Acque agitate e xenofobia

A sollevare la paura di una rottura traumatica era stato Dario Franceschini, che ieri ha denunciato il ritorno all’interno del Pd di “rigurgiti identitari” e si è detto molto colpito dagli attacchi partiti all’indomani dell’intervista nella quale sosteneva la necessità di dialogo con Silvio Berlusconi. Le acque si sono agitate nel centro-sinistra con l’esclusione di […]

A sollevare la paura di una rottura traumatica era stato Dario Franceschini, che ieri ha denunciato il ritorno all’interno del Pd di “rigurgiti identitari” e si è detto molto colpito dagli attacchi partiti all’indomani dell’intervista nella quale sosteneva la necessità di dialogo con Silvio Berlusconi.

Le acque si sono agitate nel centro-sinistra con l’esclusione di Matteo Renzi dai grandi elettori della Toscana per il nuovo capo dello Stato e l’affondo di Rosi Bindi contro Bersani.

“Quando leggo che dovremmo fare un governo che vive grazie al fatto che un po’ di senatori del Pdl escono dall’aula e che magari poi arriva qualche voto ‘grillino’, mi viene da dire che stiamo dando a Berlusconi le chiavi del nostro cosiddetto ‘governo del cambiamento’.“Nessun baratto” sull’elezione del presidente della Repubblica, aggiunge il Presidente del partito che invece vuole si parta per un “governo di minoranza”.

Acque agitate anche in Parlamento dove i deputati 5 Stelle, volevano autoconvocarsi nelle aule delle Commissioni permanenti per protestare contro la loro mancata costituzione e di fronte al no dei questori di Montecitorio, hanno deciso di andare in massa nella Sala del Mappamondo, dove si riunisce la commissione Speciali che ha in corso le audizioni sul decreto legge per i pagamenti della Pubblica amministrazione.

“La coppia Bed&Breakfast, Bersani e Berlusconi, decide nelle segrete stanze il Presidente dell’inciucio escludendo di fatto ogni partecipazione popolare mentre il M5S avvia una consultazione pubblica e democratica attraverso i suoi iscritti. Chi tra i due ha un deficit di democrazia interna?”, scrive oggi Beppe Grillo sul blog, agitando ancor di più le acque tutt’altro che pacifiche. Se fosse una gara ciclistica si potrebbe dire che il “gruppone” resta abbastanza compatto. La corsa per il Colle, a soli 8 giorni dalla prima votazione, è ancora lunga.

Ed ecco dunque i giornali squadernare un nutrito elenco di papabili. Giuliano Amato, Franco Marini, Massimo D’Alema (che pare voglia incontrare Renzi e che, secondo il Corriere della sera, sarebbe ora coinvolto nel brutto affare Penati) restano più o meno sempre nelle prime file, mentre secondo alcuni quotidiani Romano Prodi perderebbe quota, malgrado Il Giornale sottolinei come in questi giorni i suoi uomini – Parisi, Levi – siano particolarmente attivi. Repubblica scrive che salgono le quotazioni di Giuseppe De Rita e fa balenare l’ipotesi che lo stesso Bersani possa ambire a salire al Quirinale. Molti giornali – fra questi l’Unità – fanno il nome dell’attuale Guardasigilli Paola Severino. Il Sole 24 Ore insiste molto sul nome di Emma Bonino, le cui quotazioni, per il quotidiano di Confindustria, sarebbero in ascesa: opinione che però non trova d’accordo altri giornali (soprattutto Europa) e violentemente rigettata da Marco Travaglio sul Fatto. E anche il Messaggero parla della leader radicale, ma accostandola a nomi di altre donne – si è già detto della Severino, si può aggiungere la Cancellieri – inserendo in questo elenco il nome di Laura Boldrini.

C’è anche la Rete a fare il tifo: la Stampa riferisce che sul web i nomi più gettonati sono quelli di Prodi, Bonino e Rodotà.

