Rifiutopoli: Giunta Senato decide su intercettazioni telefoniche senatori abruzzesi

Commistione tra affari e politica, scambi di denaro e favori in Abruzzo. E’ quanto emerge da 17 intercettazioni telefoniche tra i senatori abruzzesi del Pdl Fabrizio Di Stefano e Paolo Tancredi e imprenditori locali del settore rifiuti. Le telefonate, che la Procura di Pescara vuole far entrare nel processo sul sistema dei rifiuti in Abruzzo, […]

Commistione tra affari e politica, scambi di denaro e favori in Abruzzo. E’ quanto emerge da 17 intercettazioni telefoniche tra i senatori abruzzesi del Pdl Fabrizio Di Stefano e Paolo Tancredi e imprenditori locali del settore rifiuti. Le telefonate, che la Procura di Pescara vuole far entrare nel processo sul sistema dei rifiuti in Abruzzo, saranno domani all’ordine del giorno della Giunta per le immunità del Senato. La Giunta dovrà esprimersi sull’utilizzo delle telefonate nel processo abruzzese, mentre l’ultima parola spetterà all’Aula del Senato. L’udienza davanti al gup del tribunale di Pescara sulla ‘Rifiutopoli’ è stata rinviata la settimana scorsa al 30 ottobre, perché Palazzo Madama ancora non si è espresso sulle 13 intercettazioni relative al parlamentare Di Stefano, uno dei cinque imputati.

Le carte inviate dal Gip raccontano un giro di soldi e favori che sarebbe avvenuto tra il 2008 e il 2009. I due parlamentari del Pdl finiscono nella bufera: nelle carte al vaglio di Palazzo Madama si legge che gli imprenditori, nel caso di Di Stefano, “promettevano al predetto parlamentare (che, in tal modo, consolidava la propria posizione di potere e prestigio personale nell’ambito del partito) futuro aiuto economico ed elettorale, da specificarsi volta per volta”. Sostegno economico ed elettorale che si sarebbe concretizzato diverse volte: i senatori del Pdl avrebbero chiesto ed ottenuto dagli imprenditori versamenti per alcune decine di migliaia di euro a favore di candidati a loro vicini. In alcuni casi – come per i 20 mila euro che avrebbero finanziato un candidato napoletano al Parlamento europeo su richiesta di Di Stefano – parte di questi contributi sarebbero tornati, in seconda battuta, nelle tasche dello stesso senatore abruzzese. Il tutto, spiegano le carte del Gip, sarebbe stato il prezzo pagato dagli imprenditori per ricevere ‘favori’: modifiche al piano regionale dei rifiuti, l’esautoramento di uno scomodo amministratore locale, l’affidamento di servizi senza nessuna evidenza pubblica e altro. (ugi- AgenParl)

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