L’Aquila, Pasqua quattro anni dopo

E’ Pasqua. E per noi Aquilani è anche il quarto anniversario del sisma. Abbiamo perduto 309 fratelli e sorelle. E continuiamo a piangere per loro, insieme alle loro persone più care. Abbiamo perduto le nostre case. Abbiamo perduto le Chiese. Abbiamo perduto il lavoro. Abbiamo perduto anche tutti quei nostri concittadini che hanno deciso di […]

E’ Pasqua. E per noi Aquilani è anche il quarto anniversario del sisma. Abbiamo perduto 309 fratelli e sorelle. E continuiamo a piangere per loro, insieme alle loro persone più care. Abbiamo perduto le nostre case. Abbiamo perduto le Chiese. Abbiamo perduto il lavoro. Abbiamo perduto anche tutti quei nostri concittadini che hanno deciso di andare via dall’Aquila per costruirsi altrove una nuova storia. Stiamo perdendo soprattutto i giovani. Perché constatano con immensa amarezza e con tanta rabbia che questa loro città, una città che hanno tanto amata, non offre loro più nessuna speranza per il futuro.
La crisi avanza feroce e implacabile anche nel nostro territorio. Il rapporto della Banca d’Italia sulla drammatica povertà di tanti italiani letta nel nostro territorio presenta risvolti ancora più drammatici e preoccupanti.
Stiamo perdendo anche la guida politica e istituzionale della nostra nazione. E all’orizzonte non si vede nessuna possibilità di un altro governo. Sembra che una grande maledizione si sia abbattuta su coloro che abbiamo eletto come rappresentanti del popolo. La maledizione è la perdita di ogni buon senso.
Se immaginiamo la nostra Nazione come una nave che cerca di vincere la tempesta di questo difficilissimo momento e il cui equipaggio (che siamo tutti noi) sa con certezza che si sta andando verso un baratro, è da folli dimenticare il baratro e mettersi a litigare a chi spetta la guida della nave o a chi siano riservati i primi posti.
Sulla scena politica sta avvenendo questo. Tutti sono consapevoli di avanzare velocemente verso il baratro (economico e politico) ma si continua tranquillamente a litigare …
E così la distanza già abissale tra la politica e la gente aumenta sempre di più …
In questo contesto così cupo e carico di questi enormi problemi noi, cristiani dell’Aquila, possiamo ancora parlare della Pasqua? Possiamo ancora augurare la Buona Pasqua?
La domanda è seria. E la risposta è terribilmente difficile. Soprattutto in questi giorni. E, in particolare, qui a L’Aquila.
Come posso augurare la Buona Pasqua a chi è in lutto per una persona cara strappata dal sisma o a chi non ha più la casa e il lavoro?
Dice un proverbio cinese: “Potete recidere tutti i fiori. Ma non potete impedire il ritorno della primavera”.
E il Profeta Osea dice che la venuta del Signore è sicura come l’aurora (Os. 6,3).
Si, la fede è questo. Il mistero della Pasqua è questo. C’è un tratto di strada in cui vediamo accanto a noi solo la croce. Ma poi arriva, sicuro e inarrestabile, il mattino di Pasqua.
Come il fiore di primavera, come l’aurora che vince la notte. Il Signore ci aiuti a vincere la notte in cui siamo ancora immersi. E ci faccia gustare già l’aurora.
Dice l’Apostolo Giovanni: “Da questo sappiamo di essere passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli”.
Facciamo la prova: cominciamo ad amare realmente chi ci è accanto e lotta contro il dolore. E assaporeremo subito la gioia della Pasqua, la fragranza della Risurrezione.

+ Giuseppe Molinari
Arcivescovo Metropolita de L’Aquila

da ‘VOLA’ nn. 6\7 2013

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