Habemus Papam. Tante le novità del 75mo Conclave per la elezione del 265mo Romano Pontefice

“Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”(Matteo 28,20). Cresce l’attesa nella Chiesa Cattolica Apostolica raccolta in preghiera per l’elezione del nuovo Romano Pontefice. Si invoca lo Spirito Santo! Sul significato di questo evento, nella prospettiva della fede, bisogna essere chiari. I Padri Cardinali nel decidere a larghissima maggioranza (145) […]

“Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”(Matteo 28,20). Cresce l’attesa nella Chiesa Cattolica Apostolica raccolta in preghiera per l’elezione del nuovo Romano Pontefice. Si invoca lo Spirito Santo! Sul significato di questo evento, nella prospettiva della fede, bisogna essere chiari. I Padri Cardinali nel decidere a larghissima maggioranza (145) la data del Conclave per Martedì 12 Marzo 2013 si sentono pronti per affrontare il passo decisivo dell’elezione del nuovo Papa. Le riflessioni in comune nelle dieci Congregazioni, le informazioni scambiate fra loro, i dialoghi per formarsi un giudizio personale e responsabile sulle persone più adatte per il grande compito, sono ormai giunti a un primo stadio di maturazione. Da Martedì 12 Marzo 2013 il discernimento diventerà ancora più impegnativo, perché con gli scrutini si affronterà la “misura” del consenso che, “pesato”, si potrà raggiungere su alcune persone concrete. E si andrà avanti fino alla scelta del nuovo Papa. Fino alla fumata bianca! Come sottolineano le fonti vaticane, tutto questo è “impressionante, se si pensa alla responsabilità di per sé sovrumana che verrà accollata sulle spalle di un uomo!”. Non si tratta solo di governare bene la Chiesa Universale, un’istituzione complessa, terrestre e celeste. Ma di orientare il cammino religioso, spirituale, morale, della comunità di oltre 1,2 miliardi di credenti: la fede più numerosa e diffusa nei diversi continenti, osservata con attenzione, con attesa positiva, ma a volte anche con atteggiamento negativo, da moltissimi nostri contemporanei in ricerca del senso della loro esistenza. Il Vangelo di Cristo va annunciato attraverso i tempi, per la salvezza di tutti, fino ai confini della Terra, fino alla fine del Mondo. Il Conclave è, quindi, un evento il cui senso può essere compreso veramente, e che può essere vissuto serenamente, solo nella prospettiva della fede. Non è un’elezione presidenziale. I due protagonisti dei precedenti Conclavi ne hanno dato una testimonianza intensa e indimenticabile. Papa Wojtyla contemplava il Giudizio di Michelangelo nel suo poema “Trittico romano”. Il beato Giovanni Paolo II scriveva: “Tutte le cose sono nude e aperte davanti agli occhi di Dio…Trasparenza degli eventi, trasparenza delle coscienze…Tu che penetri tutto – indica!..Lui additerà”. E il futuro Papa Ratzinger commentava: “L’eredità delle chiavi lasciate a Pietro…Porre queste chiavi nelle mani giuste: è questa l’immensa responsabilità in quei giorni”. Ora, l’uomo santo che con la sua straordinaria coraggiosa “rinuncia” ha condotto i 115 Padri Cardinali a varcare ancora una volta la soglia della Cappella Sistina per discernere davanti a Dio ed alla Storia a quali mani affidare le Chiavi di Cristo, è con tutti noi credenti, silenziosamente ma più profondamente e consapevolmente di tutti noi, in preghiera:“Spirito di Dio, tu che tutto penetri – indica!”. Sotto lo sguardo di Gesù Re dell’Universo, Giusto Giudice, accanto a Maria Santissima, inizia il Conclave nella Cappella Sistina: il mondo è in preghiera per l’“Habemus Papam!”. Prima la “Missa pro eligendo Pontifice” del mattino di Martedì 12 Marzo 2013, poi l’Extra omnes (Fuori tutti) per l’inizio delle operazioni di voto nella Cappella Sistina da parte dei 115 Padri Cardinali elettori. Tutti i Cristiani possono partecipare liberamente con la preghiera. Perché la Chiesa Universale di Cristo è Una. A partire dalle ore 7 i porporati elettori prendono possesso delle proprie camere nella Casa Santa Marta. La data del 12 Marzo, secondo le fonti vaticane, ha trovato il consenso di quasi tutto il Collegio cardinalizio. “Il cardinale decano – ha dichiarato Padre Lombardi – ha fatto fare subito la votazione a proposito del giorno di inizio del Conclave e, al primo voto, c’è stata una maggioranza assolutamente inequivoca per Martedì 12 Marzo, che è stata la prima proposta fatta. La maggioranza è stata di tipo dieci a uno, quindi non c’era nessuna discussione o nessuna divisione fra i cardinali sul fatto di voler andare oltre o avere molto più tempo”. Essendo stati 145 i cardinali partecipanti alla votazione nella Congregazione, si può evincere che i contrari siano stati pochissimi. Con questa decisione in pratica i cardinali hanno fatto buon uso della possibilità offerta dall’ultimo “Motu proprio” di Benedetto XVI di anticipare l’entrata in Conclave rispetto ai tradizionali 15 giorni dall’inizio della Sede Vacante (ore 20 del 28 Febbraio 2013). Padre Lombardi ha spiegato che Martedì mattina, alle 10, ci sarà la Missa pro eligendo Pontifice, concelebrata da tutti i cardinali, non elettori compresi, e presieduta dal cardinale decano Angelo Sodano. Nel pomeriggio, a partire dalle 16:30, ci sarà la solenne processione verso la Cappella Sistina dei porporati elettori, il loro giuramento, e quindi l’Extra omnes proclamato dal maestro delle cerimonie pontificie. È prevista la ponderata meditazione del cardinale, non elettore, Prosper Grech, e quindi la possibilità di effettuare la prima votazione. Dal giorno successivo saranno previste quattro votazioni al giorno: due la mattina e due il pomeriggio, con due sole “fumate” giornaliere dalla Sistina, alla fine di ciascuna delle due votazioni. È importante sottolineare la dinamica spirituale delle votazioni in Conclave: in un tempo relativamente rapido, quando ci sono tante votazioni, una dopo l’altra, ognuno capisce quali siano i candidati più in grado di ricevere consenso e quindi converge sul candidato che appare in grado di ricevere più consenso, in modo tale da orientare la scelta in quella direzione. Queste cose possono avvenire piuttosto rapidamente nel corso di successive votazioni. L’intero processo può svolgersi sia nel corso di alcuni giorni, senza particolari difficoltà, sia piuttosto rapidamente in poche ore. Fino a quando il nuovo Papa verrà eletto con almeno 77 voti, pari ai due terzi dei 115 cardinali elettori che entrano in Conclave. Nelle Congregazioni di venerdì pomeriggio e sabato mattina hanno preso la parola 32 cardinali, per un totale, di 133 interventi di oltre un centinaio di cardinali. Alcuni di loro hanno parlato anche più volte. Vari gli argomenti trattati, tra questi, secondo le fonti vaticane: le attese nei confronti del nuovo Papa, l’attività della Santa Sede, dei dicasteri e il lavoro della Curia e il suo miglioramento; e poi informazioni sulla situazione della Chiesa nelle grandi aree del mondo. Sorteggiate le camere della Casa Santa Marta nelle quali i cardinali elettori alloggeranno durante il Conclave, ha poi avuto luogo nella Cappella Paolina del Palazzo Apostolico il giuramento di riservatezza del personale ausiliario, officiali ed addetti, che parteciperà alla clausura del Conclave. Pena la scomunica. Fra di loro il segretario del Collegio cardinalizio, l’arcivescovo Lorenzo Baldisseri, il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, monsignor Guido Marini con i cerimonieri, il personale addetto alla mensa ed alle pulizie. Padre Lombardi ha spiegato che sono stati effettivamente annullati, “biffandoli”, cioè rigandoli in forma di croce, l’anello del pescatore, i due timbri a secco e la matrice per i sigilli di piombo dei documenti papali di Benedetto XVI. Da Martedì sera saranno puntati proprio sul comignolo esterno, installato sul tetto della Cappella Sistina, gli occhi dell’universo cattolico, in attesa della fumata bianca che, insieme al suono delle campane di san Pietro, annuncerà l’avvenuta elezione del nuovo Papa, il Vescovo di Roma. Dopo la vestizione e il saluto dei cardinali elettori, circa tre quarti d’ora più tardi, il Sommo Pontefice si affaccerà dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro per la solenne Benedizione Apostolica ai cittadini di Roma e del Mondo. La prima fumata, attesa dopo le ore 20 di Martedì 12 Marzo 2013, difficilmente dovrebbe avere esito positivo, essendo la prima votazione. Come fa notare il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, nel briefing con la stampa. Mai dire mai. Domenica 10 Marzo sono state celebrate, nelle rispettive basiliche della Città Eterna, le Messe dei cardinali che hanno incontrato i loro fedeli, a volte scherzato con loro, pregato e spiegato nelle omelie il Vangelo del Figliol prodigo. Un bagno di folla per i vari Christoph Schönborn, Scola, Scherer, O’Malley, marcati da vicino anche dai media che non hanno potuto vedere né prendere parte all’antivigilia del Conclave. Tutti i luoghi frequentati dai Padri Cardinali sono soggetti alla clausura. Gli incontri riservati, lo scambio di informazioni, i dialoghi fraterni a cui ha fatto cenno anche le fonti vaticane, sono stati necessari per arrivare al primo stadio di maturazione, prima di entrare nella Cappella Sistina. Alle difficoltà della Chiesa sono state dedicate le parole del cardinale brasiliano Pedro Odilo Scherer nel corso della celebrazione presieduta nella chiesa romana di Sant’Andrea al Quirinale:“Abbiate fiducia nella missione della Chiesa, pregate per la Chiesa stessa, in questo tempo certamente difficile, ma d’altra parte certamente gioiosa e pieno di speranza”. Una richiesta che si lega con l’esigenza di una riconciliazione sociale tra i popoli e le culture, per avere un “futuro di fraternità e di pace per l’umanità”. Il cardinale Angelo Scola, nella Basilica dei Santi XII Apostoli ha ricordato il Conclave ormai imminente: “preghiamo perché lo Spirito Santo offra alla sua Chiesa l’uomo che possa condurla sulle orme segnate dai grandi pontefici degli ultimi 150 anni. Donaci un pastore santo, un Papa che testimoni Gesù e che edifichi la Chiesa con la testimonianza della sua vita”. L’arcivescovo di Boston, il cardinale Sean O’Malley a Santa Maria della Vittoria ha rassicurato i fedeli, scherzando: “Tornerò a Boston come un cardinale dopo il Conclave, e forse mi porto la statua di Santa Teresa del Bernini con me”. Il suo “fratello” americano, il cardinale Timothy Michael Dolan in un’affollata chiesa di Nostra Signora di Guadalupe a Monte Mario ha auspicato un Conclave breve. Riferendosi al Conclave il cardinale ungherese Peter Erdő, celebrando l’Eucaristia nella sua Basilica romana di Santa Balbina all’Aventino ha parlato di “tempo opportuno”. L’arcivescovo di Abuja (Nigeria), John Olorunfemi Onaiyekan, ha concluso la sua omelia nella basilica di cui è titolare, “San Saturnino” nel quartiere Trieste, con queste parole: “Dio ha già deciso chi deve essere il nuovo Papa, sta a noi scoprirlo”. Domenica in serata tutte le altre Messe dei Padri Cardinali, tra le quali, quella del cardinale Giuseppe Betori e dell’austriaco Christoph Schonborn, l’allievo di Papa Ratzinger. L’arcivescovo di Firenze ha affidato “all’amore divino” il Conclave “perché i padri cardinali ricerchino sempre l’amore per la Chiesa e per il mondo”. Il cardinale Geraldo Majella Agnelo ha raggiunto Assisi per pregare sulla tomba di san Francesco. L’arcivescovo di Salvador di Bahia ha presieduto la celebrazione eucaristica di mezzogiorno: ha poi visitato i luoghi del Poverello e si è raccolto in preghiera sulla sua tomba, nella Basilica inferiore. Nei giorni scorsi, come