Il piacere dell’onestà

Dopo il caso Fiorito tutte le Regioni si dichiarano pronte ad essere probe e molte preparano tagli, anche perché posdomani, sul tavolo del Consiglio dei Ministri, arriverà un decreto per la riduzione del numero dei consiglieri, il taglio delle indennità, lo stop all’autocertificazione, la revisione della Corte dei Conti sui bilanci dei partiti e, quanto […]

Dopo il caso Fiorito tutte le Regioni si dichiarano pronte ad essere probe e molte preparano tagli, anche perché posdomani, sul tavolo del Consiglio dei Ministri, arriverà un decreto per la riduzione del numero dei consiglieri, il taglio delle indennità, lo stop all’autocertificazione, la revisione della Corte dei Conti sui bilanci dei partiti e, quanto al calcolo delle pensioni, si passerà dal metodo retributivo al contributivo.

Per mettere in atto questo disegno si potrebbe rispolverare un pacchetto di misure progettato da Tremonti ma mai attuato, per cui non accadrebbe che un richiamo alla legge per le amministrazioni pubbliche.

E Passera dichiara netto che “bisogna premiare le amministrazioni virtuose, commissariare sul serio quelle che non lo sono per rimetterle a posto. È necessario ripensare e organizzare meglio il federalismo, perché federalismo vuol dire anche evitare cose come quelle che si leggono e si vedono in questi giorni”.

“Certamente la nostra è una riforma a metà, molte regole non sono state fissate”, ha aggiunto Passera. “I controlli non sono adeguati e i meccanismi di certificazione sui bilanci non sono ancora diventatI regola. Puntare su un federalismo più funzionante vuol dire anche a rispondere questi problemi. Il Governo – si è impegnato – farà quello che deve fare. La politica e i partiti devono fare la loro parte e organizzare meglio il federalismo”.

Non solo gli italiani che vedono il fiume di marcio che esce da tutte le Regioni dopo il caso Lazio, ma il mondo intero, che guarda ora alla capacità di reazione e di onestà della Nazione.

Ha detto bene e chiaramente il Ministro della giustizia Paola Severino, che dal palco di un convegno organizzato a Courmayeur sui temi della corruzione e dell’antiriciclaggio, ha commentato le notizie riguardanti l’utilizzo dei fondi dei consigli regionali così: “La gravità dei fenomeni che sono sotto gli occhi di tutti induce ad alcune riflessioni e anche ad un rafforzamento dell’apparato di prevenzione e di sanzione. Quanto sta emergendo dai consigli regionali ci dice che siamo nella direzione giusta. Da questo punto di vista è confortante sapere che con una legislazione più rafforzata questi fenomeni potranno essere combattuti meglio”.

Sulla stampa mondiale siamo di nuovo messi molto male, con le prime pagine dei giornali francesi, inglesi e tedeschi che parlano di Fiorito e del bikini della Minetti, commentando che l’Italia annaspa fra conti in rosso ed immoralità.

Lorenzo Pellerano, consigliere ventinovenne della regionale Liguria, ha denunciato il trucco bipartisan di trasferire il più lontano possibile la propria residenza per più lauti rimborsi chilometrici e si è così inimicato gi altri 39 consiglieri regionali e, probabilmente, molti dei 1.112 altri colleghi in Italia.

Il giovane e probo consigliere (che comunque ha parlato solo ora e non prima di Fiorito) si è detto incerto circa le verifiche sui percorsi ed il rendiconto dei rimborsi che, solo per la Liguria e per i soli pedaggi autostradali, ammonta ad oltre 80.000 euro l’anno.

E’ ormai palese che stiamo peggio del tempo di tangentopoli e che fra trucchi, trucchetti e sistemi resi legalmente inattaccabili, abbiamo fatto in modo da istituzionalizzare la furbizia e che, oggi, in Italia, non vi è solo il Lazio ad essere corrotto e non ci sono solo le ostriche di Fiorito arrestato per peculato dalla Guardia di Finanza su richiesta del gip della Procura di Roma.

Sappiamo che noi tutti scegliamo di vedere quello che si addice di più a conservare la nostra personale idea di mondo e non è esattamente una questione di scelta, di libero arbitrio, ma perlopiù si tratta di un’esigenza biologica. E così come ogni cellula collabora con le altre al solo fine di autoconservarsi, allo stesso modo l’essere umano compie le sue scelte alla ricerca della massimizzazione della propria forza o perlomeno della conservazione del proprio status quo, una questione di potere. Heidegger per primo intuì, poi, che noi esseri umani conduciamo le nostre vite come zombie, preoccupati del nostro tornaconto ed incapaci di scelte sane, adulte e veramente altruiste. Una scoperta da poco diremmo oggi, ma per la metà degli anni Venti dovette essere come quando Gutenberg inventò la stampa a caratteri mobili. Eppure su quell’intuizione descritta in Essere e Tempo del 1927 tutto il mondo occidentale si arrovella da allora.

Anche perché come Schmitt, e in parte a Jünger, Martin Heidegger non intendenva con questo giustificare chi usa il suo potere per divenire più forte o più dominante. Anzi. Il suo, e converso, era un pensiero radicale che invece induce a pensare che partendo dal criterio di scelta e giungendo a quello di responsabilità, si possa migliorare l’intera morale umana.

“L’onestà al potere. La rivoluzione del Buon Governo” è il titolo del libro  sull’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, l’impolitico che ha   cambiato la politica (autore Roberto Gelmini, editore Marinetti 1820,  pagg. 282), presentato a metà settembre, un libro tutto incentrato su una tesi: occorre caso ripartire dal concetto di onestà che è il presupposto indispensabile di una buona politica se davvero vogliamo riformare questa Nazione. ‘

Il presidente della camero Fini, il 18 settembre ha detto: “Trovo particolarmente stucchevole il dibattito sull’onesta’ in politica se si intende solo il non rubare che dovrebbe essere una precondizione. Quando si parla di onesta’ bisognerebbe riferirsi all’onesta’ intellettuale” intesa come ”non vendere promesse che poi rimangono sui libri dei sogni. Questa e’ l’onesta’ che la politica dovrebbe riacquistare”.

Una bella prospettiva ma che manca di fondamento, anzi di base e di premesse, perché tutto ci dice (e non da ora), che neanche il non rubare è applicato dai politici.

Ha fatto il giro del mondo il gesto del laziale Klose che mercoledì sera ha confessato all’arbitro Banti di avere segnato ai partenopei toccando il pallone con la mano, ripentendo una cosa che aveva già fatto nel 2005, il quando giocava nel Werder Brema e non calciò un rigore ingiustamente assegnato contro l’Arminia Bielefeld.

Ora, dopo la confessione, anche Blatter, il presidente della Fifa che sta al fair-play come la testata di Zidane a Materazzi, il signore svizzero, capo del calcio mondiale, che nel 2006 non premiò gli azzurri campioni del mondo, salvo strisciare davanti a loro in un albergo romano, gli ha dovuto fare pubblici complimenti.

Ma, evidentemente, i nostri politici, di ogni livello, non leggono Heidegger e non seguono con attenzione il calcio.

“Il piacere della’onestà” è una commedia di Pirandello di cui Gramsci scrisse che era un monito verso l’onestà vera e non quella issata come bandiera, per coprire malefatte ed altre sconvenienze alla bisogna.

Da quella commedia, all’indirizzo dei nostri politici, prendo una frase conclusiva, che pronuncia Angelo Baldovino, uomo che impara ad essere onesto assumendosi ruolo e responsabilità e che dice, al potente di turno: “Ecco qua: uno ha preso alla vita quel che non doveva e ora pago io per lui, perché se io non pagassi, qua un’onestà fallirebbe e con lei l’onore intero”.

Carlo Di Stanislao

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