Il pifferaio e la magistratura

L’atmosfera è quella di una tempesta perfetta, con segnali cognitivi di una fine prematura ed ingloriosa per il governo delle larghe intese. L’unico non sorpreso è Berlusconi che, come nota sul Messaggero Marco Conti, in vent’anni di politica ne ha visti di tentativi tesi alla sua eliminazione, con una sinistra ottusa al punto di attendere […]

L’atmosfera è quella di una tempesta perfetta, con segnali cognitivi di una fine prematura ed ingloriosa per il governo delle larghe intese.
L’unico non sorpreso è Berlusconi che, come nota sul Messaggero Marco Conti, in vent’anni di politica ne ha visti di tentativi tesi alla sua eliminazione, con una sinistra ottusa al punto di attendere che sia la magistratura a farlo fuori.
E adesso, con l’udienza per Mediaset fissata in tutto fretta (fretta a dir poco sospetta dati i tempi usuali) al 30 luglio, anche il progetto di traghettare la squadra di governo, postdemocristiana e non, degli Alfano, Lupi, Quagliariello e Schifani, ma anche dei Letta e Franceschini, dei montiani di Scelta Civica e dell’Udc, in un contenitore alternativo a quello di una sinistra risorta e distorta; naufraga miseramente, dopo che, poco prima delle ultime elezioni, quando nel Pdl c’era chi pensava di trasformare Italia Popolare in una costola montiana e dopo il ritorno in auge con il governo Letta, si pensava ad un raggruppamento moderato alternativo alla sinistra estrema e alla destra più reazionaria e conservatrice.
Ma l’accellerata della Cassazione ha spazzato via tutto, facendo riemergere ciò che al Cavaliere, ormai bolso, è sempre piaciuto: l’assioma del “o con me o contro di me”, che lo ha costantemente ringalluzzito e tenuto fuori dalle aree rianimatorie a cui invece sarebbe destinato.
E, naturalmente, ridando vigore ad un grillismo impantanato, sollecitando un populismo da palingesi totale e comunque.
Dopo il colpo d’ingegno della magistratura, sono stati spazzati via i tentativi di uno schieramento moderato e progressista e le opwerazioni per costingere il candidato premier Renzi ad uno scontro elettorale con Berlusconi, tornano ad essere erroneamente giocate non sulle emergenze del Paese, ma tra garantisti e forcaioli, tra coloro che vogliono vincere per mandare in galera il leader-Caimano e coloro che intendono “difendere la democrazia dal colpo di Stato delle toghe”.
Gli argomenti per convincere gli italiani che Berlusconi non è la risposta giusta sono da tempo a disposizione della sinistra, ma questa, persa dietro una identità sempre più vaga, ha preferito affidarsi alla magistratura, invece che dimostrare (come ha invece Valeri Magrelli nel suo bel saggio Einaudi “Il Sessantotto realizzato da Mediaset”), che si scrive Berlusconi ma si pronuncia Bourdieu, a causa della riuscita affermazione del paradosso in base al quale l’uomo piú ricco del paese, ha convinto i suoi elettori che i soldi vanno sacrificati sull’altare dei desideri, come hanno fatto milioni di indigenti votandolo a proprie spese e rinunciando ai diritti acquisiti in decenni di lotte.
Invece che impegnarsi per far notare che Berlusconi è l’officiante di un rito che è la vittoria della carne sullo spirito, del denaro sulla psiche, del discorso economico su quello libidinale; il Pifferaio di Hamelin che ha compiuto il miracolo della strepitosa macchina del consenso offerta a Forza Italia, la sinistra si è resa incapace di dimostrare con argomenti validi (e valida condotta), che Berlusconi vince perché la maggioranza degli italiani preferisce proteggere i propri interessi immaginari a scapito di quelli reali.
Insomma, se il Sessantotto invocava l’immaginazione al potere, Mediaset ha trasformato questo slogan in realtà e Berlusconi ne ha approfittato, realizzando l’autentica rivoluzione post-marxista in cui si è passati dai sogni del materialismo storico, agli incubi dell’illusionismo catodico o, meglio ancora, dalle pie illusioni del Materialismo, alla cruda materialità dell’Illusionismo.
Un illusionista, Berlusconi, un fantasista, che è riuscito a illudere il suo elettorato, come Don Giovanni faceva con le sue donne. Seduttori entrambi perché promettono ciò che non vogliono mantenere. Don Giovanni diceva di sposarle tutte, Berlusconi promette un salto di ceto sociale ampiamente agognato.
E lo promette proprio a coloro che sono i figli delle nuove classi sociali che avevano come unica arma il riconoscimento dei meriti, facendo credere che finalmente si andrà avanti non per nascita o per censo, ma per meritocrazia.
