Super Ego rissosi

Il “rospo” Santanché dopo quelli del no all’IMU e all’aumento dell’Iva, è risultato troppo grosso anche per il gozzo pure capace di Pd e Scelta Civica, sicché la candidata “ufficiale” del Pdl per sostituire Maurizio Lupi, nel frattempo diventato ministro, alla vicepresidenza della camera, è stato rinviato dopo una mattinata di agonia e mentre il […]

Il “rospo” Santanché dopo quelli del no all’IMU e all’aumento dell’Iva, è risultato troppo grosso anche per il gozzo pure capace di Pd e Scelta Civica, sicché la candidata “ufficiale” del Pdl per sostituire Maurizio Lupi, nel frattempo diventato ministro, alla vicepresidenza della camera, è stato rinviato dopo una mattinata di agonia e mentre il Movimento 5 Stelle lanciava un appello al Colle, con Grillo che sul suo blog chiede un incontro con Napolitano” e scrive che invita “il capo dello Stato di andare in tv a dire la verità agli italiani sulla crisi e di imporre la cancellazione del Porcellum e di sciogliere il Parlamento”, perché “questa agonia non può durare”, avvertendo che occorre stare attenti poiché l’italiano “può diventare feroce”.
Tornando al caso Santanchè, commenta molto bene su Il Tempo Antonio di Majio: si sono i deputati del Pd, che non avrebbero mai pensato di votare Daniela Santanchè, ma vi sono anche quelli del Pdl, che preferirebbero scegliere un altro collega.
Secondo gli osservatori, anche se il “patto di maggioranza” che sostiene il governo Letta, è basato sul presuposto che la carica di vicepresidente spetti al partito di via dell’Umiltà, un brutto scherzo di franchi tiratori potrebbe favorire alla fine un candidato di Sel o del M5S.
D’altra parte nel Pd è bufera, con che definisce “cercare un incidente” la candidatura della “falca” berlusconiana e Giuseppe Civati che ha scritto un post esplicito, intitolato espressivamente: “Dal giaguaro alla pitonessa”.
Ma a storcere il naso (e serrare la bocca per non mandare giù il boccone), è anche una parte del Pdl, quella delle “colombe” che vede nelle elezione del primo candidato premier (prima donna in Italia) de La Destra, che prese il 2,096% al Senato, il 2,428% alla Camera (e quindi non fu eletta), un modo per fermare i vari “falchi”, mentre gli azzurri della prima non vogliono una ex aennina ai vertici della nuova Forza Italia e sono pronti a votarla alla vicepresidenza della Camera pur di tenerla fuori dai giochi.
Dall’83 al 95 moglie di Paolo Santanché, chirurgo estetico che aveva uno yacht chiamato “Bisturi”, laureata in scienze economiche e con un figlio, Lorenzo, dall’imprenditore Canio Mazzaro (che la lasciò per Rita Rusic), donna dura e grande passoniaria di Berlusconi, da difendere con l’elmetto, le urla e gli insulti, politicamente formatasi alla corte di Cirino Pomicino, quando aveva ventidue anni fu intervistata in una trasmissione tv che si chiamava “Viva le donne”, condotta da Amanda Lear, dove le chiesero a quale programma televisivo avrebbe voluto partecipare e lei rispose: al telegiornale; poi le chiesero cosa volesse fare da grande e lei rispose: il ministro del Tesoro.
Su Repubblica il primo articolo che parla di lei è dell’estate del 1995, scritto a Porto Raphael, località della Costa Smeralda che Wikipedia descrive come “ampia zona fitta di macchia mediterranea dove si trova un importante porto per yacht e numerose ville blindate di personaggi importanti” e vi si legge di una festa notturna precipitosamente interrotta dall’arrivo dei carabinieri., presenti Alba Parietti, Heather Parisi, Dalila Di Lazzaro, Eleonora Brigliadori, Umberto Smaila, Adriano Panatta, Corinne Clery e lei, naturalmente, tutte insieme a festeggiare un po’ troppo vistosamente il compleanno del primo marito, chiamato (al tempo) il “mago delle tette rifatte”.
Lei si è raccontata in un articolo intitolato “Daniela story”, a Antonello Capurso sul Foglio, descrivendosi come bambina vivace e picchiata da genitori burberi e severi.
Sicché, senza dover essere esperti di Freud, è facile comprendere di quale Super-Ego sia dotata la principale dei “falchi” del Pdl, con un senso continuo di oppressione e di non appagamento e con u”l’ideale dell’io”, che, dietro alla sicura apparenza, nasconde angoscia, senso di colpa e, forse, persino vergogna, che generano la necessità di entrare sempre in conflitto, passando da una infelicità ad un’altra.
Secondo Dollard, tutto questo nasce nella psiche dell’individuo in conseguenza di privazioni vissute durante l’infanzia; privazioni che creano frustrazioni e quindi aggressività e ostilità che, dovendo sublimare l’uccisione del padre (o dei genitori), necessita di un “caprio espiatorio”.
Per la Santanché i comunisti, per Snowden, la “talpa” del datagate, il suo stesso governo, che spiava tutti, anche gli alleati.
Dopo le rivelazioni al “Guardian” e le dichiarazioni di Obama e Kerry che hanno chiarito “che non c’è stato passaggio illegale di dati”, ora l’ex 007 USA cerca asilo dappertutto (in Africa,Bolivia, Russia, persino in Italia), mentre l’Ue minaccia di minaccia di boicottare i negoziati sul libero scambio, mentre il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha ribadito che la talpa si trova ancora nella zona transito dell’aeroporto Sheremetevo di Mosca e che è impossibile estradarlo negli Stati Uniti, dove c’è ancora, per il suo reato, la pena di morte: un pregiudizio che, ricordando Adorno e Asch, nasce da modelli culturali severi ed intolleranti, capaci di confermare predisposizioni di natura rissosa e distruttiva.
Secondo Fromm l’uomo è perennemente costretto entro due tendenze contrastanti: quella a uscir fuori dal grembo materno, passando a un’esistenza più umana (dalla schiavitù alla libertà) e quella a ritornare alla madre, alla natura, alla sicurezza.
Si tratta di una continua lotta fra istinto vitale e istinto mortale, intorno a cui gravita il problema esistenziale.
Se la risposta che si dà alla domanda esistenziale è adeguata, recidendo quindi i legami primari che ci tranquillizzano, si può scegliere tra due vie nel proiettarci all’esterno: con la prima si giunge alla libertà positiva, che consente di unirsi spontaneamente al mondo senza rinunciare all’autonomia e all’integrità della propria personalità; con la seconda si rinuncia alla propria libertà, cercando di superare il vuoto tra sé e il resto. Il primo meccanismo di fuga dalla libertà è la tendenza a cercare nuovi legami secondari in luogo di quelli primari, rinunciando all’indipendenza del proprio essere e cercando all’esterno la forza che ci manca, da cui nasce un desiderio di dominio, di potere proporzionato alla debolezza o forza del soggetto cui ci si contrappone.
Ed è questo, non quello della libertà che nasce dalla autonomia raggiunta, quello che sembra oggi, nei singoli e nella collettività, il modello dominante, con Super-Ego a caccia di nemici e di risse e in ribellione perpetua contro chiunque sia in cerca di equilibri.

Carlo Di Stanislao

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