conferma la sala stampa del Sacro Convento, sono stati diversi i cardinali che si sono recati ad Assisi per pregare privatamente nei luoghi di san Francesco: tra loro Odilo Scherer e il domenicano Christoph Schönborn. Lo sguardo dei 115 porporati che varcheranno la soglia della Cappella Sistina in processione invocando lo Spirito Santo con il canto del “Veni Creator”, quando entreranno nella sala, si poserà immancabilmente sul Cristo. Poi contempleranno l’affresco del Perugino con la Consegna delle chiavi a Pietro da parte di Gesù. Nel capolavoro del “Tibi dabo claves” si pone l’accento sull’autorità conferita al primo degli Apostoli. L’iconografia è talmente chiara che il messaggio può essere percepito da chiunque osservi la scena. Ed è un richiamo preciso ai cardinali che si appresteranno a scegliere il successore di Pietro. Per la venticinquesima volta la magnifica Cappella affrescata da Michelangelo 500 anni fa con le scene principali dell’Antico e del Nuovo Testamento, che porta il nome di papa Sisto IV della Rovere, ospiterà il Conclave. Un rito che da sempre affascina il mondo e che fa dell’antica Cappella Magna all’interno del Palazzo apostolico un simbolo davvero universale per la Chiesa. Il beato Giovanni Paolo II l’ha definì il “luogo dell’azione dello Spirito Santo” quando inaugurò i restauri degli affreschi nel 1994. E Benedetto XVI vi ha scorto “un invito alla lode” da “elevare al Dio creatore, redentore e giudice dei vivi e dei morti”. È quanto raccontano i cicli pittorici delle sue pareti e del soffitto che l’hanno consacrata a gioiello indiscusso dell’arte sacra e della creatività a servizio della gioia di credere. “Perché qui – assicura il direttore dei Musei Vaticani, Paolucci – sono sintetizzati i contenuti della Rivelazione. La Sistina è un compendio di tutto quanto può essere raccolto in intere biblioteche ecclesiastiche. Le verità della fede ci parlano da ogni parte. Si va dal fiat lux all’Apocalisse, dalle storie di Mosè a quelle di Cristo, fino al Giudizio finale”. Quando gli occhi si alzano verso la volta, i passi della Genesi vengono come narrati dalla mano di Michelangelo che fra il 1508 e il 1512 li ha dipinti su incarico di Giulio II. E quell’incontro fra due dita nella Creazione di Adamo ne rappresentano l’emblema. “Sono affreschi che dimostrano la capacità mitopoietica di Michelangelo, ossia la sua abilità nell’inventare situazioni figurative radicalmente inedite – rivela Paolucci – fino a quel momento la Creazione dell’uomo era stata una traslitterazione del primo libro della Bibbia con Dio che impasta la terra, gli dà forma e soffia il suo Spirito. Invece Michelangelo immagina un uomo già perfettamente formato. E ci propone un Adamo che viene dalla terra ed è parte della terra”. Qui avviene l’abbraccio con Dio attraverso il dito del Padre che protende verso di lui. “E, invece di un fluido elettrico, il Signore gli dà anima e destino immortale – spiega Paolucci – si tratta di un’invenzione artistica formidabile che non ha mai cessato di suscitare domande. Recentemente uno studioso americano ha creduto di vedere nei lineamenti di Dio, che giunge in una ghirlanda di angeli ed è avvolto da un mantello rosso gonfiato dal vento della Creazione, il profilo di un cervello umano. Quasi che tutto ciò mostrasse un Michelangelo creazionista. Questo per dire quante interpretazioni ancora oggi consentono di offrire i testi figurativi della Sistina”. Nella Cappella i Padri Cardinali potranno ammirare grandi artisti fiorentini e umbri, da Botticelli al Pinturicchio, dal Ghirlandaio a Signorelli, che si sono spinti fino all’ultimo orizzonte della teologia, additando l’Alfa e l’Omega e componendo un’opera dove la purezza del bello è epifania della bellezza suprema dell’Onnipotente. Le centoquindici sedie dei Padri Cardinali corrono lungo le pareti laterali che ospitano le fasce quattrocentesche con le storie di Mosè e di Cristo. “È un percorso che sembra una sorta di Lectio Divina – rivela Paolucci – da cui emerge l’unità dell’Antico e del Nuovo Testamento nel dipanarsi della storia della salvezza, che dagli eventi dell’Esodo porta alla pienezza della rivelazione in Cristo. E nelle storie del grande Legislatore e del Figlio di Dio non è difficile cogliere simmetrie e richiami, quasi fossimo in un gioco di specchi. Ad esempio, se da un lato possiamo notare la chiamata degli Apostoli che ha sullo sfondo il lago di Tiberiade e che quindi rimanda a una vicenda di acqua e di salvezza, abbiamo di fronte il passaggio del Mar Rosso che è anch’esso momento in cui l’acqua salva. E, quando viene proposto il Discorso della montagna di Cristo, troviamo dirimpetto l’episodio di Mosè che consegna le tavole della Legge al popolo d’Israele. Di fatto assistiamo a un’imponente spola all’interno del testo sacro con continue citazioni della Scrittura”. Nelle decorazioni della Sistina, sede del più prestigioso seggio elettorale sulla Terra, il beato Giovanni Paolo II leggeva un “Inno a Cristo” a cui “tutto conduce”. “Il protagonista è il Salvatore, l’Emmanuele, che può avere il volto sia del Cristo atteso, sia di quello incarnato, sia del Cristo giudice” – fa notare il direttore dei Musei Vaticani. E sull’altare ai piedi del Giudizio Universale sarà posta l’urna dove i porporati faranno scivolare le schede da un vassoio. “Nella scena di Michelangelo – dichiara Paolucci – siamo di fronte a un Salvatore che possiede in sé un’antica grazia e che ci presenta il mistero della sua gloria legato alla Risurrezione. Un Cristo di cui il genio nato nell’Aretino esalta la sua umanità fra lo splendore dei corpi glorificati e sottoposti alla condanna eterna”. Ed è ammirando anche questo scorcio che Papa Wojtyla parlò della Sistina come di un “santuario della teologia del corpo umano”. “Nell’ambito della luce che proviene da Dio – precisa Paolucci – anche il corpo umano mantiene la sua magnificenza e la sua dignità. Ciò spinse Michelangelo a un dilagante primato del nudo che lasciò interdetti i benpensanti dell’epoca. Tanto è vero che, dopo la sua morte, si provvide a celare alcune delle nudità più evidenti. Ma Michelangelo aveva buon gioco nel rispondere ai suoi detrattori: dinanzi agli occhi di Dio il corpo può rimanere scoperto e conservare la sua purezza. Un concetto teologicamente ineccepibile che, tuttavia, apparve a molti sconvolgente”. Lo scorso 31 Ottobre 2015, per i cinquecento anni dall’inaugurazione della volta, Benedetto XVI ricordò che gli affreschi della Cappella “trovano nella liturgia il loro ambiente vitale. La Sistina, contemplata in preghiera, è ancora più autentica e si rivela in tutta la sua ricchezza”. Sarà l’esperienza dei 115 cardinali elettori che nell’azione orante dei giorni del Conclave potranno gustare la bellezza della Cappella Sistina e la pregnanza del suo significato. “Gli affreschi – spiega Paolucci – hanno un impatto comunicativo che travalica appartenenze e culture. Tutti vengono toccati dall’emozione spirituale che i dipinti provocano. Ed è un effetto psicologico talmente intenso che turba e interroga anche chi non crede”. Quanto durerà il Conclave? La storia recente racconta che l’elezione di un Papa può avvenire anche in pochissimi giorni. Quello da cui è uscito Romano Pontefice Joseph Ratzinger, nell’Aprile 2005, è stato uno dei più brevi: dopo appena quattro scrutini, cioè due fumate. Durò meno di 48 ore. L’elezione nel 1978 del primo Papa non italiano dopo 455 anni, Giovanni Paolo II, durò tre giorni (otto scrutini). Il Conclave che solo poche settimane prima aveva eletto Romano Pontefice Giovanni Paolo I, papa Albino Luciani, vide quattro scrutini in appena due giorni. Viaggiando indietro nel tempo, 15 anni prima, nel 1963, Giovanni Battista Montini, papa Paolo VI, fu eletto dopo sei scrutini. Il Conclave durò tre giorni. Nel 1958 Giovanni XXIII, Angelo Roncalli, fu eletto dopo undici e il Conclave durò quattro giorni. Eugenio Pacelli, papa Pio XII, fu eletto nel 1939 dopo tre scrutini, in due giorni. Il suo Pontificato durò oltre 19 anni. Uno dei Conclavi più lunghi della storia recente fu quello che portò all’elezione di Papa Pio X. Achille Ratti fu eletto dopo quattordici scrutini, nel 1922. Il Conclave durò cinque giorni. Il numero dei cardinali elettori è cresciuto negli ultimi 150 anni: dai 50 di Pio IX si è passati agli 80 di Paolo VI nel 1963, dai 111 del 1978 ai 115 del 2005 e del 2013. Sarà, come sempre, lo Spirito Santo il primo, unico, autentico Grande Elettore del nuovo Papa. È Lui, al Conclave, il protagonista. Fin dalla chiusura del portone della Sistina, con l’Extra omnes. La verità indiscutibile è che le Chiavi di San Pietro sono di Cristo. I 115 Padri Cardinali riuniti nella Cappella Sistina sono certamente uomini di Dio, terrestri e cittadini del Cielo. Ma pur sempre uomini. Quella dello Spirito Santo è la “Forza” suprema, immensa e, allo stesso tempo, debole dell’Universo perché manifestata attraverso gli uomini. Lo Spirito ha bisogno delle nostre preghiere per agire nella Storia. Ha bisogno di un nostro atto di umiltà e di fiducia. Da semplici fedeli, insieme ai porporati, come parte della comunità ecclesiale, guardiamo alla Chiesa con speranza e simpatia pregando lo Spirito Santo affinché trovi cuori docili in cui possa lavorare dolcemente. La Santa Chiesa Apostolica Romana ha urgente bisogno di un Leone che faccia pulizia nel mondo immorale. Un autorevole Romano Pontefice che parli al cuore delle persone, alla ragione, all’anima. Ma che sia intransigente con chi sbaglia, capi di stato, di governo e di multinazionali compresi. Perché in azione nel mondo è anche il Nemico. Il Diavolo esiste. Attende un Conclave con lo stesso gusto con cui Hitler attendeva una battaglia campale. Come agisca il Male in queste circostanze l’ha descritto argutamente C.S. Lewis, il professore oxfordiano grande amico di J.R.R. Tolkien (Il Signore degli Anelli, Lo Hobbit), e papà delle Cronache di Narnia. Circa 70 anni fa Lewis scrisse anche le “Lettere di Berlicche”, una raccolta di consigli che un alto funzionario dell’Inferno impartisce al nipote Malacoda, incaricato di traviare un giovane londinese. Berlicche conosce alla perfezione l’animo umano e le sue possibile brecce. Così suggerisce: il senso del possesso va incoraggiato, negli uomini. Mediante la confusione attorno al significato dell’aggettivo possessivo “mio”. Dalle “mie” scarpe” alla “mia” famiglia, i “miei” figli e il “mio” coniuge, la “mia” azienda, la “mia” patria, la “mia” comunità e…il “mio” Dio. Tutti vanno ridotti al “mio” delle mie scarpe, al “mio” della proprietà privata indiscussa: “mio”, ossia che mi appartiene e di cui posso disporre come mi pare. In realtà – osserva Berlicche beffardo – gli uomini si accorgeranno un giorno che nulla è realmente “loro”, nemmeno la vita. Ma intanto incoraggiamoli.
La Chiesa è di Cristo, e sua soltanto. E tutti noi, laici e presbiteri, cardinali compresi, apparteniamo a Lui, non viceversa. Lo Spirito Santo, per poter soffiare come sa sempre fare con grande maestria e sempre con altissima Sapienza, ha bisogno soltanto di questo. Che la tentazione diabolica del “mio”, della proprietà, esteso indebitamente, rimanga fuori dal Conclave: Extra omnes! La porta chiusa sia quindi una porta sbattuta in faccia ala Diavolo, a Berlicche e ai suoi sgherri, comunque siano camuffati e armati nel nostro povero Mondo. E sia, invece, spalancata la porta del Cielo, perché lo Spirito Santo soffi sui Padri Cardinali. Affinché diventi Papa chi Cristo vuole, Dio Vivente. Lui e nessun altro. Molto diversi sono certamente i Paesi d’origine dei Padri Cardinali.
