Dieta a basso contenuto di sodio allunga e potenzia la vita delle stelle anziane

La dieta a basso contenuto di sodio allunga e potenzia la vita nel Cosmo. Gli astronomi dell’Osservatorio europeo australe credono che le stelle simili al nostro Sole, molto comuni nell’Universo, espellano la gran parte della propria atmosfera nello spazio verso la fine della loro vita. Ma le nuove osservazioni dell’enorme ammasso globulare stellare NGC 6752 […]

La dieta a basso contenuto di sodio allunga e potenzia la vita nel Cosmo. Gli astronomi dell’Osservatorio europeo australe credono che le stelle simili al nostro Sole, molto comuni nell’Universo, espellano la gran parte della propria atmosfera nello spazio verso la fine della loro vita. Ma le nuove osservazioni dell’enorme ammasso globulare stellare NGC 6752 effettuate con il Very Large Telescope dell’ESO, sembrano mostrare, apparentemente contro ogni aspettativa naturale, che la maggioranza delle stelle studiate semplicemente non raggiunga questo stadio. L’equipe internazionale di astrofisici ha trovato che la quantità di sodio (sale) nelle stelle è un indicatore molto chiaro di come esse arrivino alle fasi finali di esistenza insieme alle loro probabili civiltà aliene. Da molti anni la Scienza ritiene di conoscere il modo in cui le stelle evolvono e concludono la propria vita. Modelli numerici dettagliati prevedono che gli astri di massa simile al Sole raggiungano un periodo finale chiamato Ramo Asintotico delle Giganti (AGB, Asymptotic Giant Branch) in cui le stelle attraversano un ultimo ciclo di combustione termonucleare ed espellono la maggior parte della propria massa sotto forma di gas, polveri e radiazioni. Lo strano nome delle stelle AGB deriva dalla loro posizione nel diagramma di Hertzsprung-Russel, un grafico della luminosità delle stelle in funzione del loro colore. Il materiale che viene espulso va a formare la successiva generazione di stelle: questo ciclo di perdita di massa e rinascita è fondamentale per spiegare l’evoluzione chimica dell’Universo. Il processo produce anche il materiale necessario per formare i pianeti e gli ingredienti fondamentali della vita organica. Per un breve periodo la massa stellare espulsa viene illuminata dalla potente radiazione ultravioletta emessa dalla stella e crea una nebulosa planetaria. Ma la Scienza mette sempre in discussione se stessa, a differenza di certa politica politicante generatrice di crisi etica, economica e sociale. Così, quando lo scienziato australiano di teorie stellari Simon Campbell del Monash University Center for Astrophysics di Melbourne, ha riletto alcuni vecchi articoli, vi ha trovato interessanti indizi allettanti sulla possibilità che alcuni astri possano in qualche modo sfuggire alle regole per saltare completamente la fase AGB. I granelli di sale condiscono non soltanto la vita delle civiltà aliene. “Per un teorico della formazione stellare – rivela Simon Campbell a capo del team di scienziati dello studio presentato nell’articolo “Sodium content as a predictor of the advanced evolution of globular cluster stars”, pubblicato on-line dalla rivista Nature il 29 Maggio 2013 – questo suggerimento era assolutamente pazzesco! Tutte le stelle passano attraverso la fase AGB secondo i nostri modelli. Ho ricontrollato tutti i vecchi studi e ho trovato che questo punto non era stato indagato adeguatamente. Ho deciso di studiare io stesso il problema, pur avendo scarsa esperienza osservativa”. Campbell e la sua equipe hanno usato il Very Large Telescope dell’Eso per studiare in dettaglio la luce proveniente dalle stelle dell’ammasso globulare NGC 6752 nella costellazione australe del Pavone. Questa grande sfera di astri antichi contiene sia la prima generazione di stelle sia la seconda che si è formata un po’ più tardi. Anche se le stelle di un ammasso globulare sono nate tutte all’incirca nello stesso momento, è ormai dimostrato che questi sistemi non sono così semplici come si pensava un tempo. Di solito contengono due o più popolazioni stellari con diverse quantità di elementi chimici leggeri come il carbonio, l’azoto e l’importante (sono soltanto per questo studio) sodio che, come rivela Papa Francesco, il successore di San Pietro, in modiche quantità e senza esagerare dà il giusto sapore ai cibi come la Santissima Eucarestia che celebriamo nella Festa del Corpus Domini, Giovedì 30 Maggio 2013 in San Giovanni in Laterano (ore 19) a Roma e in tutto il mondo, dà la vita e il sapore a ciascuno di noi. Le due generazioni di stelle si distinguono per la quantità di sodio che contengono, una misura che i dati di ottima qualità del Very Large Telescope permettono di ottenere. “FLAMES, lo spettrografo multi-oggetto ad alta risoluzione montato sul VLT – spiega Campbell – è l’unico strumento che potesse permetterci di ottenere dati della qualità necessaria per 130 stelle alla volta. Ci ha permesso di osservare gran parte dell’ammasso in un colpo solo”. I risultati sono stati una vera sorpresa per gli astronomi dell’Eso: tutte le stelle AGB studiate erano astri della prima generazione con livelli di sodio molto bassi. Nessuna delle stelle di seconda generazione con livelli più alti di sodio, era entrata nella fase AGB. Circa il 70 percento delle stelle non si trovano nello stadio finale di combustione termonucleare e perdita di massa. Si pensa che le stelle che saltano la fase AGB evolvano direttamente in nane bianche all’elio e si raffreddino gradualmente per molti miliardi di anni, aprendo nuove fantastiche possibilità alla vita per attecchire più facilmente sui pianeti nel corso del tempo. Gli scienziati non ritengono che il sodio sia direttamente la causa del diverso comportamento, ma che debba essere legato al movente principale che per ora rimane ignoto. “Sembra che le stelle debbano seguire un regime dietetico povero di sodio per raggiungere la fase AGB in vecchiaia – dichiara Campbell – queste osservazioni sono importanti per molti motivi: le stelle AGB sono le più brillanti degli ammassi globulari, perciò le stelle brillanti saranno circa il 70 percento in meno rispetto a quanto prevede la teoria. Significa anche che i nostri modelli numerici di stelle sono incompleti e devono essere corretti!”. L’equipe, composta da Simon W. Campbell (Monash University, Melbourne, Australia), Valentina D’Orazi (Macquarie University, Sydney, Australia; Monash University), David Yong (Australian National University, Canberra, Australia [ANU]), Thomas N. Constantino (Monash University), John C. Lattanzio (Monash University), Richard J. Stancliffe (ANU; Universität Bonn, Germania), George C. Angelou (Monash University), Elizabeth C. Wylie-de Boer (ANU) e Frank Grundahl (Aarhus University, Danimarca), prevede che si troveranno simili risultati per altri ammassi stellari: nuove osservazioni sono state pianificate. Il sodio è importante anche per l’ottica adattiva ed attiva del VLT. Uno dei maggiori avversari dell’astronomo è l’atmosfera terrestre che fa in modo che gli oggetti nel Cosmo appaiano sfocati se osservati da telescopi con base a terra. Per contrastare il fenomeno, gli astrofisici usano una tecnica chiamata Ottica Adattiva, nella quale specchi mobili controllati da computer sono aggiustati e spostati centinaia di volte al secondo per correggere le distorsioni create dai gas dell’atmosfera. Una spettacolare immagine, scattata da Babak Tafreshi, mostra Yepun, la quarta Unità Telescopica del Very Large Telescope, mentre manda un potente fascio laser verso il cielo. Il fascio fotonico crea un punto luminoso, una stella artificiale giallo-arancione più brillante della 13.ma magnitudine (in Natura, meno dell’un percento degli astri dell’Universo visibile) nell’atmosfera terrestre eccitando gli strati di atomi di sodio posti nella mesosfera ad un altitudine di 90 chilometri di quota. Nella lunghezza d’onda di 589 nanometri che è l’emissione caratteristica del sodio. La stella artificiale è invisibile ad occhio nudo ma sufficientemente brillante per i sensori del VLT. Il Laser Guide Star (LGS) di 20 watt di potenza, è parte del nuovo sistema ottico adattabile e flessibile del Very Large Telescope. Quando sullo spazio aereo del Paranal si affacciano aerei in volo, il laser viene disattivato per evidenti ragioni di sicurezza. Josè Luis Alvarez è uno specialista di laser al Paranal. ammasso-globulare-NGC-6752 Star-Trek-Classica-Man-Trap-M113-Creatura-vorace-di-sodioLa luce di ritorno dalla stella artificiale è usata dagli astronomi come punto di riferimento per variare in tempo reale la posizione degli specchi mobili del Very Large Telescope e rimuovere gli effetti della turbolenza atmosferica, producendo immagini astronomiche quasi nitide come quelle prodotte dai telescopi spaziali. Il laser di Yopun non è l’unica presenza brillante nell’oscurità dell’Osservatorio Eso. La Grande Nube di Magellano e la Piccola Nube di Magellano sono visibili sulla destra e sulla sinistra del fascio laser. Queste irregolari galassie nane sono ben visibili nel cielo australe anche a occhio nudo. La stella molto brillante alla sinistra della Grande Nube di Magellano è Canopus, la più brillante della costellazione Carina, mentre l’astro nell’angolo in alto a destra è Achernar, il più brillante nella costellazione di Eridanus. Le quattro Unità Telescopiche del VLT prendono il nome da diversi oggetti celesti nel linguaggio indigeno Mapuche, il Mapudungun. Le Unità Telescopiche sono chiamate: Untu (UT1; The Sun), Kueyen (UT2; The Moon), Melipal (UT3; la Croce del Sud) e Yepun (UT4; Venus). Né va mai dimenticata la sorte della creatura aliena del pianeta M-113 esplorato dalla nave interstellare Uss Enterprise nell’episodio “Man Trap”, il “secondo” in assoluto della serie classica di Star Trek, trasmesso l’8 Settembre 1968: il capitano Kirk e compagni conobbero un vampiro muta-forma (Nancy) che si nutriva di sodio, anche umano, pronto a decimare l’equipaggio della Flotta Stellare, finanche salendo a bordo dell’Enterprise. Vorace di sale. L’invito della Natura è quanto mai utile: bisogna moderare il consumo di sale perché una dieta povera di sodio allunga la vita.
© Nicola Facciolini

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