Benzina: il contrabbando affianca ufficialmente la parola “crisi”

Fare il pieno fuori Italia conviene, soprattutto se si abita a pochi km dal confine. Un fatto vero più che mai soprattutto in questo 2012 segnato dall’ennesimo aumento delle accise su benzina e gasolio. Fino a poco tempo fa, a malapena si parlava di questa ‘attitudine al risparmio’ sviluppatasi da Bolzano in su. Oggi ci […]

Fare il pieno fuori Italia conviene, soprattutto se si abita a pochi km dal confine. Un fatto vero più che mai soprattutto in questo 2012 segnato dall’ennesimo aumento delle accise su benzina e gasolio. Fino a poco tempo fa, a malapena si parlava di questa ‘attitudine al risparmio’ sviluppatasi da Bolzano in su. Oggi ci siamo evoluti: la parola ‘contrabbando’, un tempo ombra degli ‘spalloni’ che aggiravano la dogana con gli zaini pieni di sigarette, ora affianca ufficialmente la parola crisi.

FINI COMMERCIALI

Le operazioni svolte dalla Guardia di Finanza di Varese parlano chiaro: il fenomeno c’è, ed è in aumento. Ai microfoni di Agenparl il Capitano Leonardo Milone, del nucleo di Gaggiolo (VA), spiega che: “Il contrabbando vive due momenti diversi, uno che riguarda gli operatori professionali del settore e uno che riguarda i privati”. Ne è esempio lampante il recente sequestro, operato proprio dalle Fiamme Gialle di Gaggiolo, di 1.200 mila litri di carburante trasportti dentro un’autocisterna mentre poco più in là, vicino al valico di Clivio, veniva bloccata un’autovettura con sei taniche di gasolio da 25 litri: “A casa di questo soggetto abbiamo trovato tra le pertinenze un box pieno, più di un migliaio di litri in bidoni di fortuna”, racconta il Capitano.

Se il carburante viaggia in un’autocisterna come in mezzo qualsiasi, è evidente che questo genere frode si configura in diverse dimensioni. Il Capitano Milone porta un esempio sopra tutti: “La Svizzera acquista da noi tantissimo carburante e gasolio per riscaldamento. Questo gasolio viene ovviamente caricato in Italia, nella zona della Lombardia. Per distinguerlo dagli altri prodotti, il carburante per riscaldamento viene denaturato e colorato di rosso, infine venduto a 70, 80 centesimi a litro. Cosa succede? Questo gasolio è esattamente identico a quello da autotrazione. Quando questi autisti tornano indietro, noi eseguiamo dei controlli con i tamponi per vedere se nel serbatoio non hanno usato questo tipo di gasolio, sottoposto ad altro trattamento fiscale”. Ma c’è di più.

Approfittando del fatto che sulle forniture destinate a varcare confine non gravano tasse né accise, qualcuno ne approfitta: nascono così i distributori abusivi. Una volta scaricata la merce, il trasportatore dovrebbe rientrare con il serbatoio vuoto o, in alternativa, dichiarare il quantitativo di ritorno. La dinamica di gioco è semplice: si trattiene parte minima del carico e la si rivede al mercato nero. “Una volta effettuato lo scarico, è possibile che rimanga in cisterna una parte del prodotto che va dai 500 ai 700 litri. Può capitare che questo venga nascosto nelle tubazioni, oppure che venga riversato nel serbatoio dell’automezzo”.