Sarà l’Europa il continente più rappresentato all’interno del Conclave: dei 115 cardinali elettori che entrano nella Cappella Sistina, ben 60 provengono da Paesi europei. Seguono le Americhe con 33 cardinali, l’Africa con 11, l’Asia con 10 e l’Oceania con un solo cardinale. Il Paese più rappresentato è l’Italia con 28 porporati. Seguono gli Stati Uniti con 11 e la Germania con 6. Brasile, Spagna e India vedranno in Conclave cinque cardinali. Da segnalare la rinuncia presentata da due porporati elettori, i cardinali Darmaatmadja ed O’Brien. Ma saranno presenti Paesi che non lo erano nel Conclave del 2005. Come Hong Kong, Egitto e Kenya. Sono 40 i porporati che hanno lavorato o lavorano nella Curia Romana e in altri uffici ecclesiastici della Città Eterna, mentre sono 67 gli elettori creati cardinali da Papa Benedetto XVI. L’età media di chi eleggerà il nuovo Papa è di circa 71 anni. In Conclave sarà presente anche un cardinale 80enne, Walter Kasper, che ha diritto al voto perché ha compiuto gli anni il 5 Marzo 2013, ovvero dopo l’inizio della Sede Vacante. Se l’elezione del Papa dovesse prolungarsi, la stessa regola verrà applicata al cardinale italiano Poletto ed al messicano Sandoval Iñiguez, che compiranno 80 anni il 18 e 20 Marzo. I più giovani tra gli elettori sono il cardinale indiano Thottunkal, 54 anni non ancora compiuti, e il porporato filippino Luis Antonio Tagle, 56 anni a Giugno. Articolata l’appartenenza dei cardinali elettori agli ordini religiosi: per un totale di 19 porporati cui va aggiunto il cardinale peruviano Juan Cipriani Thorne, membro della Prelatura personale dell’Opus Dei. I più numerosi sono i salesiani, con 4 cardinali, seguiti da tre francescani e due domenicani. Uno solo il padre gesuita che entrerà in Conclave, il cardinale argentino Bergoglio. Ma secondo una statistica della Pontificia Università Gregoriana, risulta che sono 57, pari a circa il 49 per cento, i Padri Cardinali ex-allievi di Istituzioni gestite dalla Compagnia di Gesù a Roma. Tra loro anche due docenti della Gregoriana: lo statunitense cardinale Dolan ed il tedesco cardinale Kasper. La suddivisione del Collegio cardinalizio rispecchia anche gli ordini: a quello dei vescovi appartengono 6 porporati; 4 a quello dei Patriarchi; 153 a quello dei presbiteri e 44 all’ordine dei diaconi. Attualmente il Collegio cardinalizio è composto in totale, compresi i non elettori, da 207 cardinali. Il Cristianesimo è una presenza straniera oppure rappresenta il fondamento dell’Europa? “La mia risposta – scrive il cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn, nel suo libro “Cristo in Europa, una feconda estraneità”, pubblicato dalla casa editrice Emi – sarà che il cristianesimo è entrambe le cose! Ecco il filo del mio ragionamento. Da un lato, il cristianesimo è una delle radici dell’Europa e, fino a un determinato livello, il futuro dell’Europa nel contesto mondiale dipende da esso; l’Europa rimane consapevole di questo dato di fatto. Tuttavia tale consapevolezza sta diminuendo in maniera allarmante. Dall’altro lato, il cristianesimo è per molti un elemento estraneo in un mondo determinato dalla ragione, dall’Illuminismo e dai principi democratici. La mia tesi si basa sul fatto che quest’Europa, e il mondo occidentale intero, non sopravvivrà senza quell’estraneità portata dal cristianesimo. In altre parole, l’Europa può svolgere il suo ruolo nell’ambito delle culture del mondo soltanto se ritiene il cristianesimo, questo corpo estraneo, come parte integrante della sua identità”. Tuttavia, l’Europa non si sta forse congedando dal dibattito fra le culture mondiali? “Demograficamente, per esempio. E questo dato non è anche legato al fatto che l’Europa è diventata il continente meno religioso del mondo? In proposito vorrei citare due prospettive ebraiche. Jonathan Sacks, il rabbino capo della Gran Bretagna, crede che la cultura del “consumismo e della gratificazione istantanea” dei desideri materiali sia responsabile del crollo dell’indice di natalità in Europa. “L’Europa sta morendo”, ha detto Sacks (secondo quanto riportato dai media in riferimento a un suo discorso tenuto a Londra durante un convegno teologico nel 2009), perché la sua popolazione è troppo egoista per crescere figli. “Stiamo subendo l’equivalente morale del cambiamento climatico e nessuno ne sta parlando”. Il più alto rappresentante dell’ebraismo in Gran Bretagna ha descritto l’Europa come l’area più secolarizzata del mondo. Al contempo essa rappresenta l’unico continente che sta sperimentando il declino della popolazione. Il rabbino capo Sacks intravede una chiara correlazione tra la pratica religiosa e l’alta considerazione attribuita alla vita familiare. “Dovunque si volga lo sguardo, in qualsiasi località del mondo, e che si guardi a comunità ebraiche, cristiane o musulmane, in media si troverà che l’elemento più religioso e più numeroso della comunità è rappresentato dalle famiglie. Essere genitori richiede “un grande sacrificio” di denaro, attenzione, tempo ed energia emotiva. Sacks si è chiesto: “Dove, nell’attuale cultura europea, troviamo spazio per il concetto del sacrificio compiuto per amore delle generazioni non ancora nate?”. Il rabbino capo mette a confronto lo sviluppo dell’Europa con il declino dell’antica Grecia con i suoi “scettici e cinici”. Sacks prosegue dicendo che il credo religioso è fondamentale per la coesione della società: “Dio è tornato – afferma – e l’Europa nel complesso ancora non lo capisce”. Questa, continua Sacks, è la sua “unica e più grande forma di cecità culturale e intellettuale”. Una seconda osservazione di ambito ebraico è fornita da Joseph Weiler, professore di Diritto europeo all’Università di New York ed ebreo ortodosso. Nel suo meraviglioso libro “Un’Europa cristiana. Un saggio esplorativo”, Weiler s’interroga sulla ragione per la quale gli europei sono così intimoriti nel riconoscere l’evidenza che l’Europa ha radici cristiane. Egli parla di una “cristianofobia” europea. E, in aggiunta, vede una correlazione tra questa perdita di memoria e lo sviluppo demografico in Europa”. Un terzo dato. “Nell’ottobre 2007, i presidenti delle Conferenze episcopali cattoliche d’Europa si sono incontrati per l’annuale assemblea plenaria a Fatima. Il tema ruotava attorno alla famiglia in Europa. Uno di noi è arrivato dritto al punto che per lui, come per molti di noi, rappresentava una situazione drammatica. Potrebbe arrivare un momento, nel prossimo futuro, nel quale la maggior parte della società europea si rivolgerà al cristianesimo dicendo: “Sei un corpo estraneo tra noi. I tuoi valori non sono i nostri. I valori europei non sono i valori cristiani. Tu non ci appartieni!”. E se anche così fosse? Se questo divenisse realtà? Sarebbe tanto sorprendente? L’ebraismo non ebbe forse la stessa sensazione di estraneità nei confronti degli antichi regni d’oriente e, più tardi, nei confronti del cristianesimo? Non si riscontra tale estraneità anche nel cuore della cristianità? “Non conformatevi a questo mondo” (Rm 12,2). Così l’apostolo Paolo ammonisce la chiesa di Roma. Nell’ultima cena Gesù ha detto: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me” (Gv 15,18). “Carissimi, io vi esorto come stranieri e pellegrini ad astenervi dai cattivi desideri della carne, che fanno guerra all’anima” (1Pt 2,11). I cristiani si sentono come stranieri in questo mondo, disprezzati e rifiutati. Ma accettano tale estraneità: “La nostra cittadinanza infatti è nei cieli” (Fil 3,20). Allo stesso tempo anelano alla città futura (Eb 13,14), la Gerusalemme celeste. Questi “estranei” non sono una setta che taglia fuori se stessa dal resto del mondo. Essi vogliono dare forma al mondo e cambiare i rapporti umani attraverso il cambiamento delle persone. Chiamano questa conversione metánoia, e in qualità di “estranei” sono molto impegnati nel costruire una società più umana”. La posizione del cristianesimo in Europa è paradossale. “Sembra essere in larga misura emarginato. Le chiese esistono ancora, sebbene siano tra le cose “che furono”. Ma di rado hanno peso o influenza. Ciononostante, non le vedo “obsolete” in un’Europa con ampie risorse spirituali. Per molti versi sembra di essere tornati indietro, agli albori del cristianesimo. Sembra di esser capitati in un mondo che è religiosamente e culturalmente pluralistico, in un mondo maggioritariamente “pagano”, nel quale lo stile di vita cristiano praticato per secoli è stato dimenticato, dove dominano l’astrologia, l’aborto, la superstizione e la bramosia. Nonostante i cristiani siano la sostanziale maggioranza in Europa, quelli praticanti sono in minoranza. La situazione del cristianesimo in Europa è alquanto stimolante e piena di opportunità, dal mio punto di vista. E’ sotto diversi aspetti un corpo estraneo, anche se per molti evoca un sentire familiare. In Europa un numero sempre crescente di persone, dopo aver vissuto una vita totalmente secolarizzata, trovano la loro strada in una fede consapevole. Queste persone descrivono spesso il loro viaggio come un ritorno a casa. Qui risiede la forza distintiva e inconfondibile del cristianesimo: esso conferisce una doppia cittadinanza, terrena e celeste. Invita a una fedele partecipazione all’interno della società, all’assunzione di responsabilità per la civitas terrena, senza desiderare di rovesciarla per creare chissà quale società ideale. Questo impegno mite nella dimensione temporale si basa sulla presenza di una cittadinanza parallela nella civitas Dei”. L’affermazione di non essere soltanto un cittadino della civitas terrena “ha suscitato l’odio nei confronti della chiesa da parte dei pensatori e dittatori totalitari. Il cristiano è libero rispetto allo stato, perché non è mai solo un cittadino dello stato. Questa “libertà cristiana” non è mai stata espressa in maniera più chiara di quanto abbiano mostrato i “cristiani professanti”, che nella libertà della loro fede hanno sfidato la stretta totalitaria dello stato. Dietrich Bonhoeffer è un esempio illuminante di questa libertà, e così anche il semplice contadino austriaco Franz Jägerstätter, per citarne solo due. Il fermento di libertà è ciò che il cristianesimo può offrire all’Europa, una libertà dalle esigenze della corrente tradizionale, dal politicamente corretto, o semplicemente dalla pressione delle mode più recenti. Questa libertà attinge a una fonte più profonda, a una risorsa inesauribile. All’inizio parlavo dell’affascinante fenomeno del rapido diffondersi del cristianesimo ai suoi albori. Tra le ragioni che portarono a questo fenomeno, ne vedo una in particolare: l’espansione ha a che fare con Colui che diede alla chiesa una chiara missione e questa promessa: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Questa affermazione di Gesù Cristo rappresenta la fonte più potente e continua a essere cristiani nelle più differenti modalità. Ciò spiega la potenza inesauribile di rigenerazione del cristianesimo. Così spesso dichiarato morto, esso sperimenta ogni volta la resurrezione nella potenza di Colui che è risorto. Un corpo estraneo in Europa, ma anche una radice: questa è la stimolante posizione del cristianesimo nell’Europa secolarizzata”. Il cardinale di Vienna Christoph Schönborn individua tra Europa e Cristianesimo un rapporto paradossale: il Vecchio Continente ha sempre meno credenti ma al contempo desidera che i cristiani siano sempre più fedeli al vangelo. Il cristianesimo può offrire all’Europa la libertà da ogni condizionamento; la fede può ricevere dalla cultura laica l’appello ad una credibilità oggi quanto mai urgente. Un cardinale teologo e pastore, allievo di Joseph Ratzinger, aperto alla modernità. Quello che di apre è il 75.mo Conclave nella forma in cui lo conosciamo oggi, ovvero a partire da quanto stabilì Gregorio X nel 1274. Per il periodo precedente si parla semplicemente di elezione del Pontefice. Ma, nei secoli, come si trasformò l’elezione del Papa? Cum clave, ovvero chiuso a chiave. È questa la parola usata per indicare sia il luogo chiuso in cui avviene l’elezione del Papa sia il complesso dei cardinali che lo eleggono. Ma nella storia del Cristianesimo, il Papa non venne sempre eletto nel modo che oggi conosciamo. Per i primi 1.200 anni circa, il successore di Pietro, in quanto vescovo di Roma, veniva eletto con il coinvolgimento della comunità locale. Probabilmente la comunità dei fedeli proponeva, il clero vagliava i candidati e i vescovi circonvicini eleggevano. Con il diffondersi della fede cristiana si verificarono dei cambiamenti. Dal IV all’XI secolo, ci fu il problema degli influssi esterni: imperatori romani, carolingi, imperatori tedeschi, tentarono in vario modo di controllare l’elezione del Papa. Si sentì, dunque, l’esigenza di un cambiamento, che portò ad effettuare via via, attraverso i secoli, quelle modifiche che disegnarono il Conclave così come viene vissuto oggi. Il primo ad intervenire in questo senso fu Nicolò II nel 1059 con la bolla “In nomine Domini” , in cui definì che solo i cardinali potevano eleggere il Romano Pontefice. A ratificarlo definitivamente fu però la Costituzione “Licet de vitanda” promulgata da Alessandro III nel 1179, nella quale fu introdotta anche la necessità della maggioranza dei due terzi dei voti. Si aggiunge, dunque, un altro tassello alla forma di eleggere il Papa giunta fino a noi. Si affacciò però un’altra