Minima immoralia

La violenza dilaga in tutto il mondo, frutto di disperazione e di smarrimento, segno di un’etica ormai priva di morale, dove la vita non è più bene sacro. A fare le spese del clima brutale in cui viviamo sono quasi sempre i più deboli : i bambini, i vecchi, gli stranieri, le donne, i poveri. […]

La violenza dilaga in tutto il mondo, frutto di disperazione e di smarrimento, segno di un’etica ormai priva di morale, dove la vita non è più bene sacro. A fare le spese del clima brutale in cui viviamo sono quasi sempre i più deboli : i bambini, i vecchi, gli stranieri, le donne, i poveri. La spregiudicatezza, l’arroganza, la prepotenza, l’affermazione incondizionata di se stessi sembrano oggi diventate delle virtù da ammirare e da coltivare, sopra ogni regola, al di là di ogni legge.
Dilaga ovunque la violenza, negli USA armato fino al collo, nell’Africa dei comportamenti tribali, ma anche nella civilissima Francia dove, nel 2010, si parlò di periferie non meno pericolose del Bronx.
In India non si placa la violenza sulle donne, nonostante il varo di leggi severe dopolo stupro di gruppo su un autobus di Delhi nel dicembre scorso. Lo dimostra la sorte orribile di due bambine di 5 e 6 anni il 20 aprile, le continue denunce di violenze tra le mura dei luoghi sacri, di aborti nelle cripte come nei racconti dell’orrore, di intimidazioni e inquisizioni sommarie. L’8 marzo 2013, festa della donna, la chiesa del Kerala villaggio nello Stato meridionale, ha vietato l’ingresso ad una ragazza stuprata nel 1996 da 42 uomini durante un sequestro da incubo durato un mese e mezzo, con i colòpevoli ancoera a piede libero e la sentenza di primo grado che li assolve perché, dice, “lei era consenseiente”.
Ieri, a Casate, una frazione di Bernate Ticino, in provincia di Milano, un di 36 anni ha ucciso a colpi di pistola due uomini, padre e figlio a causa di vecchi rancori. Poche ore fa, a Palermo, Gabriel Dimitro, 35 anni si e’ buttato sotto un treno in corsa dopo un ennesimo, duplice femminicidio.
Sempre oggi si apprende che i carabinieri del Comando provinciale di Cosenza hanno notificato un avviso di garanzia per omicidio aal’ex fidanzata di Donato Bergamini, il calciatore morto il 18 novembre 1989 , apparentemente suicida, ma che pare era già morto quando fu investito da un camion.
L’Inchiesta voluta dalla famiglia Bergamini, è partita da nuovi elementi forniti alla procura di Castrovillari, dai quali emerge che le conclusioni precedenti erano farraginose e poco credidibili, frutto di investigazioni malfatte.
Bergamini era un giovane calciatore di belle speranze, che doveva passare in serie A e che invece un giorno di novembre di 14 anni fa, fu trovato cadavere sulla statale Jonica, perche’, si disse, suicida contro un camion, con la fidanzata Isabella Interno’, oggi indagata in concorso per omicidio volontario, che si dise non era riuscita a farlo desistere dal gesto sconsiderato.
Trenta pagine compongono l’ordinanza di custodia cautelare emessa da Elvira Tamburelli, il giudice d’indagine preliminare, nei confronti di una maetra e della coordinatricedi una scuola materna di Roma, trenta fittissime pagine in cui si sotiene che i piccoli alunni avrebbero sofferto diverse forme di maltrattamento: dagli schiaffi alle botte, passando per le umiliazioni. Tra loro anche un bimbo affetto da autismo.
Nadia Urbinati,che insegna Teoria Politica alla Columbia University di New York. E si occupa principalmente del pensiero liberale e democratico, nel suo saggio Le civili libertà (Marsilio 1990), chiamando in causa Ralph Waldo Emerson, John Dewey, John Stuart Mill, Carlo Rosselli e Piero Gobetti, dice che la modernità liberale necessita di capisaldi etici come quelli dell’etica protestante -responsabilità personale, fiducia reciproca, quindi autogoverno degli individui nella società-, ma dall’altro lato egli individua nella nostra tradizione un’etica simile a quella protestante, anche se non è nata da un movimento religioso.
Lo spirito liberale è lo spirito che incorpora la regola, la norma, ed è questo che aveva in mente anche Gobetti (e che traferì per molti versi a Gramsci e grandemente a Bobio): vivere da liberale è una filosofia che implica un modo di vivere autonomo che però non è licenza, ma azione che ha dentro di sé la legittimitá della regola, la quale poggia non su un’autoritá esterna ma, sull’intelligenza e la volontá intelligente.
Tutto cambia con la supremazia della economia rispetto all’etica, cioè con la mondializzazione tecno-economica, vale a dire con quei processi compresi di solito sotto questa espressione ( l’emergere dominante delle imprese transnazionali, la sconfitta della politica e la minaccia di una tecnoscienza incontrollata ), che trascina con sé quasi automaticamente una crisi morale e di valori umani condivisi.
Nasce così e si diffonde, anzi tràcima, quella che Arndty ha chiamato “banalità del male”, dove l’economia è il Bene ed in suo nome tutto può essere compiuto.
Questo non era nel passato, quando l’economia esiste per stemperare la ferocia tra gli uomini ed ha fondamenti etici, sotto l’egida della filosofia. Nell’Etica Nicomachea il filosofo di Stagira espone un discorso di economia monetaria, in cui sostiene che il valore della moneta è un’unità di misura al fine di scambiare le merci e nel Medioevo, età contemplativa per eccellenza, l’attività economica è legata a pratiche religiose e metafisiche, quindi etiche e profondamente morali.
Tutto cambia nell’epoca moderna con l’affermarsi del paradigma galileiano, che ribalta la supremazia della filosofia sulla scienza. E’ chiaro che il rapporto tra filosofia ed economia è destinato a mutare radicalmente. L’economia moderna è fortemente caratterizzata dalla visione di Thomas Hobbes e di Adam Smith. Quest’ultimo, che prima della cattedra a Glasgow in economia è stato titolare di cattedra in filosofia morale, sostiene che “il prezzo reale di una merce è uguale al lavoro svolto”.
Con il Positivismo, poi, anche l’economia, che vuole essere scienza, cerca di riposizionarsi su questi binari e quindi l’allontanamento dalla filosofia è una logica conseguenza. Secondo Vilfredo Pareto lo scienziato economico deve fotografare la realtà in maniera oggettiva. L’economista viene paragonato al fisico e la sua parola d’ordine è la misurabilità. Da quel momento storico l’economia si tramuta in una scienza che va al di là delle sue capacità, perché pretende di dire l’ultima parola sulla realtà, influenzandone fortemente i valori.
Quando Naplitano avverte che “con l’Ue siamo sul flo del rasoio”, da una parte ribadisce una realtà (Pil con sequenze negative mai così continue dal 1970), ma dalla’altro cade nell’errore comumne di rimettere al centro unico del discorso l’economia e non l’uso che del denaro come scambio può essere fatto.
Ma Napolitano è uomo colto e sensibile, formatosi nel clima della migliore area di pensiero degli anni del dopoguerra ed avverte che “erve moderazione nelle aspettative delle misure economiche”, che non possono essere fattwe solo con tasse, promesse e tagli, ma individuando filosofie di politica sociale corretta, al fine di non alimentare scontento, rabbia o chimere.
Ostacoli politici e turbolenza della composita maggioranza permettendo, il Quirinale è consapevole degli scogli nella navigazione e di quanto pesi il macigno giustizia. “Ce lo trasciniamo da anni, è sempre stato all’ordine del giorno. Tutti se ne facciano una ragione”, commenta il Presidente, con la mente rivolta alle scene di questi giorni con la protesta del Pdl in piazza a Brescia, ma anche all’annientamento dei valori che serpeggia nella società ed in chi dovrebbe amministrarla e guidarla.
Negli USA, terra della economia al potere assoluto fra i valori, anche Obama si accorge del rischio e rompe il silenzio il silenzio sulle vicenda dell’Irs, il fisco americano che discriminava le organizzazioni di destra nei controlli sulle istituzioni non soggette a prelievo tributario e non difende il suo ministro Holder, torchiato per quattro ore dai deputati repubblicani, perché si sentiva in diritto morale di spiare la stampa.

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