Lacrime ed irresponsabili risate

L’Aquila, un buco nero che pesa come un macigno sulla coscienza recente di questa Nazione, è stata raccontata da “Presa Diretta” ieri sera, in prima serata su Rai3, con le motivazione (oltre 900 pagine) della sentenza che ha portato alla condanna dei componenti della Commissione Grandi Rischi per il terremoto del 6 aprile 2009, depositate […]

L’Aquila, un buco nero che pesa come un macigno sulla coscienza recente di questa Nazione, è stata raccontata da “Presa Diretta” ieri sera, in prima serata su Rai3, con le motivazione (oltre 900 pagine) della sentenza che ha portato alla condanna dei componenti della Commissione Grandi Rischi per il terremoto del 6 aprile 2009, depositate appena ieri, in cui si spiegano le ragioni per le quali il giudice monocratico ha comminato 6 anni di reclusione per omicidio colposo e lesioni colpose ai sette membri della stessa, senza nessuna eccezione.
Non una condanna alla scienza (grande assente nella riunione del 31 marzo durata appena un’ora), ma alla superficialità con cui ci si comportò, con una riunione-farsa fatta solo per tranquillizzare uyna popolazione inquieta.
Nella puntata intitolata “Irresponsabili”, grazie all’inviata Lisa Iotti, si sono ripercorse rà tutte le fasi processuali, dando voce sia all’accusa che alla difesa, alle parti civili ed anche alle (tante) vittime del sisma.
Nel programma di Riccardo Iacona, anche una intervista al professor Enzo Boschi, per 12 anni è stato presidente dell’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, membro della Commissione grandi rischi e anche lui condannato a sei anni in primo grado, che adesso si dice vittima di una trappola della Protezione Civile e capro espiatoria di una situazione di cui altri sono responsabili.
A sanguinato di nuovo il nostro cuore di aquilani di fronte ai commenti di tanti che hanno parlato di rischio glissato o sottovalutato, di documenti presentati alla Commissione Civile già nel 2008, che parlavano della alta probabilità del sisma e che sono stati ignorati, del tentativo di far passare la stampa come incompetente, nascondendo le inadempienze interne ed esterne di chi era preposto alla tutela della sicurezza dei cittadini.
Una rete di errori, sviste, superficialità ed omissioni, che nelle novecentoquaranta pagine del giudice, Marco Billi, fa scrivere che gli esimi scienziati fecero “valutazioni assolutamente approssimative, generiche inefficaci in relazione ai doveri di previsione e prevenzione”. “Informazioni inesatte, incomplete, che nel complesso, invitarono i cittadini “a restare nelle loro abitazioni”.
Amarezza mista a rabbia quella degli aquilani davanti al piccolo schermo, acuita da quanto accaduto due giorni fa, con l’ex prefetto dell’Aquila Giovanna Iurato, in una telefonata intercettata, racconta di aver finto di piangere davanti alla Casa dello Studente e che si giustifica, a posteriori, affermando di essere stata fraintesa e spiegando: “Quella de L’Aquila per me era una situazione nuova, del tutto diversa. Chi non ci ha vissuto non può capire. Avevo paura e al telefono con un amico ho avuto una reazione emotiva. Ma so bene che ciò che posso dire io adesso, in questo momento vale poco. Sono le persone de L’Aquila che mi hanno conosciuto in questi anni che devono parlare e dire come sono veramente”.
Intanto la gip Claudia Picciotti nell’ordinanza con cui ha disposto l’interdizione dai pubblici uffici per la stessa Iurato e per il prefetto Nicola Izzo, ex vicecapo della Polizia, scrive che la personalità dell’ex prefetto e degli altri indagati nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per la sicurezza a Napoli è “caratterizzata da comportamenti pervicaci e talvolta al limite del cinismo”.
Né sussistono dubbi per i pm di Napoli, titolari dell’inchiesta sugli appalti per la sicurezza nell’ambito della quale Iurato è indagata per turbativa d’asta. “Commentando la sua prima giornata ufficiale  nella città martoriata dal terremoto, scoppiava a ridere, ricordando come si era falsamente commossa davanti alle macerie e ai bambini rimasti orfani – dicono i pm – Una risata non giustificabile dalle circostanze e dagli eventi tragici di quelle ore, che avrebbero imposto al rappresentante del Governo di assumere comportamenti ben diversi”.
Il prefetto Iurato, appena insediatasi all’Aquila nella primavera del 2010 e ospite, a causa dell’emergenza terremoto, di una caserma della Guardia di Finanza, era preoccupata per l’eventuale presenza di microspie nel suo ufficio.
Questo si evince incontrovertibilmente dall’intercettazione di una telefonata contenuta nell’ordinanza con cui il gip di Napoli ha disposto l’interdizione dai pubblici uffici, in cui si scrive che la Iurato era stata allertata da un colonnello dei carabinieri e aveva condiviso i timori per l’eventuale presenza di microspie con l’ex capo della Direzione Anticrimine Centrale della Polizia Francesco Gratteri, con il quale aveva anche esaminato l’ipotesi di una bonifica del suo ufficio.
La Iurato, ex ‘ex commissario prefettizio del Comune di Civitavecchia (dopo la caduta della giunta Saladini), secondo la Procura partenopea è invischiata nel cosiddetto “scandalo sicurezza”, che muove da presunte irregolarità riguardanti il trasferimento del Cen della polizia dalla vecchia sede in via Conte della Cerra, a Napoli, all’interno della Reggia di Capodimonte.
A risultare coinvolte, sarebbero, oltre a persone fisiche (sono scattate otto ordinanze di custodia cautelare) anche due aziende: la Elsag Datamat e la Electron del gruppo Finmeccanica per cui la Procura ha deciso il sequestro preventivo di 50 milioni di euro. L’ex commissario prefettizio sarebbe stata chiamata in causa nella qualità di direttore dell’asse 1 dei fondi Pon sicurezza.
Dopo l’ingiuria della risate telefoniche scappate a Francesco Piscicelli, l’imprenditore edile che pregustava i ricchi appalti pubblici, questi fatti, risalenti al 26 maggio del 2010, nel momento in cui, come primo atto formale come prefetto, la Iurato deponeva una corona di fiori alla memoria degli otto studenti morti sotto le macerie della Casa dello Studente aquilana, ci fanno comprendere le verso quale orrore siamo discesi, dopo il sisma di quattro anni or sono e quali “cuori di tenebra” se ne sono occupati.
Nel suo celebre romanzo (“Cuore di tenebra”, appunto), Conrad ci racconta del destino schiacciato, della sconfitta sentenziosa e tragica, convinto che il destino degli uomini e la legge della loro vita sono segnati ineluttabilmente dalla sconfitta e dalla rassegnazione.
In verità, molti altri personaggi di Conrad sono vinti e schiacciati, come Almayer e Willems, il reietto delle isole, il capitano Lingard con le sue ossessioni, il capitano Whalley quasi cieco, sopravvissuto ma condotto alla rovina dal suo amore per la figlia; Nostromo, il cui coraggio e la cui generosità vengono schiacciati e degradati da un meccanismo sociale che corrompe ideali e sentimenti.
E lo sono in modo più orribile e sublime Lord Gim e Kurtz, nel cui cuore, però, D coabitano due verità: la verità del combattimento, di accettare ogni sfida che inesorabile ci viene incontro, e la verità della rassegnazione, della resa e della fuga.
Un bipolarismo estremo, in base al quale o si sceglie la sfida o si decidere di scappare, ma se si sceglie la prima via, anche se sconfitti, non si sarà mai completamente vinti.

Carlo Di Stanislao

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *