, dopo Annapurna, Nanga Parbat e K2.

Maurizio Salvi

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