problematica: il prolungarsi della Sede vacante, che culminò con il noto episodio di Viterbo. Era il 1268 quando 18 cardinali si riunirono nel Palazzo papale della città laziale ma non riuscirono a trovare un accordo. Dopo molto tempo senza nulla di fatto, i viterbesi decisero di chiudere i cardinali nello stesso Palazzo, murando le porte, poi arrivarono a rimuovere il tetto e persino a dare da mangiare ai cardinali solo pane e acqua. Dopo più di due anni e 9 mesi si arrivò ad eleggere Gregorio X, che fra l’altro non era cardinale ma arcidiacono di Liegi e in quel momento si trovava in Terra Santa. Memore dell’esperienza, Gregorio X mise mano alla questione e nel 1274 promulgò al Costituzione “Ubi pericolo” che istituiva ufficialmente il Conclave. Dopo la morte del Papa, si davano 10 giorni ai cardinali per riunirsi. Si stabilì, tra l’altro, che il Conclave dovesse tenersi in un luogo chiuso a chiave dall’interno e dall’esterno. Dopo un certo numero di giorni si diminuiva la quantità di cibo fino ad arrivare a poter mangiare pane e acqua. Il primo Conclave della storia fu dunque quello di Arezzo nel 1276 con l’elezione di Innocenzo V. Ma già due anni dopo la loro approvazione, prima Adriano V e poi Giovanni XXI abolirono queste regole e ricomparve così la problematica delle Sedi vacanti. Celestino V ristabilì, quindi, le norme del Conclave, riconfermate dal suo successore, Bonifacio VIII, e da allora seguite fino ad oggi seppur con alcune modifiche. Nel 1621 Gregorio XV introdusse l’obbligo del voto segreto e scritto. Nel 1904 Pio X proibì il preteso diritto di esclusiva, in qualsiasi forma, in base al quale alcuni sovrani cattolici, specialmente nel ‘600 e ‘700, avevano cercato di arrogarsi il diritto di porre il veto sull’elezione di una persona. Venne anche introdotto l’obbligo del segreto su quanto avvenuto in Conclave anche dopo l’elezione e di conservare la documentazione, a disposizione solo del Papa, relativa allo stesso. Negli anni successivi del ‘900 vi furono altre modifiche. Dopo la guerra, nel 1945 viene promulgata da Pio XII la Costituzione “Vacantis Apostolicae Sedis” che presenta alcune novità fra cui quella che, dal momento dell’inizio della Sede vacante, tutti i cardinali – compreso il segretario di Stato, compresi tutti i prefetti delle Congregazioni – cessano dal loro incarico, salvo tre: il Camerlengo, il Penitenziere e il Vicario di Roma. Quindi con il Motu Proprio “Ingravescentem Aetatem” Paolo VI decise che i cardinali potessero essere elettori solo fino al compimento degli 80 anni. La legislazione oggi in vigore è la “Universi Dominici Gregis”, del 1996, voluta da Giovanni Paolo II che stabilisce quanto segue: il Conclave si deve tenere nella Cappella Sistina, i cardinali devono risiedere nella casa Santa Marta e vengono soppressi gli altri due modi di elezione: per acclamazione o ispirazione e per compromesso. Oggi il Conclave è regolato da questa Costituzione apostolica seguita dai due Motu Proprio di Benedetto XVI: quello del 2007, “De Aliquibus Mutationibus in Normis de Electione Romani Pontificis”, prevede sostanzialmente che dopo i 34 scrutini i cardinali possano scegliere un altro tipo di votazione, ovvero votare i cardinali che hanno ricevuto più voti nella precedente elezione, ma in ogni caso per essere eletti serviranno i due terzi dei voti. Resta confermato il periodo di attesa di 15 giorni prima dell’inizio del Conclave ma con il Motu Proprio del 22 febbraio di quest’anno, “Normas nonnullas”, Benedetto XVI ha stabilito che il Collegio dei Cardinali possa anticiparne l’inizio se consta della presenza di tutti i Cardinali elettori, come pure ha la facoltà di protrarre, se ci sono motivi gravi, l’inizio dell’elezione per alcuni altri giorni, al massimo 20. Il Conclave che si apre Martedì 12 Marzo 2013 procederà, dunque, all’elezione del 265.mo Successore di Pietro. Nell’Aula nuova del Sinodo, alla Decima e ultima Congregazione Generale dei cardinali in vista del Conclave, Lunedì 11 Marzo 2013, erano presenti 152 cardinali. All’inizio di questo incontro sono stati sorteggiati i nuovi membri della Congregazione particolare, che devono alternarsi ogni tre giorni, e quelli sorteggiati Lunedì rimangono in carica anche durante il Conclave. Per questo l’organismo è costituito sempre da elettori. I tre sorteggiati che accompagnano il Camerlengo sono stati il cardinale Naguib, per l’Ordine del Vescovi, il cardinale Ouellet, per quello dei Presbiteri, e il cardinale Monterisi, per l’Ordine dei Diaconi. I tre porporati sono scelti per sorteggio, non per elezione, e, rimanendo in carica per tre giorni, occorrerà sorteggiarne altri tre, se il Conclave dovesse durare più giorni. È stata una mattina ricca di interventi: c’erano moltissime persone ancora iscritte a parlare. Ci sono stati in tutto ben 28 interventi, per un totale di 161 interventi in aula, nel corso di queste Congregazioni. La Congregazione ha votato di terminare, cioè di non fare un’ulteriore Congregazione nel pomeriggio perché ormai i cardinali ritengono di doversi preparare al trasferimento nella Casa Santa Marta, dove alloggeranno, e al Conclave. Il Collegio cardinalizio ha preferito concludere le consultazioni, anche comprimendo un poco la lunghezza degli ultimi interventi. Tra i temi toccati nel corso di questi interventi da segnalare la situazione dello Ior, con una breve relazione da parte del segretario di Stato, card. Bertone, che in qualità di presidente del Consiglio cardinalizio di sorveglianza, ha completato quella serie degli interventi sulle situazioni economiche di cui si era parlato già nella settimana scorsa: della natura dell’Istituto, del procedimento di inserimento nel sistema internazionale dei controlli di Moneyval, ed altro. Poi sono stati affrontati altri argomenti, in particolare, le attese nei confronti del Santo Padre, quindi il profilo. Nel pomeriggio il giuramento degli addetti al Conclave, previsto dalla Costituzione apostolica no. 48 e seguenti. Avviene nella Cappella Paolina, presieduto dal cardinale Camerlengo. I giurandi sono circa 90, che è il numero delle persone in ausilio dei cardinali durante il Conclave. Tra le figure fondamentali, il segretario del Collegio cardinalizio, che non è un porporato ed assiste i cardinali nel corso del Conclave; il Maestro delle Cerimonie e i cerimonieri; poi ancora, religiosi e religiose addetti alla sagrestia del Conclave, la sagrestia papale. Poi ci sono ancora i religiosi per le confessioni, medici e infermieri, personale di servizio della mensa e delle pulizia in Santa Marta, servizi tecnici, gli autisti del pulmino con cui i cardinali si spostano da Santa Marta al Palazzo apostolico; addetti