Neofiti, non sprovveduti

Stephan Hessel, pensatore, scrittore e diplomatico tedesco naturalizzato francese, l’uomo che ispirò i movimenti di protesta di “Occupy” e degli “Indignati” con il manifesto pubblicato nel 2010 sotto forma di pamphlet di una ventina di pagine, intitolato “Indignez-vous!”, comperato da 700.000 persone, morto ieri notte a Parigi a 95 ani, sarebbe felice del voto italiano, della vittoria dei […]

Stephan Hessel, pensatore, scrittore e diplomatico tedesco naturalizzato francese, l’uomo che ispirò i movimenti di protesta di “Occupy” e degli “Indignati” con il manifesto pubblicato nel 2010 sotto forma di pamphlet di una ventina di pagine, intitolato “Indignez-vous!”, comperato da 700.000 persone, morto ieri notte a Parigi a 95 ani, sarebbe felice del voto italiano, della vittoria dei grillini e di pezzi della vecchia politica buttati fuori dagli elettori, con anche il Pirellone che, nonostante il voto a Maroni, cambia faccia, con l’ingresso dei “civici” e dei “Cinque stelle, mentre Sel, Udc e Idv restano fuori.
Felice si è detto ieri sera da Lilli Gruber Dario Fo, che rifiuta l’offerta di Grillo di candidarsi come Presidente della Repubblica, auspica un dialogo fra “Cinque Stelle” e Pd, ma dice che qualcosa di nuovo ha mosso lo stagno italiano ed il nuovo va guardato sempre con speranza.
L’ottantantacinquenne premio Nobel, sorride alla battura del segretario socialdemocratico tedesco che, in patria, commenta il nostro risultato elettorale dicendo che ora l’Italia è in mano a due buffoni: uno vero (Fo) ed uno falso (Berlusconi) e auspica un confronto Pd-M5s, sul modello di quanto sta accadendo in Sicilia con Crocetta.
I grillini hanno ora una grande occasione: non potranno andare al governo perché hanno programmi troppo diversi rispetto agli altri partiti ma potranno condizionarli con le loro proposte come il dimezzamento dei parlamentari, degli stipendi, l’introduzione di referendum non solo abrogativi ma anche propositivi, con abolizione del quorum.
La coerenza con cui è stato portato avanti il progetto Grillo-Casaleggio alla fine ha creato valore. E come si è potuto assistere nel comizio di Piazza San Giovanni ha evocato anche il “tema dell’amicizia virile”, che quando si devono serrare i ranghi genera sempre un valore aggiunto. I due hanno dato l’immagine di un movimento compatto e coerente, mentre gli altri partiti si muovevano ai margini di guerre intestine, dando vita ad un intero ecosistema di conversazioni, che si sviluppano attorno alla proposta politica del Movimento.
Beppe Grillo ha dichiarato che andrà alle consultazioni con il Capo dello Stato insieme a Gianroberto Casaleggio, lo stratega che tira i fili del Movimento 5 stelle e che e’ referente di banche e multinazionali, facendoci capire che le idee nascono da due teste e non solo dalla sua.
Per Dario Fo Casaleggio “è un timido che usa con attenzione le parole, una persona sono “due pittori concordi cromaticamente”.
Ed anche se molta stampa rimprovera la vicinanza diretta di Grillo e Casaleggio ai soldi, il fatto che i punti principali ribaditi dal M5s siano referendum sull’euro, divieto di ripagare una parte degli interessi sul debito, fuori la politica dalle banche, abolizione dei monopoli di Stato, con il sostegno di 54 senatori e 108 parlamentari, fa tremare i polsi.
Ma non si tratta di idee bislacche, inapplicabili e campate in aria, poiché le idee economiche del primo partito italiano alla Camera sono state scritte da Joseph Stigliz, economista premio Nobel nel 2001 assieme a Michael Spence per il contributo alla teoria delle asimmetrie informative, nucleo centrale dell’ultimo libro di Grillo: “Il prezzo della diseguaglianza”, dove si propone una ricetta per la crescita economica imperniata su tre elementi: tassazione ai più ricchi, reddito di cittadinanza, e regole stringenti per la finanza affinché “non sia più vantaggioso speculare che lavorare”.
Inoltre, come ricorda Antonio Vanuzzo, altrettanto presente nei post di Grillo è Jeremy Rifkin, economista Usa, teorico della diversificazione delle fonti energetiche per combattere il cambiamento climatico basata sull’estrazione dell’idrogeno.
E’ ancora vi è un altro Nobel ascoltato dal Movimento 5 Stelle: Amartya Sen, che ha scoperto come dal ’37 a oggi non ci sia carestia che non sia stata prodotta dall’uomo, per sostenere una più equa distribuzione – non produzione – del cibo, e dunque delle risorse, nel mondo.
Lo spin doctor economico di Beppe Grillo è invece Loretta Napoleoni, lecturer a Cambridge tra i massimi esperti mondiali in terrorismo, chiamata come consulente – a titolo gratuito,– a Parma per risolvere la grana del debito. Una Naomi Klein in salsa tricolore che nel suo ultimo lavoro, Democrazia Vendesi (Rizzoli 2013), si è convertita alla soluzione tiepida dell’euro a due velocità dopo aver passato gli ultimi due anni a battere sul ritorno alla lira e sulla via islandese al problema del debito italiano.
Insomma questi neofiti non paiono, a ben vedere, tanto sprovveduti e, soprattutto, ora occorrerà che gli altri li stiano ad ascoltare, anche perché, con otto milioni di voti, non si può fare altrimenti.
Nato per strada, nelle piazze, ed alimentato dal sentimento di antipolitica covato negli ultimi anni dagli elettori italiani, il Movimento è andato pian piano diffondendosi nel web, mostrando l’assoluta veridicità di quanto il padre e fondatore del web stesso, Tim Berners-Lee, sostenne all’epoca dell’ ‘invenzione’ della rete: “Il Web rappresenta un’innovazione più sociale che tecnica”.
Adesso occorre attrezzarsi per capire e dialogare con tanti sostenitori del principio di democrazia diretta, capace di andare al di là della semplice rappresentanza partitica e che invece restituisca ai cittadini il ruolo di protagonisti delle scelte che segnano le loro esistenze, in campo economico, ma non solo.

Carlo Di Stanislao

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