Riforma del lavoro: il dibattito è aperto

Arriva anche nel capoluogo piemontese – dopo il successo di Napoli, Firenze, Pordenone, Chieti, Ancona e Verona – l’evento-dibattito di ManpowerGroup dedicato alla Riforma del Mercato del Lavoro: imprese, istituzioni ed esperti seduti allo stesso tavolo in un incontro aperto a tutti gli addetti ai lavori per approfondire, riflettere e discutere sul rinnovato assetto legislativo […]

Arriva anche nel capoluogo piemontese – dopo il successo di Napoli, Firenze, Pordenone, Chieti, Ancona e Verona – l’evento-dibattito di ManpowerGroup dedicato alla Riforma del Mercato del Lavoro: imprese, istituzioni ed esperti seduti allo stesso tavolo in un incontro aperto a tutti gli addetti ai lavori per approfondire, riflettere e discutere sul rinnovato assetto legislativo e sulla sua capacità di creare nuova occupazione.
Ad ospitare la Tavola Rotonda di Torino sarà la press conference room dello Juventus Stadium dove domani, a partire dalle ore 14:00, si avvicenderanno le analisi e riflessioni di autorevoli esponenti del panorama istituzionale e imprenditoriale che dibatteranno con i presenti in sala sulle potenzialità del mutato assetto legislativo, le nuove opportunità – tra vantaggi e svantaggi per le aziende e i lavoratori, i possibili impatti sull’occupazione e sulla crescita economica.

Passa a Torino il testimone del dibattito sulla Riforma del Lavoro al centro degli incontri di ManpowerGroup che stanno attraversando l’intero stivale, arricchendosi ad ogni nuova tappa di molteplici visioni, stime e convinzioni sul valore del nuovo assetto di Legge, ma anche sul presente e sul futuro del mercato economico e occupazionale italiano.
«Governo e Parlamento non si sono resi conto che in un mercato del lavoro rigido come quello attuale era necessario che la riforma del lavoro fosse accompagnata da una sostanziale riforma del welfare, per comprendere dove intervenire per dare tutele e garanzie al lavoratore ma anche per reimpostare completamente la politica sociale del nostro Paese». Queste le parole di Silvano Moffa, intervenuto alla Tavola Rotonda di Napoli lo scorso 4 ottobre. Il presidente della XI Commissione Lavoro Pubblico e Privato della Camera dei Deputati ha espresso con chiarezza la sua visione: «La riforma ha addirittura ridotto la flessibilità in entrata, senza capire che il lavoro non nasce dalle leggi ma dalla capacità imprenditoriale e dalla creatività. Così facendo si impedisce all’imprenditore di avere una vasta gamma di tipologie contrattuali intorno alle quali poter costruire, perlomeno, il primo ingresso dei giovani sul mercato del lavoro. È un fattore che ancora oggi determina una difficoltà oggettiva, come si evince dai preoccupanti dati sulla disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile».

Presente all’incontro di Napoli anche Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia e membro della Commissione Lavoro Camera dei Deputati, che sostiene: «Il testo della Riforma appare eccessivamente burocratico e, seppur partito con i buoni propositi di ridurre il lavoro a tempo determinato e precario cercando di favorire le assunzioni a tempo indeterminato, è finito col tradire le aspettative colpendo specialmente la “buona flessibilità”. Ad essere penalizzati sono stati soprattutto i giovani che, mentre con le precedenti disposizioni in vigore avevano più possibilità occupazionali grazie a una maggiore flessibilità in entrata, con la rigidità imposta da questa nuova riforma rischiano invece l’espulsione dal mondo del lavoro». Ed evidenzia i primi risultati della nuova legislazione: «Anche se il monitoraggio del Governo sugli esiti applicativi di questo testo partirà tra meno di un anno, dai dati in nostro possesso risulta che, nei primi tre mesi da quando la Riforma è entrata in vigore, si è registrata – naturalmente non solo per colpa della Riforma stessa – una perdita di circa 75mila posti di lavoro»

Stime iniziali che senza dubbio risentono di molteplici fattori, ma che confermano come i giovani, insieme alle donne, abbiano pagato e continuino a pagare il prezzo più alto di una crisi che non accenna ad allentare la sua morsa. Una stretta che oggi il nuovo decreto Fornero mira ad attenuare con l’avvio del Fondo per favorire l’occupazione giovanile e femminile: 232 milioni di euro destinati alle aziende che stabilizzeranno – sia con contratti a tempo indeterminato che determinato – ragazzi sotto i 29 anni e donne senza limiti di età, con incentivi che vanno da 3 a 12mila euro. Ma anche con il sostegno alle Start Up Innovative (una delle misure del decreto “CrescItalia 2.0”) che prevede un finanziamento complessivo di 210 milioni di euro in due anni destinati all’avvio di imprese tecnologiche e che annovera, tra i requisiti per accedere a tali incentivi, l’impiego per almeno un terzo dei dipendenti di ricercatori, dottori e dottorandi. Quindi verosimilmente di giovani.

Stefano Scabbio, presidente e amministratore delegato di ManpowerGroup Italia e Iberia, ha le idee chiare sul valore e l’impatto di tali provvedimenti, esprimendo una visione più ampia della “questione giovanile” in Italia: «Pur essendo interventi comunque limitati in termini di dotazione finanziaria, è innegabile che siano coraggiosi e innovativi. Ma cosa ne sarà di quelle centinaia di migliaia di giovani che non potranno accedere a questi benefici? Quel che serve oggi è un vero e proprio “piano straordinario per l’occupazione giovanile”, un piano che agisca soprattutto nel settore maggiormente in ritardo – ma anche a più alto potenziale di sviluppo – dell’economia italiana: quello dei servizi». E spiega: «Si pensi all’ambito della Cultura o del Turismo: in un Paese come l’Italia, che non manca certo di risorse culturali o di attrazione turistica, il settore dei servizi avrebbe notevoli opportunità di sviluppo. Ritardi rilevanti sono evidenti anche nei servizi alle famiglie, alle imprese, e ai consumatori: ambiti in cui forme appropriate di agevolazioni fiscali e contributive – ad esempio da circoscrivere al primo triennio – potrebbero incidere con maggiore efficacia rispetto a quanto avviene nel comparto manifatturiero, essendo il settore dei servizi terreno più agevole per attivare un processo virtuoso che comporti meno oneri a carico dello Stato e uno sviluppo più accelerato».

Il dibattito sulla Riforma del Lavoro – tra detrattori e sostenitori – continua ad animare addetti ai lavori e opinione pubblica in generale. E non accenna ad abbassare i toni. La nuova Riforma riuscirà a dare il suo deciso contributo per invertire il trend dell’occupazione? Dal combattuto articolo 18 alla contrattualistica “in entrata”, dal rinnovato apprendistato alla stretta sulla flessibilità “cattiva”, dai nuovi ammortizzatori sociali ai mutati adempimenti burocratici: l’informazione e l’approfondimento, la discussione e il confronto aperto saranno gli ingredienti della Tavola Rotonda di ManpowerGroup per conoscere da vicino la Riforma nei suoi aspetti normativi ed operativi grazie alla presenza di esperti di diritto del lavoro, e per partecipare a un dibattito animato da una pluralità di opinioni e visioni sull’efficacia della nuova legge e i suoi effetti a breve-medio termine.

Interverranno al dibattito: Franco Chiaramonte, Direttore Agenzia Piemonte Lavoro, Massimo Giuliberti, Presidente AIDP Piemonte, Roberto Pavarino, HR Group Director Bitron, Massimo Richetti, Responsabile Relazioni Industriali dell’Unione Industriali Torino, Stefano Scabbio, presidente e amministratore delegato di ManpowerGroup Italia e Iberia. A m

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