Rotti gli indugi

In generale il termine “endorsement” significa dichiarare il proprio supporto verso un candidato, presentandone i lati positivi e invogliando gli altri elettori a votarlo ed ora il termine è speso a profusione per Monti e per i molti che sembrano sostenerlo ed incoraggiarlo, dal centro, ma anche da destra e, più sommessamente, anche da sinistra […]

In generale il termine “endorsement” significa dichiarare il proprio supporto verso un candidato, presentandone i lati positivi e invogliando gli altri elettori a votarlo ed ora il termine è speso a profusione per Monti e per i molti che sembrano sostenerlo ed incoraggiarlo, dal centro, ma anche da destra e, più sommessamente, anche da sinistra (e non penso solo a Veltroni).

Pare, infatti, che alla fine il professore, dopo molte dichiarazioni sibilline, abbia deciso e dopo essersi consultato con i ministri a lui più vicini (Enzo Moavero e Andrea Riccardi) per la prima volta ha fatto capire quali sono le sue vere intenzioni: appoggiare apertamente, in nome della continuità con l’azione risanatrice del governo, quelle forze che costantemente lo hanno sostenuto e cioè il movimento “Verso la Terza Repubblica” di Luca Cordero di Montezemolo e l’Udc di Pier Ferdinando Casini, con l’appendice del Fli di Gianfranco Fini che, però, pare non sarà neanche candidato.

L’annuncio ufficiale è atteso per sabato o domenica e certamente nel suo discorso alla Nazione oltre a rivendicare il lavoro fatto, indicherà ciò che secondo lui serve all’Italia per tornare a correre.

Obbiettivo finale della coalizione sostenuta da Monti è di arrivare ad un 15-20% per essere determinanti e poter offrire una alleanza “interessata” al Pd, che certamente avrà la maggioranza alla Camera ma non al Senato.

Intanto fa dare dal suo governo un aiutino al raggruppamento di centro, con un codicillo contenuto nella lettera C dell’articolo unico del decreto “taglia firme”, varato l’altro ieri dal Consiglio dei ministri e già stamane all’esame della Commissione per la conversione in legge, con cui si riducono le firme da raccogliere per la presentazione delle liste, considerati i tempi strettissimi tra lo scioglimento anticipato della legislatura e la data delle elezioni, con decremento della metà per chi non è presente in Parlamento (Grillo e Sel, per esempio), del 60 per cento per chi ha un gruppo almeno in una Camera (Fli e altri minori), ed esonero totale delle le forze presenti in entrambe le Camere (Pdl, Pd, Idv e Lega).

La sorpresa è che saranno esonerati non solo le liste che, collegate a queste ultime, abbiano anche un europarlamentare, ma addirittura “le componenti politiche all’interno dei gruppi parlamentari, costituite all’inizio della legislatura in corso”.

Tornando, comunque, alla disponibilità di Monti a presentarsi, sembra che l’incontro fra lui e Bersani sia andato meglio del previsto, anche se, pare, Monti abbia chiaramente detto al segretario del Pd che gli è spiaciuta la posizione di D’Alema circa la supposta dubbia moralità di una sua eventuale candidatura, sia per il lessico che per la sostanza delle motivazioni.

“Non starò fermo, è una questione morale”, avrebbe confidato ai suoi Monti rispondendo a distanza alle pressioni in senso contrario di D’Alema e replicando pure alle proposte di impegno post-voto di Berlusconi. Nel frattempo, dopo che negli ultimi giorni si è parlato dei rapporti incrinati tra Monti e Napolitano, il capo dello Stato ha deciso di smentire queste indiscrezioni con una lettera inviata alla Stampa, il primo giornale a parlare delle frizioni tra i due.

Quindi nessuna “tensione” o “frattura” tra il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio, sottolinea Napolitano. “Come si fa – scrive il capo dello Stato – a dar l’impressione che io quasi non abbia indicato come causa della brusca accelerazione verso la fine della legislatura la decisione del Pdl di considerare chiusa l’esperienza del governo Monti? E’ di lì che sono scaturite le dimissioni del Presidente del Consiglio e l’ho detto ieri ben chiaramente. Anche il dato oggettivo – non scelta da me voluta – della ormai prevedibile incombenza di aprire da Presidente ancora in carica la fase della formazione del nuovo governo dopo le elezioni è stato impropriamente associato a mie peraltro ovvie considerazioni sulla diversità delle condizioni in cui mi troverò rispetto al novembre 2011”.

A questo punto la road map sembra tracciata e presto Monti lancerà un ”appello agli italiani”, scriverà in un memorandum il suo programma ”europeo ed europeista”, con le riforme “che i partiti gli hanno impedito di fare”, come dice uno dei suoi, “e le riforme che si possono fare dalla parte dei cittadini e dei giovani. Contro i veti di categorie e sindacati”.

Poi si metterà a capo di una lista che conterrà il nome “Italia”. Tipo: “Italia civica”. Oppure “italiani con Monti”, “Italia futura verso la terza Repubblica” e punterà al 15-20% dei voti, ma anche al 30% per il Pd, in modo da dar luogo ad una santa alleanza di governo in cui profondamente spera.

L’ossatura del gruppo di sostegno è quella del raggruppamento promosso da Luca di Montezemolo, Andrea Riccardi, Raffaele Bonanni, Andrea Olivero. Dentro non ci sarà spazio per alcun politico. Tant’è che Nicola Rossi, un passato nelle liste del Pd, dovrebbe essere costretto a cercare un’altra sistemazione. Poi, con l’ambizione e la speranza di essere il “nuovo De Gasperi” come ha fatto capire Franco Frattini dopo averlo incontrato, Monti indosserà i panni del federatore.

I partiti che aderiranno al suo manifesto avranno la scritta “per Monti” nel simbolo ed entreranno, appunto, a far parte di una federazione. Avrebbero già ottenuto il via libera l’Udc di Pier Ferdinando Casini e il Fli di Gianfranco Fini. Il problema è tenere fuori Silvio Berlusconi. “Il Cavaliere potrebbe aderire all’appello-manifesto, ma è un populista anti-europeo e non lo vogliamo”, taglia corto uno che lavora alla lista.

Nessun problema, invece, per i montiani del Pdl. Non a caso Monti ha ricevuto Frattini, “guida” della pattuglia pidiellina formata da Quagliariello, Cazzola, Mauro, Mantovano. E anche Angelino Alfano, se dovesse mollare Berlusconi, potrebbe aderire. Almeno, questo, per ora ed in teoria.

Carlo Di Stanislao

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