Coraggio

Penso al coraggio di Domenico Quirico, scomparso in Siria da aprile scorso e a quello dei famigliari, che attendono pazienti il suo ritorno, sapendolo solo, dopo 58 giorni,vivo, almeno per ora ed in una zona ad altissimo rischio. E al coraggio di Giorgio Napolitano, che avrebbe meritato un giusto riposo dopo un mandato per lo […]

Penso al coraggio di Domenico Quirico, scomparso in Siria da aprile scorso e a quello dei famigliari, che attendono pazienti il suo ritorno, sapendolo solo, dopo 58 giorni,vivo, almeno per ora ed in una zona ad altissimo rischio.

E al coraggio di Giorgio Napolitano, che avrebbe meritato un giusto riposo dopo un mandato per lo meno difficile ed invece, ottuagenerio, deve sorvegliare una Nazione che sbanda da ogni parte, in preda a squilibri e divisioni.

Ora coraggio lo chiede Berlusconi a Letta e in un colloquio con Il Foglio, dice che da questo coraggio “si misura la vitalità di un governo o la sua complicità più o meno consapevole con le forze negative e paralizzanti che premono contro una soluzione effettiva della crisi da recessione”.

“Bisogna che il governo sappia con autorevolezza ingaggiare un braccio di ferro, senza strepiti ma con grande risoluzione, allo scopo di convincere i paesi trainanti dell’Europa, e in particolare la Germania di Angela Merkel, che siamo di fronte a una alternativa secca”, dice Berlusconi individuando un bivio ineludibile ma da una posizione di tranquillità che non le espone e gli fa guadagnare consensi fra i molti scontenti dell’asservimento dell’Italia alle politiche monetarie europee, credendo, come lui, che”la paura dell’inflazione e un criterio rigorista” sono una “prigione” o un “cappio”, che alla fine strangolerà l’Italia.

Come nota Avvenire la cosa più preoccupante non è legata comunque a Berlusconi, che continua a fare il suo gioco, ma alla evidente divisione della cosidetta “Troika”, cioè Banca centrale europea, la Commissione europea, il Fondo monetario internazionale, che un tempo andavano all’unisono ed ora non sembrano più uniti, da quando il Fondo ha detto che per la Grecia la ricetta è stata tardiva e sbagliata.

Il “mea culpa” è contenuto in un rapporto fatto filtrare al Wall Street Journalcon l’economista capo del Fmi, Olivier Jean Blanchard, che sostiene, da oltre un anno, che riguardo alla Grecia la terapia della Troika ha sottostimato alcuni parametri tecnici: principalmente quello che in gergo viene chiamato il fiscal multiplier, ossia gli effetti delle restrizioni di bilancio sull’economia reale. In sostanza, l’austerità imposta ad Atene ha avvitato la Repubblica Ellenica in una recessione sempre più grave, con la conseguenza di aumentare il rapporto tra lo stock del debito e il Pil, rendendo il Paese sempre meno solvibile. Risultati esattamente all’opposto di quello che si sarebbe invece voluto ottenere.

La questione, scrive L’Avvenire, La questione è stata affrontata in una dozzina di convegni, sulla base di lavori scientifici, con aspetti molto tecnici ma dall’indubbio valore politico; un dibattito aperto, in cui un numero crescente di accademici americani e di alti funzionari del Tesoro, oltre che della Riserva Federale degli Stati Uniti, sono sembrati molto vicini alle posizioni di Blanchard e del Fondo monetario, che parla di errori e ritardi colpevoli.

In effetti, da diversi mesi, gli Stati Uniti stanno attuando una politica monetaria fortemente “espansiva”, come risposta alla crisi.

Una strada intrapresa in modo ancora più deciso dal Giappone, con Washington che non fa mistero di guardare con preoccupazione al perseverare dell’Eurozona nella strategia del rigore espansivo, oggi riconosciuta come una palla di piombo al piede dell’economia mondiale.

Poiché le cose vanno male (a causa di crisi planetaria, ma soprattuto di Cina ed USA), il Giappone ha imboccato una via definita Abenomics (dal nome del nuovo primo ministro, Shinzo Abe), decisa a rompere il fronte dell’ortodossia rigorista e sperimentare una combinazione aggressiva di stimoli monetari e di bilancio.

Secondo David Pilling, editorialista del Financial Times, questo drastico cambio di rotta è stato provocato dal duplice shock dello tsunami del 2011 e del sorpasso della Cina, che ha scalzato il Giappone dalla posizione di seconda economia mondiale: un dobbio trauma ha fatto breccia nel fatalismo dominante e ha convinto la classe dirigente che bisognava fare qualcosa, facendo che il Giappone abbia trovato l’equivalente morale dell’invasione aliena e cambiato decisamente passo.

Ricorda Paul Krugman sul Sole 24 Ore, che in un periodo di depressione profonda come quella attuale, l il presidente Roosevelt fece uscire gli Stati Uniti dal sistema aureo, ma avevqa la nazione compatta alle spalle.

Non so se in Italia e nella Europa in crisi (Spagna, Francia, ecc.) entrerà in gioco l’equivalente morale dell’invasione aliena, come per il Giappone, con uno shock progressivo per l’impoverimento e la perdita di posti di lavoro, tale da suscitare il coraggio di un impegno serio e prolungato per un’inflazione più alta, con tutto ciò che ne consegue, soprattutto nel breve periodo.

Martin Feldstein, ex presidente del Consiglio economico della Casa Bianca sotto la presidenza Reagan, chiede che la Fed metta fine ai suoi sforzi nella stessa direzione inflattiva, scatenando l’ira dell’economista David Glasner, che in un recente articolo online ha accusato Feldstein di non rendersi conto che modificare le aspettative di inflazione è l’elemento fondamentale.

Da noi Berlusconi chiede coraggio a Letta, soprattutto perché sa che le conseguenze della inflazione che poi tutti saranno chiamati a pagare, costituiranno la base per la sua prossima campagna elettorale.

Ricordate le parole di Anna Fierling, in “Madre Coraggio e suoi figli” di Brecht? Ella avverte che “è impossibile pensare di poter vivere della guerra, senza pagarle gli interessi” e, chiosando, è impossibile penar di vivere l’inflazione senza pagarne lo scotto.

Nell’opera di Brecht i tre figli raffiguranti le virtù del coraggio, dell’onestà e dell’amore, vengono fagocitati dalla guerra. Nelle parole di Berlusconi c’è il velato desiderio di mettere alle strette e fagocitare il governo Letta.

Carlo Di Stanislao

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