FINI PRIVATI

Se c’è chi ha ‘inventato’ i distributori abusivi, non c’è da stupirsi se sempre più automobilisti, al momento di rientrare dall’Austria con il proprio automezzo, si interrogano sulla possibilità di portare con sè quantitativi extra di benzina o gasolio. D’altronde i più si affidano alla certezza che, nell’Unione Europea, non esistono più confini né controlli doganali, neppure per i carburanti. Secondo il Direttore del Centro Tutela Consumatori e Utenti di Bolzano, Walter Andreaus, si fa troppa poca informazione su un argomento che invece prevede sanzioni talmente severe da essere definite ‘draconiane’, in effetti tra le più pesanti in Europa: “Le persone vedono i prezzi alle varie pompe straniere e naturalmente gli viene in mente di portare qualche riserva, non sapendo a che genere di sanzione vanno incontro. E se uno lo sapesse, non rischierebbe ottomila euro di sanzione per risparmiarne una decina. C’è poca informazione a riguardo. Noi facciamo del nostro meglio, abbiamo fatto anche delle riunioni nelle aziende dell’Alto Adige. Si può pagare qualche litro di benzina in più quasi con un disastro finanziari e anche con la perdita della macchina”. Qualche numero: un minimo di 7.746 euro di multa, il sequestro del mezzo e la conseguente vendita all’asta con l’eventualità di un procedimento penale esperibile con una condanna dai 6 ai 36 mesi di reclusione.

“Fare il pieno all’estero non costituisce reato”, conferma ad Agenparl il Capitano della compagnia Gdf di Gaggiolo Leonardo Milone. Ed è anche vero che non c’è più la dogana. Ma esiste un limite detto ‘di tolleranza’ che in Italia non supera dieci litri. Come conferma nell’intervista il Capitano Milone: “La violazione sussiste quando, oltre a farsi il pieno, si riempiono delle taniche che superano la tolleranza di dieci litri prevista dalla dogana. Si tratta di un fenomeno molto diffuso, ne troviamo tanti con cinque, sei taniche in auto. Noi procediamo come sempre, li denunciamo e sequestriamo tutto. Non è un un discorso relativo solo al contrabbando, ma anche di pubblica sicurezza. Pensi anche a tutti quelli che entrano, fanno il pieno, lo travasano e ritornano: il profilo di pericolosità del fenomeno è veramente alto”.

Se sulla sicurezza non si discute l’anomalia, protestano i consumatori, rimane: le multe italiane sono di molto superiori a quelle previste in altri paesi europei come Germania e Austria, che considerano la persecuzione delle violazioni – si legge in un comunicato del Centro Tutela Consumatori Utenti – “come un atto intollerabile di arbitrio da parte dello Stato”.

E anche le soglie di tolleranza sono più che variabili: in Germania, Polonia e Slovacchia è previsto un limite di 20 litri e fuori dall’Ue, in Svizzera e Lichtenstein, per le autovetture sono consentiti fino a 25 litri extra. Il tutto trova spiegazione, secondo il Direttore del CTCU, nell’ambito delle accise: “Probabilmente le accise sono un introito troppo importante e lo Stato, che non può permettersi un controllo capillare applicando quindi sanzioni più basse, come in altri stati, applica sanzioni altissime. Così chi capita paga un po’ anche per gli altri. Penso che questo sia il sistema italiano”.

Ma il Capitano delle Fiamme Gialle di Gaggiolo, avverte: “Se la trovo con dieci taniche di benzina, lei mi deve dimostrare la regolare provenienza altrimenti diventa, per presupposto di legge, contrabbando. Inoltre, lei non sarà mai autorizzata a portare tante taniche di benzina a bordo di un’auto perché già questo costituisce un pericolo per la circolazione e per la sicurezza, quindi sarebbe comunque soggetto a sequestro. Inoltre – conclude il Capitano – è improprio parlare di importazione dal momento che in Europa vige la libera circolazione di beni e persone. Si parla di cessione comunitaria. Effettivamente non costituisce contrabbando, ma i guai li passa lo stesso”.

Come tutelare chi è soggetto a sanzioni? Il Direttore del Centro Tutela Consumatori Utenti è perentorio: “Sono intutelabili, devono pagare. Certo, si può fare ricorso, ma il più delle volte è meglio pagare piuttosto che affrontare tempi infiniti e costi ancora superiori alla sanzione prevista in origine”.

