Ri-cicli, bici d’autore

Un oggetto, tanto più quando si trova ad aver accompagnato per un lungo tratto il cammino dell’umanità, difficilmente lo si può considerare semplicemente un oggetto. Molte creazioni dell’uomo, anche quelle più semplici nate per soddisfare esigenze elementari, si sono arricchite, nel corso dei secoli, di implicazioni che hanno ampliato l’immaginario che le accompagna. Oggetti del […]

Un oggetto, tanto più quando si trova ad aver accompagnato per un lungo tratto il cammino dell’umanità, difficilmente lo si può considerare semplicemente un oggetto.

Molte creazioni dell’uomo, anche quelle più semplici nate per soddisfare esigenze elementari, si sono arricchite, nel corso dei secoli, di implicazioni che hanno ampliato l’immaginario che le accompagna.

Oggetti del quotidiano assurgono così ad altro offrendo spunto per riflessioni che, travalicando la cosa in sé e la sua funzionalità, rafforzano memorie affioranti e invadono nuovi orizzonti.

Con queste considerazioni da tempo invito gli artisti a produrre opere che ispirate ad oggetti speciali hanno il potere esse stesse di evocare, come è proprio dell’arte, suggestioni a catena.

Una sfida sempre raccolta con entusiasmo da un gran numero di pittori, scultori, fotografi ma anche poeti e musicisti i quali, prescindendo dalle modalità espressive abituali, hanno animato rassegne rivelatesi occasioni preziose di confronto e di scambio tra gli artisti stessi, nonché di avvicinamento per un pubblico nuovo, richiamato da opere insolite e intriganti.

Dopo “La Tele-Visione”, “Il Telefono”, “L’Arte seduta”, “L’Attaccapanni”, “Artisti con Bagaglio al seguito” e “Il Mese degli Spaventapasseri”, “Ri-Cicli, Bici d’Autore” è la raccolta di lavori d’artista dedicati alla “bicicletta”.

Nate per agevolare gli spostamenti, le due ruote sono emblematiche di un procedere in equilibrio che, affidato alla sola forza fisica, ci consente di fissare traguardi ambiziosi ma sempre alla portata dei nostri muscoli. Un procedere cosciente del limite che porta l’uomo del terzo millennio a riscoprire un quotidiano nel quale apprezzare la dimensione locale e maturare scelte diverse, in sintonia con quella natura dalla quale da tempo abbiamo preso le distanze.

L’universo “bicicletta”, metafora di equilibri ed ecologie della mente, viene variamente rivisitato da artisti che, investendo lo spazio di forme e pensieri colorati, producono opere talvolta nate dal riciclo della materia ma tutte sempre tese al riciclaggio delle coscienze.

Una mostra d’arte questa che si realizza a Fabriano, sede del Museo degli Antichi Mestieri in Bicicletta, realtà unica dove cento biciclette con i loro originari allestimenti documentano una società della prima metà del XX secolo nella quale il pedalare lento accompagnava lo scorrere delle ore.

Giuseppe Salerno

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