Ingovernabilità tra vincitori e vinti

Vi è stato più di un vincitore e più di un vinto in queste elezioni “storiche” (come ha detto Ilvo Diamanti) che comunque consegnano l’Italia alla ingovernabilità, fonte di preoccupazione serpeggiante in tutta Europa, nella convinzione che potremmo essere noi, alla fine, il focolaio che accende l’incendio devastante di una “unione” tenuta in piedi con […]

Vi è stato più di un vincitore e più di un vinto in queste elezioni “storiche” (come ha detto Ilvo Diamanti) che comunque consegnano l’Italia alla ingovernabilità, fonte di preoccupazione serpeggiante in tutta Europa, nella convinzione che potremmo essere noi, alla fine, il focolaio che accende l’incendio devastante di una “unione” tenuta in piedi con sistemi rianimatori ed estremi.

Ha vinto in modo esplosivo Grillo, primo nel voto popolare e in assoluto in Abruzzo e in Sicilia, come ha vinto Berlusconi, che è riuscito, con grande furbizia mediatica e tirando fuori le solite proposte-shock, a recuperare, in poco più di un mese, nove punti di scarto.

Hanno perso, invece, Bersani, che non ha convinto un elettorato logoro e stanco di discorsi vuoti e ripetuti ed anche Monti, trasformato malamente in un signora animalista e dal cuore d’oro, ma sempre incline ad un linguaggio professorale destinato a non essere compreso.

Ed hanno perso anche, singolarmente, De Magistris nella sua Napoli, Ingroia dappertutto, Di Pietro e Fini neanche eletti, mentre è vincitore, ma virtuale, Matteo Renzi, nei retropensieri dei mesti elettori di sinistra, persuasi che con lui le cose sarebbero andate diversamente.

Ora toccherà al vecchio Napolitano sbrogliare l’intricata matassa e convincere che l’unica via è un governo di buona volontà e larghe intese, che vari, in tempi brevi,  una nuova legge elettorale, regga la situazione pro-tempore di un Paese ad altissimo debito e crescita zero,  per dare il via ad elezioni che pongano davvero  in condizioni di governare.

Intanto i primi nefasti segnali non tardano ad apparire: crolla la Borsa e vola lo spread, risposte abravise e preoccupanti  dei mercati a un voto inconcludente, con un Senato privo di maggioranza, con Piazza Affari che affonda del 4,8% a metà mattina e uno spread che da 293 schizza fino a 350, il massimo da quasi tre mesi.

In questa situazione la Consob si muove tempestiva e fa sapere di avere allo studio l’adozione di misure anti-speculazione , con arrivo, a fine mattina, del divieto di vendite allo scoperto per i titoli Intesa Sanpaolo e Carige.

I timori di ingovernabilità dell’Italia, con uno scenario politico post-elettorale ancora tutto da decifrare, avevano già avuto ripercussioni prima a Wall Street (-1,85% l’S&P 500 ieri sera) e poi questa mattina in Asia (Tokyo -2,26% e Hong Kong -1,32%).

I mercati hanno paura che un Paese con 2 mila miliardi di debito possa smarrire la strada delle riforme e dell’attenzione alla sostenibilità dei conti garantita da Mario Monti, riportando in primo piano il tema del debito dell’eurozona.

Non a caso l’euro ha perso terreno su tutte le altre valute, quotando sotto 1,3 sul dollaro, mentre Piazza Affari ha trascinato in profondo rosso tutti i listini europei.

La Spagna, che insieme all’Italia è il più vulnerabile dei Paesi dell’Eurozona, ne ha risentito maggiormente, con la Borsa di Madrid in calo del 3,1% e lo spread tra i bund e bonos, in rialzo di 18 punti.

In queste ore concitate e buie, di fronte alla paralisi che si è creata al Senato, il Pd cerca di capire come muoversi e,  al momento, la risposta all’apertura di Silvio Berlusconi sembra essere negativa, con Bersani che sta aspettando i risultati delle regionali prima di parlare e fare un bilancio, deliniando prospettive.

Ma contro ogni ipotesi di governassimo Pd-Pdl, tuona già Beppe Grillo che dichiara: “Faranno un governissimo pdmenoelle – pdelle. Noi siamo l’ostacolo. Contro di noi non ce la possono piu’ fare, che si mettano il cuore in pace”.

E scrive ancora il vincitore assoluto delle elezioni sul suo blog: “Potranno andare avanti ancora 7, 8 mesi a fare un disastro, ma cercheremo di tenerlo sotto controllo. Cominceremo a fare quello che abbiamo sempre detto, le nostre stelle: l’acqua pubblica, la scuola pubblica, la sanita’ pubblica. Se ci seguono ci seguono. Se no la battaglia sara’ molto dura”.

Intanto, alle 14 e 20, Piazza Affari ha già bruciato 17 miliardi e sulla stampa internazionale si descrive il Paese come ingovernabile, con il caos a Palazzo Madama e la situazione non troppo convincente neanche in Parlamento.