Avete provato ad intercedere con il Governo al proposito?

Ci siamo rivolti al ministero dello sviluppo economico questa primavera.

Avete ricevuto risposta?

No. Sicuramente ci sono problemi più urgenti, ma non è una novità per noi non ricevere alcuna risposta.

IL NORD CHE SI AMMALA

I recenti sequestri di distributori abusivi avvenuti a Palermo, dimostrano che il problema del carburante e relativo contrabbando, riguarda tutto il Balpaese. Ma, come è facile intuire, il fenomeno ammala soprattutto il nord e nello specifico la Provincia Autonoma di Bolzano e zone limitrofe nel Trentino. Il danno c’è anche quando non si tratta di attività illegale. Che ne è di tutti i benzinai situati sulle zone di confine, scavalcati da consumatori che preferiscono fare 20 km in più piuttosto che pagare la benzina a prezzo pieno? Eppure la Regione si prodiga per favorire l’economia locale e il confine, dicunt, non c’è più.

La Faib, Federazione Autonoma Italiana Benzinai, racconta ad Agenparl come ciò che del confine è rimasto strozza l’attività di centinaia dei benzinai al nord. “Viviamo una situazione drammatica e molto difficile, dettata da un calo dei consumi impressionante”, denuncia Martino Landi, Presidente Faib. “La media nazionale è consolidata dall’inizio dell’anno attorno al 10%. In alcuni periodi questo calo si è avvicinato al 20% e in altri si è un po’ ridotto, ma sempre negativo, una cosa mai registrata negli ultimi decenni. Al confine la situazione è più penalizzante: i gestori hanno a che fare con lo stesso prodotto ma venduto a prezzi notevolmente più bassi. Così, i benzinai inclusi nella fascia dai 50 a 5 km dal confine perdono circa il 50% dell’introito”.

E gli incentivi provinciali?

“Sì, c’è una tessera che consente agli abitanti di rifornirsi presso gli impianti italiani usufruendo di uno sconto che in qualche modo va ad alleggerire la pressione fiscale sulle accise. Ma è uno sforzo nettamente insufficiente perché superare il confine conviene ancora molto. Un gap diventato cronico da quando la Francia ha ridotto le accise per evitare il medesimo blocco dei consumi che rabbuia l’Italia. Possiamo dire che l’intervento francese ha in questo senso definitivamente allargato la forbice tra Italia ed Europa”.

Il Governo come vi aiuta?

“Lo Stato è il maggiore responsabile di questa crisi e secondo me non sta facendo nulla, se volesse agire ne avrebbe facoltà ma non vuole. Gli interventi delle regioni potevano attenuare questo processo, ma tutto è stato reso vano dal pesantissimo aumento delle accise dell’ultimo anno. Ormai, quando nel settore si chiede una riduzione delle accise, puntualmente arriva l’aumento. Per il Governo e i governi degli ultimi anni, il settore carburanti è semplicemente il bancomat di Stato: infatti, il giorno dopo aver approvato l’aumento delle accise, i soldi sono già in cassa. Chiaramente con i nuovi aumenti la forbice s’è ingrandita e lo sconto applicato sulla tessera quasi non vale più. Le accise sulla benzina sono aumentate oltre il 20 per cento e tra il 30-40 sul gasolio. Il gap che fino all’anno scorso poteva essere di quattro centesimi, oggi è di quaranta centesimi. Quando si parla di quaranta centesimi, chiaramente conviene fare 20 km in più e poi tornare in Italia. Ma se il Governo avesse armonizzato le accise nei pressi del confine, sicuramente le casse dello Stato avrebbero avuto dei benefici. Invece ora, già chi abita a 50 km dal confine va a versare le tasse in un altro stato e torna in patria solo per inquinare. Un doppio danno su cui il Governo dovrebbe riflettere: meglio incassare meno ma incassare, che non incassare nulla”.( saf-AgenParl)

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