alla sorveglianza della Guardia Svizzera e della Gendarmeria. Che devono fare giuramento di riservatezza, come previsto dalla Costituzione apostolica. Martedì mattina alle ore 10 sarà celebrata in San Pietro la Missa pro eligendo Romano Pontifice. Il libretto della liturgia è già disponibile sia in forma cartacea sia online nel sito “www.vatican.va”, nella sezione dell’Ufficio delle Cerimonie liturgiche. Il libretto, come sempre ormai da diverso tempo, ha il testo integrale in italiano e in inglese, oltre all’originale in latino, perché la liturgia verrà celebrata proprio in latino. Il presidente della celebrazione è il cardinale decano, Angelo Sodano; concelebrano tutti i cardinali, non solo gli elettori; l’omelia sarà tenuta in italiano ed il testo verrà consegnato, cone le opportune traduzioni, appena possibile. Nel passato Conclave la Messa “pro eligendo Pontifice” era durata 1 ora e 40 minuti, quindi è presumibile che questa non duri più di due ore. Non ci sono biglietti per i fedeli. L’ingresso è libero per tutti quelli che riescono ad arrivare alla Basilica. L’ingresso in Conclave viene descritto dettagliatamente nell’Ordo rituum conclavis. Alle 16.30, vi sarà la processione dei cardinali dalla Cappella Paolina alla Sistina. Precedentemente i cardinali elettori si saranno trasferiti da Santa Marta alla Cappella Paolina. Prima della processione c’è una preghiera comune. L’ordine della partecipazione alla processione è sommariamente questo: la Croce con i candelieri avanti, i cantori della Cappella Sistina che intonano canti sacri poi alcuni prelati, il segretario del Conclave, il card. Grech, al quale è affidata la meditazione, e poi seguono tutti i cardinali in ordine inverso alla precedenza, cioè i cardinali che sono primi in precedenza entrano per ultimi, e i cardinali che sono ultimi nell’ordinamento della precedenza avanzano per primi. Quindi chiude la processione il card. Re, che è il cardinale primo in ordine di precedenza, perché è il più anziano dell’Ordine dei Vescovi e quindi è lui il celebrante della processione e del giuramento in Sistina. Il card. Re è accompagnato dal Maestro delle Cerimonie, mons. Marini. La processione è accompagnata dal Canto delle Litanie dei Santi, altre invocazioni e il Veni Creator Spiritus, il grande inno di invocazione dello Spirito Santo. Con questi canti, la processione entra nella Cappella Sistina e i cardinali vanno ai loro posti e qui ha luogo il giuramento, con la formula prevista nella Costituzione apostolica. Viene pronunciata una lunga formula introduttiva in latino dal card. Re, quale celebrante principale, e poi i singoli cardinali, secondo l’ordine di precedenza, vanno al leggio che è collocato al centro della Cappella Sistina e su cui c’è l’Evangeliario aperto, e mettendo la mano sul Vangelo pronunziano il proprio nome e la formula di adesione al giuramento. Subito dopo, tutti, ad eccezione dei cardinali elettori il card. Grech addetto alla meditazione e il Maestro delle Cerimonie, escono dalla Sistina. Viene chiusa la porta della cappella con la classica formula “Extra omnes” pronunciata dal Maestro delle Cerimonie. Poi, dopo la meditazione, è possibile che gli elettori facciano la prima votazione: così era stato la volta scorsa. Dopo questa votazione, che difficilmente avrà un esito positivo, essendo la prima, c’è da aspettarsi la fumata nera. Quindi i porporati celebrano insieme i Vespri, momento che conclude la prima giornata di Conclave. Quindi il ritorno nella Casa Santa Marta. La Cappella Sistina è già definitivamente pronta, per ogni cardinale c’è l’Ordo rituum conclavis, c’è la copia della Costituzione apostolica e c’è anche il libro della Liturgia delle Ore che serve per dire insieme l’Ora media, i Vespri e gli altri momenti di preghiera. Il Centro televisivo vaticano monitorerà con le immagini in diretta il comignolo, durante la mattina e durante il pomeriggio, in modo tale da controllare in ogni momento se dovesse iniziare una fumata. È interessante – ha detto Padre Lombardi – sapere cosa succede quando un cardinale raggiunge il quorum dei 2/3 necessario ad essere eletto Pontefice. Il cardinale decano, in questo caso il presidente dell’assemblea, che è il cardinale Re, si rivolge a lui con la domanda: “Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?”. E, dopo la risposta, l’altra domanda: “Con quale nome vuoi essere chiamato?”. Questa è una breve cerimonia che avviene nella Cappella Sistina”. Poi si bruciano le schede. Quindi la fumata, che è bianca se l’accettazione è avvenuta. Il Pontefice nuovo va nella cosiddetta Stanza delle lacrime, per indossare le vesti papali e torna. “C’è un’altra piccola cerimonia con una preghiera, la lettura di un passo del Vangelo tipicamente legato al ministero petrino, e una preghiera. In questa preghiera entrano come attori il primo dell’Ordine dei Diaconi, il primo dell’Ordine del Presbiteri, il primo dell’Ordine dei Vescovi. Poi c’è l’atto di ossequio e di obbedienza dei cardinali al nuovo Papa. Dopo di questo c’è il canto del “Te Deum”. Sempre nella Cappella Sistina. Intanto, il Protodiacono esce alla Loggia ed annuncia alla folla dei fedeli il nome del Papa eletto. Per la prima volta, il Papa eletto, mentre esce dalla Sistina per andare alla Loggia della Basilica di San Pietro, passerà alla Cappella Paolina dove c’è il Santissimo Sacramento, farà una breve preghiera personale, silenziosa davanti al Santissimo Sacramento e poi riprenderà il cammino verso la Loggia per dare ai fedeli in Piazza San Pietro il suo saluto e la prima benedizione “Urbi et Orbi”. In questa occasione il Protodiacono annuncia anche l’indulgenza, come si fa a Pasqua e a Natale. La Messa di inaugurazione del Pontificato potrà essere celebrata anche in giorno feriale, non necessariamente di Domenica, a seconda di quanto è durato il Conclave e di quanto tempo è opportuno dare anche alle delegazioni straniere che vogliano intervenire. Molti i porporati che hanno espresso soddisfazione per il clima positivo, per l’atmosfera di scambio e di possibilità di comunicazione che c’era stata in questi giorni, e hanno ringraziato per il clima sereno e di comunicazione effettiva tra i cardinali. Padre Lombardi ha specificato che effettivamente non è obbligatorio effettuare subito un primo scrutinio. Ma, in effetti, una volta terminata la meditazione del cardinale Grech non ci sono altre cose da fare. A meno che non siano nati dei problemi di cui si debba discutere per chiarirli. Ma se tutto è chiaro, i Padri Cardinali potranno procedere immediatamente alla prima votazione del nuovo Papa. Sia lodato Gesù Cristo!

Nicola Facciolini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *