Insopportabili tragedie

In Egitto è quasi guerra civile, in Siria la guerra continua ed in Iraq 17 attacchi, con 12 autobombe solo a Baghdad, dimostrano che gli scenari più drammatici non cambiano ed anzi, si acuiscono le crisi. La nuova ondata di violenza in Iraq, ha sollevato timori di un ritorno al pieno conflitto in un paese dove […]

In Egitto è quasi guerra civile, in Siria la guerra continua ed in Iraq 17 attacchi, con 12 autobombe solo a Baghdad, dimostrano che gli scenari più drammatici non cambiano ed anzi, si acuiscono le crisi. La nuova ondata di violenza in Iraq, ha sollevato timori di un ritorno al pieno conflitto in un paese dove i curdi, sciiti e sunniti devono ancora trovare un modo stabile di condivisione del potere.

Quanto all’Egitto, Abdel Fattah Al Sisi, l’uomo forte in questo momento, ha deciso di indossare la divisa del generale “sradicatore” degli islamici, con una mossa che ricorda i militari algerini quando nel gennaio del ’92 annullarono la vittoria elettorale del Fronte islamico (Fis) e il Paese imboccò la strada della repressione. E mentre i Fratelli Musulmani continuano a chiedere la liberazione di Morsi, l’obiettivo dei militari e di mettere fuori gioco l’attuale dirigenza dei duri e puri per aprire spaccature e favorire l’emergere di una nuova generazione di capi più accomodanti.

Unica buona notizia viene da Israele, che dice sì alla ripresa dei negoziati con la Palestina e dove, dopo sei ore di acceso dibattito, sfociato in una spaccatura interna, i ministri hanno autorizzato il premier Benyamin Netanyahu (13 a favore, 7 contro, due astenuti) ad avviare i colloqui (previsti a partire da martedì a Washington) e ordinare la scarcerazione di 104 palestinesi reclusi da oltre 20 anni con l’accusa di aver preso parte a gravi fatti di sangue.

Notizie orribili anche dal nostro Paese e non solo da Massa Carrara, dove un uomo di 40 anni, campano, operaio dell’ industria Solvay, ha sparato alla moglie, Cristina Biagi, 38 anni, e poi si è suicidato, ma un pullman sbanda e precipita da un ponte sulla A16, provocando il tragico bilancio di 38 morti e 10 feriti, di cui 5 bambini.

Al disastro del bus, che ritornava da un pellegrinaggio da Padre Pio, bisogna aggiungere i 14 feriti del tamponamento tra 12 macchine avvenuto a seguito dello stesso sull’Autostrada, col mezzo che ha travolto in velocità alcune auto incolonnate, per poi sfondare il guardrail e cadere per 30 metri in una scarpata.

“Una tragedia inaccettabile” ha detto Giorgio Napolitano, che “richiama tutti, istituzioni e cittadini, ad un piu’ tenace impegno per la sicurezza stradale e impone ogni iniziativa utile a ridurre i fattori di rischio. Agli interventi di adeguamento e manutenzione delle reti stradali e alle indispensabili attivita’ di controllo e repressione deve affiancarsi una rinnovata consapevolezza di chi guida: il piu’ scrupoloso e responsabile rispetto del codice della strada e’ essenziale per tutelare noi stessi, i nostri cari e il prossimo”.

A Lampedusa, poi, nuova ondata di sbarchi e naufragi, con 31 morti, di cui nove donne, annegati in mare venerdì.

Nelle ultime 48 ore, nel Canale di Sicilia, sono stati tratti in salvo 550 migranti, gli ultimi 92 migranti soccorsi a largo della Libia e trasferiti a Pozzallo, nel ragusano, perché il centro di accoglienza di Lampedusa straripa.

Il Centro di prima accoglienza dell’isola visitata dal Papa alcune settimane fa, ed in cui oltre ai 22 superstiti ieri sono approdati circa 450 migranti soccorsi nel giro di 24 ore, è nuovamente al collasso, con circa 1100 presenze a fronte di una capienza massima di 350 posti.

Ma non si tratta, in Sicilia, dell’unico fronte della disperazione per una emergenza che, nonostante tutto, resta tale, indipendentemente dai governi. Portalpo, nelle isole delle Pelagi, è un’altra Lampedusa, con 2.000 sbarchi solo nell’ultimo mese.

La macchina dell’accoglienza, nonostante lo sforzo di istituzioni, forze dell’ordine e soprattutto di volontari , è già in affanno, ben oltre il limite della sopportazione.

“Noi siamo amministratori, ma anche persone perbene e ci assumiamo tutte le nostre responsabilità – ha detto il sindaco, Michele Taccone – ma l’emergenza sulle nostre coste è sottovalutata e se non c’è un intervento del governo Letta, a cui ho inviato una comunicazione ufficiale, qui rischiamo di prima di sbattere contro un muro e poi di andare a fondo”.

Nel comune, posto più a sud di Tunisi, i migranti vengono ospitati in due strutture improvvisate. Uno è l’oratorio Don Bosco, a due passi dalla chiesa di San Gaetano, che accoglie 47 persone, soprattutto somali, eritrei ed afghani. L’altro il teatro, diventato dormitorio, con materassi a terra e niente altro. E interviene il il ministro dell’Interno Angelino Alfano, che è anche andato ad accogliere il Papa di ritorno da Rio De Jianiero ed ha detto: “I morti al largo delle coste libiche e il terribile racconto dei superstiti rimarcano la necessità di una collaborazione reale tra i paesi, per impedire il susseguirsi di questi tragici accadimenti”.

Cose già sentite, proposte già fatte e parole già dette, senza che nulla, davvero, risulti cambiato.

“Bisogna riflettere prima di tutto su quale tipo di accoglienza mettere in atto, che deve mettere al centro la persona senza discriminazioni, dando il giusto valore ai diritti umani. Per portare avanti la bandiera della legalità occorre combattere il degrado e l’invisibilità. In tutto questo se c’è un nemico è la microcriminalità che va sconfitta con gli strumenti che garantiscano la cultura della legalità”, queste le parole pronunciate dal ministro Kyenge all’assemblea neretina lo scorso 22 luglio, in cui ha auspicato una intesa tra i soggetti e istituzioni coinvolti nel problema.

Infine, un ultimo fatto increscioso chiude questo triste giro di danze.

Dopo il caso Ablyazov e la necessità di riorganizzare il Dipartimento di pubblica sicurezza, si sono intrecciati ieri e hanno dato i loro effetti, con una serie di nomine a cascata. E, a scorrere la lista delle nomine si incappa in una sorpresa: la designazione, decisa dal Consiglio dei ministri su proposta del titolare del Viminale Alfano, di Giovanna Iurato a Direttore centrale degli affari di culto presso il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Viminale. Ex prefetto de L’Aquila, giunta nel maggio 2010, nel pieno dell’emergenza terremoto nella città abruzzese, dove rimase fino all’ottobre 2012, è indagata per turbativa d’asta nell’inchiesta sull’appalto per la costruzione del Centro elaborazione dati della polizia di Napoli. Nell’inchiesta che ha coinvolto il prefetto sono emerse nel gennaio scorso alcune intercettazioni che hanno suscitato diverse polemiche. In quelle conversazioni, scrissero i pm, la Iurato, quando era prefetto de L’Aquila, “scoppiava a ridere ricordando come si era falsamente commossa davanti alle macerie e ai bimbi rimasti orfani” nel sisma.

Carlo Di Stanislao

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