Paure

La paura è un’emozione naturale che può, in situazioni critiche, assumere forme eccessive e controproducenti, impedendoci di esprimere liberamente risorse e potenzialità. E la sua compagna è l’incertezza, di cui oggi il mondo è diseminato. Trema l’America, incerta come una foglia in autunno, dal 2001, dalle Torri Gemelle e poi attraverso i disastri naturali di […]

La paura è un’emozione naturale che può, in situazioni critiche, assumere forme eccessive e controproducenti, impedendoci di esprimere liberamente risorse e potenzialità. E la sua compagna è l’incertezza, di cui oggi il mondo è diseminato.
Trema l’America, incerta come una foglia in autunno, dal 2001, dalle Torri Gemelle e poi attraverso i disastri naturali di New Orleans e di New York, le stragi a causa di squilibrati armati sino ai denti e pronti a colpire ovunque, insistentemente ed una economia che boccheggia nonostante un governo incline alla attenzione vberso i deboli ed i meno garantiti, ostacolato però dalle grandi lobbies che ne hanno composto, radicalmente, la struttura portante. Mary Fallin, governatore dell’Oklahoma, fatica a trovare le parole giuste per l’angoscia lasciata a Oklahoma City dal tornado che ha causato almeno una novantina di morti,fra cui molti giovanissimi, con una tempesta che ha ragiunto i 320 km orari ed un raggio di un chilometro che si è abbattutto con ferocia su una squale elentare di Plaza Towers di Moore, cittadina di 41mila abitanti, 16 chilometri a sud di Oklahoma City, facendo croolare come fossero di piuma le pareti ed il tetto. L’America ci prova a riprendersi ma è sempre più angosciata dalla paura dell’imprevedibile.
Così gli isolati in macerie, le case ridotte in cumuli di legno e le auto accartocciate per le strade, sembrano l’emblema di un colosso che si credeva indistrubbile e che ora, ano dopo anno, disastro dopo disastro, si sente sempre più annientato.
Ed è stata la paura, come in tutti gli altri casi, quel terribile sentimento che non ti da né scampo né vie d’uscita, che ti fa credere che tutto sia vano e senza possibilità di cambiamento, che ha portato, nella nostra dolorosa Italia, Giovanni Guarascio, muratore vittoriese di 64 anni, a darsi fuoco, cospargendosi il corpo con la benzina, per impedire lo sfratto della sua casa a Vittoria nel ragusano, ricoverato subito ricoverato con ustioni sul 90% del corpo all’ospedale “Cannizzaro” di Catania e deceduto per un arresto cardiocircolatorio alle 6.30 di oggi.
Nei giorni scorsi la Procura di Ragusa aveva aperto un’ inchiesta, con indagati, sul procedimento che ha portato al pignoramento e alla vendita della casa, con reato ipotizzato, dal procuratore capo Carmelo Petralia e dal sostituto Federica Messina,  di turbativa d’asta; ma tardivamente rispetto alle paure che hanno ucciso Giovanni.
Di Paura trema l’Europa, la florida Germania che ora non fila più come un treno e l’orgogliosa Francia che è costretta ha dichiarara la caduta; ma soprattutto tremiamo noi con una economia da paese del terzo mondo e disuguaglianze sociali peggiori di quelle che si hanno in certi paesi latino-americani.
“Il destino dell’Italia e quello dell’Europa sono indissolubilmente uniti”, dice esordendo nel suo discorso in Aula al Senato per illustrare le politiche europee dell’Italia alla vigilia del Consiglio europeo di domani, il premier Enrico Letta, che he punta sulla carta dei “compiti a casa” completati per ottenere un’accelerazione dell’Europa sulle “politiche per la crescita e per il lavoro”, con la stessa energia che ha messo nel far mantenere il rigore di bilancio, e”«far seguire alle parole fatti concreti”.
Ma non riesce a nascondere la sua paura circa la possibilità concreta di far passare le vere priorità che sono la trasparenza fiscale e le politiche comuni per l’occupazione e rilancio delle ennergie alternative.
Ieri il presidente Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato in occasione della cerimonia di commemorazione di Massimo D’Antona, aveva detto che: “Viviamo nel contesto di una crisi angosciante e drammatica, che impone alle istituzioni, alle forze sociali e alle imprese la messa in atto di efficaci soluzioni per rilanciare l’occupazione e lo sviluppo economico e sociale del Paese”, parole che mostrano tutta l’angoscia di un vecchio politico il quale vede solo crescere le diseguaglianze e non avviarsi affatto verso la risoluzione dei problemi.
Come ha scritto a proposto della proposta di Hollande su Repubblica Eugenio Scalfari, spaccare la società in due è quasi sempre una semplificazione e semplificare i problemi complessi è quasi sempre un errore, perché spesso una riforma fatta come le condizioni concrete richiedono può rappresentare una svolta radicale e quindi una rivoluzione; mentre accade altrettanto spesso che una rivoluzione che abbatta tutta l’architettura sociale preesistente spesso sbocca nel suo contrario, cioè in una dittatura.
La verità è che abbiamo smesso, in Europa, di essere veri riformisti da almeno 20 anni e perciò in molti invocano la rivoluzione e rimproverano i riformisti di essersi addormentati.
Il fatto è che, per quanto ci riguarda, quello di Enrico Letta, nato per necessità e retto su una maggioranza anomala e rissosa allo stato dei fatti, è un governo senza alternative e questo alimenta incertezze e paure.
Ha ragione Scalfari, neanche Grillo è una alternativa, perché anche se saltassero ancora in avanti nei sondaggi, da soli non basterebbero, ammesso che abbiano davvero idee possibili per governare.
Cero i pentastelluti continuano ad affascinare i giovani di sinistra, i delusi del Pd, i sognatori della palingenesi, quelli che sono rimasti schifati dall’apparato chiuso e correntizio d’un partito che nel 2008 si era presentato come una sorta di partito d’azione moderno, aperto, che avrebbe dovuto plasmare una società civile forte e porsi al suo servizio.
Ma poi, ad ascoltarli, alimentano solo le nostre paure circa il futuro sia prossimo che più remoto.
E la paura comincia a serpeggiare anche fra le file dei grillini, dopo la spallata della Gabanelli, da più amata a più odiata sul blog, che durante la trasmissione di ieri sera di reporto, con un avvio che ha ricordato il caso Di Pietro ed IDV, al duo Grillo-Casaleggio ha chiesto: “Che fine fanno i proventi del blog?” e “Quanto guadagnano i due dalla pubblicità sul sito?, aoltre ad un “invito politico” ai militanti grillini che è suonato molto duro: “Con tre milioni di disoccupati smettetela di parlare di scontrini”.
A stretto giro la controreplica del gruppo parlamentare M5S, che definisce la ricostruzione di Report “non veritiera” e chiarisce nel suo comunicato: “Con riferimento alla puntata di ieri sera del programma Report, a cura di Milena Gabanelli, il gruppo parlamentare del M5S alla Camera – o – informa che solo l’assemblea dei parlamentari, sovrana nel gruppo del MoVimento 5 Stelle, può decidere sia l’assunzione dei giornalisti proposti da Beppe Grillo, sia l’entità dello stanziamento. Non risulta quindi essere veritiera la ricostruzione sul punto fatta da Report”. Ma intanto la paura seropeggia e corre sulla Rete.
Oggi tutti viviamo immersi nella paura, paura di ciò che siamo o di ciò che potremmo diventare. Ma la psicologia insegna che le emozioni negative possono diventare delle alleate, quando, ad esempio, siuperando la paura siamo spinti ad affrontare la fatica di cambiare ed evolverci.
Basta quindi chiedere ad altri, alle carte o agli astri, un controllo sul futuro perché abbiamo paura dell’incerto, ma convincerci che poiché iIl cambiamento è una rinascita, dobbiamo rinascere noi come singoli per sperare in una società migliore e che non sia perrmeata o dissemini paure.
La vita, per fortuna, ha mille sfumature, mille occasioni per essere felici e per riuscire ad essere efficaci. L’importante è essere aperti a tutto, flessibili, e disponibili ad imparare e a rischiare, adattandosi agli eventi e tenendo ha mente che, come ha scritto neruda, la Speranza ha due figlie: Sdegno e Coraggio, la prima che alimenta la capacità di comprendere ciò che è sbagliato, la seconda che ci da la forza per cambiarle.

Carlo Di Stanislao

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