Crisi: quasi 120mila i posti di lavoro in meno entro la fine del 2012

Circa 158mila entrate di lavoratori alle dipendenze, ripartite tra 91mila assunzioni non stagionali, 40mila stagionali e quasi 27mila interinali, e 60mila nuovi contratti di lavoro ‘autonomo’. Nel complesso saranno quindi oltre 218mila gli ‘ingressi’ nelle imprese dell’industria e dei servizi entro la fine del 2012. Per il lavoro subordinato, il saldo complessivo si manterra’ negativo […]

Circa 158mila entrate di lavoratori alle dipendenze, ripartite tra 91mila assunzioni non stagionali, 40mila stagionali e quasi 27mila interinali, e 60mila nuovi contratti di lavoro ‘autonomo’. Nel complesso saranno quindi oltre 218mila gli ‘ingressi’ nelle imprese dell’industria e dei servizi entro la fine del 2012. Per il lavoro subordinato, il saldo complessivo si manterra’ negativo anche per fine anno: quasi 120mila i posti di lavoro in meno, in parte determinati dalla fisiologica conclusione di contratti stagionali o comunque a termine; 12 mila di essi saranno lavoratori in somministrazione o interinali. I restanti 107mila lavoratori dipendenti persi, a carattere non stagionale e stagionale, si distribuiscono in tutte le regioni, ad eccezione del Trentino Alto Adige in cui l’occupazione e’ sostenuta dall’arrivo della stagione turistica, dove si prevedono 2.700 posti di lavoro in piu’ entro fine anno. Sul fronte delle altre forme contrattuali si segnalano riduzioni di poco inferiori alle 12mila unita’ per i collaboratori a progetto.
Secondo l’indagine relativa al IV trimestre 2012 del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro, la domanda di lavoratori alle dipendenze per la fine dell’anno (al netto degli interinali) risulta tuttavia lievemente superiore rispetto alle previsioni delle imprese espresse per il IV trimestre 2011 (il peggiore dagli ultimi due anni). A livello territoriale, in 17 regioni le assunzioni risultano in aumento rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso. Il confronto anno su anno delle entrate mostra poi una crescita della domanda nei settori industriali piu’ fortemente orientati all’export e nei servizi.
Unioncamere evidenzia, inoltre, una lieve ripresa rispetto ai trimestri precedenti dei contratti a tempo indeterminato e determinato, dopo il calo subito nel trimestre precedente, e il rilancio dei contratti di apprendistato, sui quali la riforma del lavoro ha puntato molte carte. Emerge tuttavia una sempre piu’ ampia spaccatura tra lavoro “stabile” (contratto a tempo indeterminato, cui puo’ essere assimilata anche la nuova formula dell’apprendistato) e le altre forme di lavoro, sia subordinato (contratto a termine – compreso quello a carattere stagionale – e lavoratori interinali), sia autonomo (collaboratori a progetto, partite IVA e lavoratori occasionali): fatto 100 il totale delle entrate previste nel IV trimestre dell’anno, il 19% sara’ destinato al lavoro stabile e l’81% a tutte le altre forme. Va a tal proposito evidenziato pero’ che le imprese, interpellate a settembre nell’ambito del Sistema informativo Excelsior e quindi ancora non pienamente edotte rispetto ai contenuti della riforma del mercato del lavoro varata a luglio, nel rispondere abbiamo messo in evidenza lo stato di incertezza del momento congiunturale, che le induce si’ ad assumere, ma fa loro preferire rapporti di lavoro meno vincolanti.
“Nel programmare le entrate di nuovo personale- ha detto il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello- le imprese manifestano tutta l’incertezza di questa fase congiunturale. Si ha quasi la sensazione che il tessuto produttivo, soprattutto nelle aree vocate all’export, abbia la tentazione di allargare la propria base occupazionale ma poi tema di fare il passo piu’ lungo della gamba, introducendo in forma stabile nei propri organici nuovo personale”.

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