Redditometro: confusione tra reddito ed introito

Hanno spacciato il redditometro come lo strumento di ultima generazione, invece il potente cervellone elettronico si basa sui dati Istat: un sistema classista e arcaico. In parole povere lo Stato preleverà, forzatamente, denaro dalle tasche dei contribuenti non in base ad infallibili strumenti di calcolo, ma, sulla base di dati statistici! Il software, scandaglierà i […]

Hanno spacciato il redditometro come lo strumento di ultima generazione, invece il potente cervellone elettronico si basa sui dati Istat: un sistema classista e arcaico. In parole povere lo Stato preleverà, forzatamente, denaro dalle tasche dei contribuenti non in base ad infallibili strumenti di calcolo, ma, sulla base di dati statistici!
Il software, scandaglierà i redditi 2009, vale a dire, le dichiarazioni del 2010. In nessun modo potrà scovare gli evasori fiscali non essendo questi figurabili in nessuna banca dati: al massimo scoverà un povero contribuente che non ha denunciato tutte le caramelle acquistate.

Nel software installato sul computer spione una serie di voci predisposte: la spia rossa si accende se finiamo in una zona non contemplata dal computer. L’art. 4 del decreto ammette come prova contraria esclusivamente il possesso di redditi diversi, gia’ tassati od esclusi dalla base imponibile.
Sotto questo aspetto la limitazione e’ illegittima in quanto sussistono legittimi introiti da non confondere con un reddito, (es.: donazioni, successioni, plusvalenze da realizzi immobiliari ultra quinquennali, etc.).
Il sospetto è che il legislatore e il ministero abbiano gravemente e volutamente confuso redditi con introiti. Il reddito e’ infatti un preciso concetto giuridico fiscale (esiste un Testo Unico sui Redditi, contrapposto al Testo Unico Secessioni e Donazioni, etc). Adoperare termini impropri ed imprecisi in una materia cosi’ delicata atta a comportare pesanti conseguenze patrimoniali, e’ inconcepibile.

La proposta della Federcontribuenti è semplice: imporre un tetto massimo di carico fiscale suddiviso per redditi.

Basta scadenze fiscali, detrazioni sulle buste paga, dichiarazioni annuali. Una cifra unica annuale per reddito che contempli ogni voce fiscale. Incassata dall’erario nazionale e da questa suddivisa per enti.

La grande evasione fiscale si nasconde nelle finte fondazioni, cooperative, spa e quanto altro: non tra i piccoli imprenditori, commercianti, lavoratori dipendenti.

Se quel reddito presunto dovesse essere troppo al di sotto di quello dichiarato, il Fisco potrà far scattare i controlli. Saprebbe spiegarci Befera, o Monti, quale evasore di professione dichiara un reddito? Come pensa di scovare i prestanome? Perchè mai un cittadino che lavora deve, oltre alle imposte, alle detrazioni e alle accise che versa allo Stato, dichiarare come spende quel poco che gli rimane? Questo strumento da polizia fiscale è invasivo e si trasformerà in una doppia scure per oltre 50 milioni di contribuenti. Un ulteriore studio di settore che schiavizza e non rilancia l’economia.

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