Naturalmente non è così, ma neanche quando hanno governato quelli della sinistra sono riusciti a smentirlo o sbugiardarlo.
Il re è rimasto vestito a causa di una sinistra colpevole in molti modi, a cominciare da quella rivoluzione in basso della cultura da lei voluta, che ha portato alla svolta “pop” delle università italiane, con lauree honoris causa a motociclisti e cantanti rock e al disprezzo per la cultura degli stessi intellettuali.
Così il pifferaio può incantare topi sempre più tonti e più facili ipnotizzare e siccome per fermarlo si fa intervenire il gendarme, passa anche per una vittima osteggiata ed incompresa.
Il capogruppo del Pdl Renato Brunetta annuncia che alle 16 di oggi, alla Camera “si riunirà l’ufficio di presidenza del Pdl” e siamo certi che Berlusconi imporrà ai suoi (anche se recitano fa falchi) un atteggiamento soft.
Ma è altrettanto certo che ora il grande incantatore sfodererà tutto il suo repertorio, sapendo che ha campo libero dopo che anche Epifani è caduto nella trappola e dichiara: “o c’è un chiarimento serio o il Pdl dimostra di essere interessato ai problemi del Paese e non alle vicende di Berlusconi oppure, con la stessa forza con cui abbiamo fatto nascere questo governo, diciamo che così non si può andare avanti”; passando per chi è la causa della ingovernabilità e dello sfacelo poiché chiede ad altri, ma non sa arrangiare alcuna soluzione.
Dice la Leibs nei suoi commenti alla storia del Pifferaio Magico, che la favolistica riporta un sacco di storielle di magici disinfestatori (vedi ad esempio l’aneddoto per cui il filosofo Avicenna avrebbe tentato di liberare la città di Aleppo, o quella del mago cinese Ma Hsieng che liberò dai topi Hangchow) ed in tutti i casi il racconto rappresenta la sublimazione di un desiderio represso: sbarazzarsi dei propri figli, liberarsi dal peso che, in circostanze critiche, essi rappresentano.
In questo modo Berlusconi è per l’elettorato l’eroe che libera la città da tutte le bocche da sfamare, promettendo in più un futuro salvifico senza ambascie e senza fame.
Ed invece di smascherarlo, coloro che ne hanno compreso gli intenti, si limitano a demonizzarlo, in modo da farne ancor più un eroe.
Invece che commentare i fatti concreti relativi ai progetti per uscire dalla crisi e far capire che, fra Monti e Letta, qualcosa di buono è stato fatto dopo il disastro del berlusconismo e che quello lanciato martedì dall’agenzia di rating Standard & Poor’s è un declassamento privo di senso, tanto che ieri i Bot sono stati collocati senza problemi, registrando una buona domanda e tassi in lieve aumento; ed invece che commentare e sostenere le parole di Saccommanni che al’Abi, sempre ieri, dice: ”la ripresa in Italia è attesa a partire dal quarto trimestre di quest’anno e prenderà vigore nel 2014”; la sinistra continua ad insistere sulle condanne a Berlusconi, sulla ineleggibilità, facendone quasi un martire cristiano da difendere ad ogni costo da uno strapotere dei magistrati che pare dilagare da ogni parte.
Invece che dare respiro e sospingere Letta per tentare modi per incrementare il lavoro (soprattutto giovanile), sono i processi dell’ex premier a tenere banco e far si che rispunti l’ipotesi di dimissioni di blocco di tutti i parlamentari Pdl, di un’Aventino per bloccare il lavoro delle Camere, che già procedono con eccessiva prudenza e fra difficoltà farraginose e paralizzanti.
Grillo e Casaleggio hanno chiesto al Capo dello Stato di “difendere le Camere” e far lavorare il Parlamento, ma poi, sui loro blog, scrivono che occorre rifare un governo perché gli italiani stanno per imbracciare il fucile.
Generalmente uno tsunami è originato da un forte terremoto con epicentro in mare. Ma nel caso dello tsumani politico attuale l’epicentro è per terra e nella terra desolata di una politica inconcludente e populista più in particolare.
Esistono diverse teorie attraverso cui si è tentato di ricostruire il fatto di cronaca alla base della fiaba dei fratelli Grimm. Teorie secondo le quali i bimbi sono spariti a causa di un incidente (una frana o un’alluvione), oppure a causa di un’epidemia (peste, ballo di San Vito, morbo di Huntington), oppure reclutati per un pellegrinaggio, per colonizzare le zone vicine fondando nuove città, per una campagna militare o per una nuova Crociata dei Bambini.
Esiste invece un solo modo per capire l’evento Berlusconi: la mitizzazione di un sogno negativo basato sull’egoismo, perseguito legalmente invece di essere smascherato.

Carlo Di Stanislao

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