A Cicchitto, invece, in alternativa a Gianni Letta, piace, paradossalmente, Luciano Violante, contro cui ha scritto, tempo fa, il libro: , “L’uso politico della giustizia”, in cui lo considera il responsabile della gestione unilaterale di Mani Pulite e dell’antimafia, per colpire la Dc moderata, i laici e i socialisti, salvare la sinistra Dc e un Pds che aveva tutte le forme di finanziamento irregolare possibili e immaginabili; ma che ora sembra poter essere l’uomo giusto perché ha” poi manifestato una consapevolezza in parte togliattiana che una stagione va chiusa”.

C’è poi la tempesta economica, col potere d’acquisto giù di quasi il 5 per cento, la chiusura di 4218 imprese da inizio anno, fallimenti record e il crollo del potere d’acquisto, che delineano un quadro evidente in tutta la sua drammaticità.

Ci dice l’Istat che, in Italia, negli ultimi 5 anni, i disoccupati siano passati da 1 milione e 506 mila del 2007 a 2 milioni 744 mila del 2012: un aumento di 1 milione e 238 mila unità cui vanno sommate le forze lavoro potenziali, in crescita di 403 mila unità. In totale, tra disoccupati ufficiali (5 milioni 720 mila), inattivi disponibili a lavorare (2 milioni 975 mila) e sottoccupati part time (605 mila), le persone ai margini del mercato del lavoro italiano sono circa 6,4 milioni.

Sul fronte dei consumi le cose non vanno meglio, con la Bce che registra che gli stessi sono diminuiti, nel quarto trimestre del 2012, dello 0,4% rispetto al periodo precedente e ritiene che “la spesa rimarrà debole” anche nell’immediato futuro.

L’appello ai governi è di quelli ripetuti più volte, ma sulla scorta dei dati del mercato del lavoro diventa quasi un grido disperato: “E’ fondamentale che i governi dell’area dell’euro intensifichino l’attuazione delle riforme strutturali a livello nazionale e rafforzino la governance dell’area dell’euro, ivi compresa la realizzazione dell’unione bancaria”.

Secondo l’istituto di Francoforte gli Stati membri “dovrebbero moltiplicare gli sforzi per ridurre i disavanzi pubblici e proseguire le riforme strutturali; in tal modo la sostenibilità dei conti e la crescita economica si rafforzeranno reciprocamente”. Le strategie di bilancio, aggiunge la Bce, “devono essere integrate da riforme strutturali favorevoli alla crescita che siano ambiziose e di ampio respiro e interessino i mercati dei beni e servizi, compresi i servizi su rete, i mercati del lavoro e la modernizzazione della pubblica amministrazione. Per promuovere l’occupazione, il processo di formazione dei salari dovrebbe divenire più flessibile e meglio allineato alla produttività”.

Tali riforme, rileva la Bce, “aiuteranno i paesi negli sforzi tesi a recuperare competitività, porre le basi per una crescita sostenibile e favorire il ripristino della fiducia sul piano macroeconomico”.

In questa situazione agita la notizia della’ennesimo “disastro ambientale” per una gestione sbagliata(se non fraudolenta), di centotrenta milioni di euro che dovevano servire per la bonifica dell’area di Bagnoli, dove erano allocate in precedenza le fabbriche Italsider ed Eternit, bonifica che o non e’ avvenuta oppure e’ avvenuta solo in parte, secondo l’accusa avanzata dal pm della Procura di Napoli Stefania Buda nell’ambito delle indagini coordinate dai procuratori aggiunti Greco e Fragliasso, che coinvolge ben 21 persone fra i vertici della Stu Bagnolifutura (società di trasformazione urbana), un dirigente del Ministero dell’ambiente ed altri di comune e provincia, oltre l’Agenzia regionale dell’Ambiente della Campania, che dovranno
rispondere di truffa ai danni dello Stato, falso e disastro ambientale.

Fra i nomi eccellenti l’ex direttore del ministero dell’Ambiente Gianfranco Mascazzini, i due ex vicesindaci Sabatino Santangelo e Rocco Papa, Mario Hubler (che oggi guida la società Acn per la Coppa America) e Alfonso De Nardo, dirigente della Provincia.

E non basta. “No euro ai rom per votare alle primarie”, recita il volantino a cinque stelle, risplendente con tutto il suo carico di razzismo sul sito del candidato sindaco grillino di Roma, il cittadino Marcello De Vito.

La risposta più completa al rigurgito del razzismo del pentastelluto, si può leggere sul suo stesso profilo. Proviene da Giovanni Delle Nuvole Laccetti, giovane autore tv, che fa due conti. “Dare per scontato che se un rom vuole votare vuol dire che è stato pagato è un semplicemente un insulto all’intero popolo gitano, aggravato dunque dalla matrice razzista. Nei paesi democratici queste accuse – se non sono attentamente e inoppugnabilmente documentate – si pagano, ed è il tuo stesso elettorato a chiedere a gran voce le tue dimissioni. Per tua fortuna qui siamo in Italia”.

In una lettera di diffida inviata a De Vito, l’Associazione 21 luglio lo ha invitato a desistere dal rilasciare dichiarazioni passibili di fornire una visione distorta della comunità rom e di alimentare sentimenti suscettibili d’incitare alla discriminazione, all’odio e all’intolleranza. La 21 luglio è un’organizzazione non profit indipendente, impegnata nella tutela e nella promozione dei diritti dell’infanzia presente negli insediamenti rom formali ed informali e nella lotta contro ogni forma di discriminazione e intolleranza. Il suo fondatore, Carlo Stasolla, con un libro-inchiesta, ha svelato i retroscena del Piano Nomadi di Alemanno: una spesa di 60 milioni di euro, quasi 500 azioni di sgombero, violazioni dei diritti umani, proliferazione degli insediamenti.

“llegal immigrant, no more”. Questo lo slogan lanciato dall’Associated Press che non tollererà più l’uso della parola “illegale” se associata a un essere umano. Illegale è un’azione, non una persona.

Invece da noi, in questa Italia che cerca serietà nella politica ma non si perora di esigerla altrove, questi frammenti di xenofobia non sono prodotti da qualche analfabeta insensibile, bensì da giornalisti professionisti.

Termini come “clandestino” “illegale”, “extracomunitario”, “maghrebino” (da quando è una nazionalità?) si ripetono spesso sui quotidiani, nei telegiornali, senza tener conto del codice deontologico (vedi: http://www.odg.it/content/carta-di-roma), adottato dall’Ordine dei giornalisti, nato con l’obiettivo fondamentale di rispettare la persona e la sua dignità:, noto come “Carta di Roma”, nato su impulso dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (al tempo la portavoce era Laura Boldrini) che, a seguito della strage di Erba nel gennaio 2007, scrisse ai direttori delle maggiori testate giornalistiche italiane denunciando la ‘scorrettezza’ (“Caccia al Marocchino”, Corriere della Sera) dei media nel trattare con approssimazione e sensazionalismo una situazione di per sé tanto controversa e difficile.

Il vincitore del premio Pulitzer 2008 Josè Antonio Vargas, firma di punta del Washington Post e di altre importanti testate statunitensi, non è solo un giornalista ma anche il fondatore di Define American, un’organizzazione creata con l’intento di individuare i criteri che le persone usano per determinare chi sia veramente americano e chi no.

E il punto di vista di Vargas, ‘cittadino’ americano per anni senza green card, è stato efficacemente riassunto dal Times che in copertina riportava la frase We are Americans. Just not legally (Siamo americani. Ma non legalmente).

Il periodico statunitense aveva dedicato la cover story al giornalista di origini filippine il quale si è messo a nudo raccontando la sua vita da illegal alien (clandestino) evidenziando le difficoltà e le contraddizioni della legge americana in tema di immigrazione. Il suo contrario evoca immediatamente il concetto di criminalità.

Amare e vivere con e per le parole vuol dire anche accuratezza, precisione. Scegliendo la scorciatoia degli stereotipi, parafrasando Vargas, priviamo le persone della loro umanità.

Anche questa è crescita ed uscita dalla crisi. 

Carlo Di Stanislao

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