L’empasse italiana fa il giro del mondo, con differenti letture per un’uguale conclusione. Chi mette l’accento sul voto di protesta per Grillo, chi invece vede nell’austerity la causa, i principali quotidiani stranieri sono unanimi nel definire la situazione italiana bloccata in uno stallo.

Per il prestigioso New York Times “gli italiani respingono l’austerity, ma il voto da cui emerge una spaccatura potrebbe portare ad uno stallo”. Per il Washington Post, invece, il dato forte che emerge è il ritorno del Cavaliere: “Berlusconi torna a sorpresa ad un posizione da cui sara’ in grado di influire nelle caotiche elezioni italiani”. The Wall Street Journal titola in home page sull’edizione europea “Dal voto italiano non emerge alcun chiaro vincitore”: la “Bibbia” di Wall Street, di proprietà di Rupert Murdoch, aggiunge che il risultato “riduce le chance di formare un governo stabile e conferma i peggiori timori degli investitori che l’instabilità politica italiana possa ancora una volta scuotere l’Europa”.

In Germania, poi, Der Spiegel sottolinea la vittoria della protesta titolando “Vince la rabbia di Grillo”, così come il Sueddeutsche Zeitung che scrive “Governeranno populismo, urla e menzogne”, aggiungendo nel catenaccio che “Gli italiani ci hanno mandato questo semplice messaggio: due comici si sono presentati alle elezioni e sono stati ricompensati per le loro urla calunniatrici, Silvio Berlusconi e Beppe Grillo. Bild, invece, tabloid ma anche il quotidiano più diffuso nel Paese,  con 3 milioni di copie,  si chiede: “L’Italia diventa ingovernabile?”.

I numeri sono chiari: il centrosinistra ha 120 senatori, il centrodestra 117, il boom di Grillo garantisce 54 eletti al Movimento 5 Stelle, i centristi di Scelta civica per Monti si fermano a un misero 18. A questi vanno aggiunti, altrettanto ininfluenti, 6 senatori eletti all’estero e 4 senatori a vita (uno è Monti), che diventeranno 5 quando scadrà il mandato di Napolitano e lui siederà sullo scranno dedicato agli ex presidenti.

In queste condizioni è davvero complesso immaginare una rotta ed una traiettoria futura, perché è difficile immaginare una grande coalizione, o un’intesa tra Berlusconi e Monti, o il Pd che trovi il dialogo con Grillo, o il M5S che confronti le proprie idee con quelle del Cavaliere. Più realistico credere che agli italiani toccherà tornare alle urne, mentre in Parlamento bisognerà eleggere il nuovo capo dello Stato e i mercati, come si è visto,  non aspettano.

Camus, a differenza di Saramago, crede che là dove non è possibile curare  è sempre possibile lenire e allora vogliamo augurarci che si torni presto al voto e con una legge ed una consapevolezza che rendano finalmente governabile una Nazione in declino costante e vorticoso da 20 anni, con disoccupazione stratosferica, welfare a zero, servizi fasulli ed inefficienti, tasse sempre più intrusive, territorio sempre più fragile ed abbandonato, cultura non sostenuta, turismo difficile, artigianato negletto e via discorrendo.

La genialità di Camus sta proprio nell’aver dipinto un mondo che a oltre mezzo secolo di distanza, ci coinvolge con la sua verità e ci parla del nostro tempo in maniera impressionante. Il vuoto, l’abulia e l’indifferenza di Meursault, il protagonista de “Lo Straniero” di Albert Camus,scrive  Paolo Petronici paiono molto forti, specie se attribuiti a una persona che conduce una vita assolutamente normale. La verità è che il suo vuoto emotivo e spirituale, il suo istintivo materialismo, l’essere concentrato solo su se stesso, generano un’indifferenza che porta a una mancanza di morale che oggi possiamo spesso riconoscere attorno a noi ed in quello che attorno a noi accade”.

‘La peste’, – scrive ancora Petroni – diventa ogni giorno un romanzo di più forza simbolica, ritratto, aperto a un futuro di speranza, di una società che deve imparare a reagire al morbo, della paura, dell’indifferenza, della violenza e dell’egoismo, che la sta mortalmente infettando”.

Scritto da Abby Mann che adattò un suo teledramma, “Vincitori e vinti” ricostruisce in chiave romanzesca il processo di Norimberga del 1948 contro i criminali di guerra nazisti, con umana verbosa maratona giudiziaria che è comunque non solo il più compatto e armonioso film del produttore-regista Kramer e un tipico frutto culturale della presidenza di J.F. Kennedy, ma un saggio vero (più del “Lincoln”c di Spielberg) di oratoria democratica ad alto livello, in cui si comprende come solo un accordo fra contrari, per un bene ritenuto comune e supremo, può condurci fuori da momenti di grande confusione.

 

 Carlo Di Stanislao

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