Staminali: Lorenzin, non è fusa, sbagliato autorizzarla

In attesa che il primo agosto, dopo vari rinvii, il presidente di Stamina Foundation, Davide Vannoni, consegni all’Istituto superiore di sanita’ il protocollo del metodo da lui messo a punto, arriva oggi dal ministro della Salute un chiarimento al fine di ”non creare confusione e illusione” tra i malati: ”Stamina non e’ un metodo di […]

In attesa che il primo agosto, dopo vari rinvii, il presidente di Stamina Foundation, Davide Vannoni, consegni all’Istituto superiore di sanita’ il protocollo del metodo da lui messo a punto, arriva oggi dal ministro della Salute un chiarimento al fine di ”non creare confusione e illusione” tra i malati: ”Stamina non e’ un metodo di cura” e ”sbaglia chi, in deroga alle norme vigenti a alla sospensione del Tar per quanto riguarda gli Spedali di Brescia, continua ad autorizzare pazienti a sottoporsi a delle cure che non sono tali. E’ un grande errore che crea confusione e illusioni nella fascia di popolazione affetta da malattie rare o incurabili”.

”Ricordo – afferma ancora il ministro – che il trattamento deve ancora essere sperimentato e ancora non e’ chiaro per quali malattie potrebbe essere efficace, quindi non e’ una cura”. Inoltre, ”di fronte a vicende come questa che riguardano la sperimentazione di cure per malattie rare con metodologie non ortodosse, e’ evidente che ci possano essere interessi economici in agguato”.

Una presa di posizione, quella di Beatrice Lorenzin, subito pero’ ‘contraddetta’ dall’ultimo via libera al metodo a base di cellule staminali mesenchimali giunto, a poche ore dalle dichiarazioni del ministro, dal giudice di Piacenza Giovanni Picciau, che ha accolto il ricorso di urgenza dei genitori di due bambini, di circa 11 anni, residenti a Piacenza, immobilizzati su una sedia a rotelle a causa di una grave malattia neurodegenerativa. I due bambini potranno ora cominciare le infusioni a base di cellule staminali mesenchimali agli Spedali civili di Brescia, nei cui laboratori si utilizzava il protocollo Stamina. Sono 130 i ricorsi accolti finora in Italia, e a Brescia, come reso noto da Vannoni, sono oltre 200 i pazienti autorizzate alle cure ma in lista di attesa. I malati per i quali i trattamenti a Brescia sono gia’ stati avviati sono invece una trentina.

Una vicenda che continua a complicarsi, mentre si attende l’incontro del 12 luglio all’Iss tra Vannoni ed il comitato scientifico che gestira’ la sperimentazione. E se il presidente di Stamina ribadisce le proprie richieste, tra cui che venga nominato un organismo di controllo terzo a livello internazionale, vari ricercatori continuano a contestare il metodo. Cosi’ l’esperto di staminali Paolo Bianco, dell’Universita’ La Sapienza di Roma, chiede al ministero ”un’inchiesta per chiarire che cosa sia stato somministrato ai pazienti di Brescia, trattati secondo lo stesso Vannoni con un metodo segreto e ‘non standardizzato”’.

Sul fronte opposto le famiglie dei malati a favore del metodo, che hanno dato il via ad una’sta di caschi da moto ‘griffati’ a sostegno dei pazienti in trattamento. Oggi e’ stato assegnato anche il secondo casco special edition ‘Forza Sofia’, messo in palio dal Comitato Voa Voa! e realizzato appositamente dal campione di Superbike Michel Fabrizio a sostegno dei bambini in cura compassionevole a Brescia: e’ stato ‘battuto’ per 16.000 euro.

Una risposta a “Staminali: Lorenzin, non è fusa, sbagliato autorizzarla”

  1. Antonio rossi ha detto:

    Quando si propone una terapia in genere ed ancor di piu nel caso di malattie neurodegenerative che compromettono la vita del malato e dei suoi familiari distruggendoli fisicamente,psicologicamente ed economicamente il medico o il ricercatore che la propone deve avere un senso morale altissimo da immedesimarsi nelle condizioni del malato come fossero sue o della persona cui vuole piu bene.Non deve neanche minimamente consentire che si possa generare il dubbio nella mente degli altri che possa trattarsi di un tentativo di speculazione o di affare. Non si puo ,difronte a un tale minimodubbio ,non chiedere alle autorita competenti di estendere la cura di cui si ha certezza a reparti ospedalieri e universitari italiani ed esteri di collaborare alla sperimentazione e di riferire periodicamente sui risultati conseguiti nei diversi centri mettendoli a confronto per decidere obiettivamente se e ilcasodi continuare.Mi stupisco come medicoe come cittadino in un paese ,ritenuto civile ,che non sia questo il metodo seguitodall’attuale ministro della sanita che e persona giovane e non afferente alle vecchie lobbbies .prof Antonio Rossi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *