Caso Cucchi: Malasanità alibi per lo Stato

La sentenza del caso Cucchi, che vede i medici coinvolti come gli unici colpevoli, appare francamente sconcertante. Non è né credibile né giusto che in un terribile caso che ha visto coinvolti in un lungo arco di tempo più livelli dell’amministrazione pubblica, siano solo i medici a raccogliere su di sè l’intera responsabilità di quanto […]

La sentenza del caso Cucchi, che vede i medici coinvolti come gli unici colpevoli, appare francamente sconcertante. Non è né credibile né giusto che in un terribile caso che ha visto coinvolti in un lungo arco di tempo più livelli dell’amministrazione pubblica, siano solo i medici a raccogliere su di sè l’intera responsabilità di quanto accaduto. Diventate insignificanti le condizioni cliniche al momento dell’ingresso in ospedale, tutto è stato derubricato ad uno stato di malattia trattato con negligenza professionale. Professionisti da anni impegnati nella sanità pubblica con il loro bagaglio di esperienza professionale e di sensibilità deontologica sono, così, additati come protagonisti di un’associazione a delinquere. Lo Stato assolve se stesso e derubrica quanto è successo a colpa medica. Con la sentenza di ieri i medici sono diventati il capro espiatorio non solo di inefficienze organizzative, ma anche di latitanze politiche e istituzionali, travolti da un circuito mediatico e giudiziario autoreferenziale che altera l’intero impianto della responsabilità professionale, mostrando l’urgenza di risposte legislative chiare e risolutive. Occorre che tutti siano consapevoli che il pregiudizio di colpevolezza del medico, a prescindere da ogni contesto e situazione contingente, alimenta una medicina difensiva che corrode quotidianamente l’intero sistema della tutela della salute ed accompagna la crisi senza freni della sanità pubblica, in cui il lavoro medico è reso sempre più gravoso e rischioso. L’Anaao Assomed esprime rispetto per chi è coinvolto in tanto dolore, condividendone la denuncia sulla incongruità della riduzione di un episodio oscuro a “banale malasanità”, insieme con la convinzione che anche per i medici, come per ogni cittadino italiano, valga la presunzione di innocenza fino al definitivo giudizio che accerti le individuali responsabilità a tutti i livelli.

 

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